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Traforo del Monte Bianco, chiusura integrale fino a dicembre

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A partire dalle ore 17 di lunedì 2 settembre fino alle ore 17 di lunedì 16 dicembre 2024, così recita il comunicato ufficiale, il Traforo del Monte Bianco sarà completamente chiuso al traffico

Questa chiusura, che durerà 15 settimane, è necessaria per consentire significativi lavori di risanamento della volta del tunnel. La società GEIE-TMB, gestore del traforo, ha spiegato che il progetto di manutenzione e rinnovamento durerà complessivamente 18 anni, con chiusure annuali programmate.

Le ragioni della chiusura del traforo del Monte Bianco

La chiusura del traforo è stata giustificata dalla necessità di risanare due tratti della volta del tunnel, ciascuno di 300 metri. Tuttavia, questa decisione ha suscitato preoccupazioni tra le associazioni di commercianti della Val d’Aosta e di autotrasportatori. 

Sono note da oltre un anno, ad esempio, le rimostranze di FAI-Conftrasporto, che ha richiesto un incontro urgente con il vice premier e i ministri competenti per discutere le conseguenze della chiusura e rivedere il Protocollo Alpi. 

Paolo Uggè, presidente dell’associazione, ha espresso a più riprese preoccupazione per lo stato di salute dei flussi commerciali tra l’Italia e i Paesi europei, lo scambio di merci tra i quali rischia una paralisi, aggravando ulteriormente la già persistente crisi del settore.

La chiusura del traforo del Monte Bianco porterà inevitabilmente ad una ridistribuzione delle merci in transito su altre direttrici e a scegliere altre tipologie di vettori, drenando flussi dal commercio valdostano.

Intanto, nell’arco di prossimi 18 anni, le sorti del tunnel frontaliero dipenderanno, anche in prospettiva, da una serie di punti chiave: le chiusure annuali programmate serviranno ai lavori di risanamento e manutenzione, la cui metodologia è ancora in fase di studio.

Nella pratica, infatti, nel 2024 e nel 2025 saranno realizzate due fasi di test per individuare la migliore metodologia operativa per i futuri interventi: qualora la tecnologia impiegata nel 2024 dimostrasse una certa efficacia, nel 2025 si procederà con ulteriori 600 metri di lavori di risanamento.

i primi 3 mesi senza traforo: le conseguenze 

La chiusura del traforo del Monte Bianco avrà, com’è facile intuire, pesanti ripercussioni economiche: la sola chiusura del traforo fino al 16 dicembre 2024 si calcola che comporterà perdite economiche stimate in circa 11 miliardi di euro. I disagi previsti per cittadini, imprese e autotrasportatori sono significativi, con un impatto diretto sui tempi di viaggio internazionali e sul traffico delle altre arterie valdostane e piemontesi. 

Durante la chiusura, circa il 90% dei mezzi pesanti utilizzerà il Traforo del Frejus, mentre i veicoli leggeri si ripartiranno tra il Gran San Bernardo, il Frejus e i colli alpini.

Considerando gli ormai interminabili cantieri che vessano le autostrade del nord-ovest, dall’arco alpino a Torino e dalla città sabauda verso l’arco costiero ligure, uno dei punti più critici pronto ad esplodere con la chiusura prolungata del traforo del Monte Bianco è l’accessibilità del porto di Genova. Accessibilità da considerare sia in entrata, sia in uscita, con il rischio – quasi certo – che molte aziende preferiranno investire sui porti del nord Europa, più serviti, collegati e decisamente meno burocratizzati.

La conseguenza potrebbe riversarsi dunque sulle industrie italiane che dipendono da rifornimenti di semilavorati e materie prime dall’estero, che impiegheranno più tempo ad arrivare e costeranno di più, e sui consumatori finali: un mercato in sofferenza per i disagi nei collegamenti, ad esempio, è quello ortofrutticolo piemontese, ma il peggio potrebbero patirlo aziende che esportano Made in Italy di qualità verso i mercati europei, costrette a perdere competitività, assorbire extra-costi e perdere terreno nei confronti della concorrenza di altri Paesi europei. 

Collegamenti con l’Europa, una situazione al limite

Attraversare le Alpi, in particolare tra rancia e Italia, è diventato tutt’altro che facile: la linea ferroviaria Torino-Lione, interrotta a causa di una frana a fine agosto 2023, rimarrà chiusa presumibilmente fino alla primavera 2025 (con strascico di litigi tra autorità francesi e italiane), mentre l’autostrada del Frejus, a sua volta alle prese con permanenti sovraccarichi, dovrà gestire un ulteriore aumento del traffico barcamenandosi anch’essa in mezzo alle soventi chiusure totali (fortunatamente di pochi giorni) e i periodi a carreggiata unica.

Anche in questo caso, cambierebbe le carte in tavola l’apertura della seconda canna del traforo, già rinviata e promessa dal ministero delle infrastrutture francesi entro fine anno, ma prevista non prima del 2025 stando alla società che gestisce la tratta italiana.  

A ciò si sommano le condizioni non proprio ideali nelle quali versa anche il Brennero, vincolato dalle riduzioni di traffico imposte dall’Austria che creano sistematicamente colli di bottiglia per il trasporto pesante.

Anche all’interno dei confini patrii la situazione non è idilliaca: gli interminabili cantieri autostradali strozzano la circolazione dei mezzi leggeri e pesanti, mentre il porto di Genova attende il miraggio del Terzo Valico, in progetto da una cinquantina d’anni e ‘prossimo’ all’apertura, si fa per dire, nel 2026.

Politiche italiane sulla gestione dei trasporti merci

Le politiche italiane sulla gestione dei trasporti merci, sia su gomma sia su rotaia, sono fortemente criticate dalle associazioni di settore e da una fetta del comparto industriale nazionale. 

La crisi dell’intermodalità ferroviaria in Europa, con la liquidazione di Fret Sncf e i problemi di DB Cargo, complica ulteriormente la situazione, mentre FAI-Conftrasporto ha sottolineato la necessità di rivedere il Protocollo trasporti della Convenzione delle Alpi per garantire una migliore connettività tra l’Italia e il resto d’Europa.

Ciò che la chiusura del Traforo del Monte Bianco, nel quadro complessivo dell’economia dei trasporti internazionali, fa emergere è l’assenza di interventi coordinati per mitigare le conseguenze negative di azioni che sono necessarie – le manutenzioni alle infrastrutture – e garantire la continuità dei flussi commerciali tra l’Italia e l’Europa.

Di per sé, le infrastrutture esistenti sono evidentemente insufficienti rispetto alla domanda di trasporti: per un futuro nel quale i collegamenti funzionino è necessario discutere il potenziamento dei corridoi alpini strategici per gli scambi europei inclusi nella rete TEN-T (Trans-European Transport Network). 

A tal proposito è in programma un Seminario al Politecnico di Torino il 17 settembre, intitolato “Il trasporto attraverso le Alpi: quali scenari nel medio e lungo termine? organizzato dall’Ordine degli Ingegneri di Torino per discutere problemi infrastrutturali, soluzioni innovative e prospettive future per il trasporto alpino.

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