Un mercato diviso tra sostenibilità e deregolamentazione, così si potrebbe definire lo scenario che si sta venendo a creare nei trasporti merci e nella Supply Chain occidentale.
Proprio il settore dei trasporti merci è oggi al centro di una trasformazione radicale perché, mentre l’Unione Europea cerca di accelerare la decarbonizzazione con normative stringenti e incentivi per tecnologie verdi, gli Stati Uniti, sotto l’amministrazione Trump, stanno adottando una politica diametralmente opposta, mirata a ridimensionare gli investimenti nelle infrastrutture sostenibili.
Questo disallineamento potrebbe generare uno squilibrio competitivo nel mercato logistico globale, dove le imprese europee, vincolate da regolamenti ambientali, potrebbero trovarsi in difficoltà rispetto a quelle statunitensi, più libere di operare con meno restrizioni ecologiche.
Le decisioni dell’Amministrazione Trump nel settore dei trasporti
Nel bilancio federale 2026, la Casa Bianca ha proposto significativi tagli alle politiche ambientali nel settore dei trasporti.
Tra le voci citate per i disinvestimenti ‘chiave’ per ridurre le voci di spesa pubblica che, per il ticket Trump-Vance, graverebbero sui contribuenti USA, spicca l’eliminazione di incentivi per veicoli elettrici e batterie, con la cancellazione di 6 miliardi di dollari destinati alla rete nazionale di ricarica elettrica – a dirlo è stato l’Office of Management and Budget (OMB) della Casa Bianca.
Sono stati poi annunciati la riduzione del 23% della spesa discrezionale non difensiva, la bellezza di 163 miliardi di dollari in meno rispetto all’anno corrente, e lo stop ai finanziamenti per tecnologie sostenibili nei trasporti, con la proposta di eliminare i sussidi per i carburanti alternativi.
Inoltre, Washington intende portare avanti una vera e propria politica di deregulation, con la semplificazione delle norme sulle emissioni per trasporti su gomma e via mare, incentivi al settore logistico per investimenti in combustibili fossili invece che in soluzioni sostenibili e promuovendo maggiore libertà per i 50 Stati nel definire la regolamentazione ambientale, riducendo vincoli federali.
Secondo il Direttore dell’OMB, Russ Vought, l’obiettivo è combattere quella che è stata definita da Trump&Co. “burocrazia progressista” e favorire un’economia più competitiva, scelte che potrebbero minare gli sforzi globali per ridurre le emissioni del settore trasporti.
Il quadro europeo: una transizione sostenibile
Diversamente dagli USA, l’UE porta tuttora avanti una strategia basata sulla decarbonizzazione dei trasporti.
Nello specifico, le politiche chiave rivolte alla sostenibilità del trasporto merci sono incluse nel piano Fit for 55, che ha come obiettivo la riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030, il Regolamento AFIR per lo standard minimo delle stazioni di ricarica elettrica e ad idrogeno sulle strade europee e, infine, il FuelEU Maritime Regulation, che impone l’obbligo per le navi di usare carburanti sostenibili, a basso tenore solforoso, nei porti europei.
Altro capitolo sono poi gli investimenti nelle banchine elettrificate, con i principali porti europei che ricevono fondi per sistemi di alimentazione elettrica delle navi attraccate, in modo da consentire lo spegnimento dei motori all’ancora.
Tutti questi interventi, sostenuti da finanziamenti pubblici e privati, mirano a rendere la logistica europea carbon neutral entro il 2050, ma, indubbiamente, rappresentano anche una serie di vincoli operativi ed economici di non poco conto per lavorare sul mercato dei trasporti europeo.
I rischi per il mercato internazionale della logistica
La divergenza tra USA ed UE potrebbe creare un mercato duale, con il rischio di vedere in atto una competitività squilibrata nella quale le imprese europee potrebbero trovarsi svantaggiate a causa di costi più elevati dovuti agli adeguamenti alle normative ambientali.
Altro capitolo è quello dei carburanti alternativi, che perderebbero spinta nell’adozione senza le pressioni e gli investimenti negli USA: la produzione globale potrebbe rallentare, rendendo molto più costoso per la sola Europa mantenere la transizione verde.
Un tale scenario porterebbe alla necessità di introdurre misure compensative: l’UE potrebbe introdurre dazi sulle importazioni ad alte emissioni, ricorrendo al Carbon Border Adjustment Mechanism.
Uno scenario non facile nel quale trovare un equilibrio tra competitività economica e sostenibilità ambientale per il settore dei trasporti merci e della logistica.