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Recruiting: lettere di referenze ed etica professionale battono i social

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Secondo una ricerca Milano Exe più di un imprenditore su 2 da più peso alle lettere di referenze che ai test psicoattitudinali

Un indagine su un campione di 300 imprenditori ha confermato la tendenza, molto radicata in Italia, di prendere in considerazione la ‘cara, vecchia, lettera di referenze.

Andando con ordine, la ricerca è stata condotta per capire le trasformazioni del settore lavorativo dopo un anno di pandemia e smart working, che hanno portato – purtroppo – molti a dover cercare nuove posizioni lavorative, ma anche tante aziende a cercare figure professionali nuove.

Di conseguenza, Milano Exe ha cercato di capire se le modalità di ricerca del personale siano cambiate di pari passo con l’evoluzione della forma di lavoro digitalizzata.

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La lettera di referenze batte tutti

su un panel di 300 imprenditori che, per il 55% afferma di prendere in considerazione la lettera di referenze per conoscere la storia professionale del candidato.

 

La lettera di referenze è uno strumento che per chi assume sta diventando fondamentale e questo è vero ancora di più per il settore vendite e direttori commerciali. Secondo l’indagine viene utilizzato più dei social network: gli imprenditori che affermano di visionare in modo approfondito il profilo LinkedIn dei candidati sono il 41%, percentuale che scende al 23% per Facebook, Instagram e Twitter.

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Le soft skills più richieste

Tra le soft skills che maggiormente incidono positivamente nel processo di assunzione, la capacità di far fronte a situazioni impreviste e di forte stress (74%), il rigoroso rispetto dell’etica professionale, a prescindere dal tipo di lavoro (69%), la flessibilità oraria (65%) e la capacità di organizzare in modo autonomo il proprio lavoro (48%).

«Il candidato che si presenta alla selezione del personale con una buona lettera di referenze che racconti le sue competenze abbiano inciso positivamente sul suo lavoro, ha ottime probabilità di essere contattato e successivamente assunto. – Spiega Andrea Polo, CEO& Founder di Milano EXE Prima della pandemia, i colloqui (almeno il secondo) venivano svolti di persona, e questo rendeva più semplice valutare l’idoneità del candidato, magari sottoponendogli dei test psicoattitudinali per capire la reazione allo stress o come risolverebbe un evento critico. Questi stratagemmi venivano utilizzati in circa il 38% dei colloqui per figure con esperienza. Oggi viene fatto tutto a distanza e queste strategie sono difficili da mettere in atto, per questo sono state sostituite dalla lettera di referenze firmata da precedenti datori di lavoro o colleghi, ma anche dall’analisi del profilo pubblico online del candidato, LinkedIn in primis».

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1 imprenditore su 2 verifica di persona

Per il 28% degli intervistati una lettera di referenze incoerente con il profilo del candidato non potrà essere presa in considerazione. In particolare, per la selezione di venditori in ambito commerciale è indispensabile una lettera che evidenzi uno spiccato senso di proattività sulle vendite (35%), un forte orientamento ai risultati (40%) e infine molto apprezzata è anche una lettera di referenza dalla quale emerga una spiccata capacità di autogestione e indipendenza (25%). Circa 1 imprenditore su 2 (49%) verifica l’attendibilità delle referenze del candidato prescelto prima dell’assunzione, contattando telefonicamente il precedente datore di lavoro, facendogli domande dirette sul suo rendimento, sul suo approccio al lavoro e sull’etica professionale.

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