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USA-Cina: tra tensioni e negoziati, un fragile equilibrio commerciale 

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Le relazioni economiche tra Stati Uniti e Cina sono da sempre al centro delle dinamiche commerciali globali e non stupisce che il classico ‘battito d’ali’ ad uno dei due capi estremi possa ripercuotersi amplificato sull’altro.

In questa fase storica, la competizione tra le due superpotenze ha visto alternarsi, a partire dal primo mandato Trump nel 2017, periodi di intensificazione dei dazi commerciali sulle reciproche esportazioni e tentativi di dialogo, culminati in una nuova fase di forte inasprimento delle relazioni con il secondo mandato di ‘The Donald’, arrivato ad imporre, dall’oggi al domani, tariffe al 145% sui beni importato negli USA da Pechino. 

Dopo una serie di negoziati in Svizzera che hanno portato a una tregua tariffaria di 90 giorni con scadenza il 9 luglio, le delegazioni statunitense e cinese si sono incontrate a Londra il 9 e il 10 giugno 2025 per discutere la riapertura dei canali commerciali legati ai minerali critici (o terre rare) e alle restrizioni per il settore hi-tech.

La posta in gioco è alta: le decisioni che usciranno da questi colloqui potrebbero influenzare le economie globali, i mercati finanziari e le strategie commerciali dei principali attori internazionali, interessando ovviamente molto da vicino la Logistica mondiale, ma anche di singoli Stati apparentemente fuori dalla disputa.

Il contesto della disputa commerciale

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina ha raggiunto nuovi livelli di tensione negli ultimi anni, sotto gli occhi di tutti per il polverone sollevato dai dazi che la Casa Bianca ha imposto nei confronti delle esportazioni di mezzo mondo, ma in particolare, per quanto riguarda i due colossi, a seguito delle restrizioni imposte da Washington sulle tecnologie avanzate, ritenute strategiche per motivi di sicurezza nazionale, e delle contro-limitazioni cinesi sull’export di minerali strategici

Mosse, queste, che hanno alimentato un clima di sfiducia e instabilità, con ripercussioni sulle catene di approvvigionamento internazionali.  

Tra i temi più controversi sul tavolo dei negoziati campeggiano le restrizioni sui chip e sull’intelligenza artificiale, in quanto gli Stati Uniti hanno imposto limiti severi sull’export di semiconduttori e software di progettazione, colpendo direttamente Huawei e altre aziende cinesi.

In risposta Pechino ha ridotto la quantità di terre rare esportate, fondamentali per l’industria hi-tech e di cui detiene una quota mondiale enorme (soprattutto per quanto riguarda la loro lavorazione), revocando le licenze per operare in Cina alle aziende statunitensi. Di fatto, Pechino ha tagliato forniture fondamentali per le produzioni americane di veicoli elettrici e sistemi di difesa.

In più, entrambe le nazioni hanno imposto dazi su centinaia di miliardi di dollari di beni, con effetti negativi per le imprese e i consumatori: gli incontri di Londra mirano a smorzare alcune di queste tensioni e a stabilire un nuovo equilibrio commerciale tra le due potenze.

L’andamento di questi negoziati interessa moltissimo la Logistica, in quanto Shipping e trasporti aerei cargo vedono dipendere direttamente dalla domanda tra le due Superpotenze l’andamento dei volumi sulle rotte trans-pacifiche, nonché dei tassi di noleggio.

I negoziati di Londra: un passo verso la distensione? 

Il primo giorno di trattative ha visto il team americano, guidato dal Segretario del Tesoro Scott Bessent e dal Segretario al Commercio Howard Lutnick, incontrarsi con i rappresentanti cinesi per affrontare le questioni più urgenti. Trump ha dichiarato di stare facendo progressi con la Cina, ma ha anche ammesso che le trattative non sono semplici.  

Il secondo giorno, il 10 giugno, si è concentrato sulla rimozione delle restrizioni che ostacolano i flussi commerciale. Gli Stati Uniti hanno accusato la Cina di non rispettare pienamente l’accordo di Ginevra del mese precedente, che prevedeva un aumento delle esportazioni di terre rare.  

Per sbloccare la situazione, l’amministrazione Trump potrebbe ridurre alcune restrizioni sulle esportazioni verso Pechino, citando software per la progettazione di semiconduttori, componenti per motori a reazione e materiali nucleari e prodotti chimici.  

Questo possibile allentamento delle misure rappresenterebbe però una vittoria per la Cina che difficilmente farebbe bene all’immagine di Trump presso il suo elettorato, poiché permetterebbe ai propri settori tecnologici di riprendere slancio.

Le implicazioni economiche e strategiche

Le trattative di Londra hanno un impatto diretto sulle economie globali e sui mercati finanziari. Le borse internazionali hanno reagito con cautela alle notizie, mentre gli analisti monitorano da vicino le possibili conseguenze.  

Alcuni effetti sono già visibili: per esempio, osservando i mercati valutari e obbligazionari, si rileva che l’indice Bloomberg Dollar Spot, che ha subito un forte calo nel 2025, è vicino ai minimi storici del 2023.  

Sul piano delle strategie tariffarie, in parallelo alla questione cinese, gli Stati Uniti stanno negoziando accordi bilaterali con India, Giappone e Corea del Sud, cercando di garantire un flusso commerciale stabile prima del rialzo dei dazi previsto il 9 luglio.  

Washington non è la sola a muoversi su più fronti: anche Xi Jinping punta alla cooperazione regionale e ha parlato con il nuovo presidente sudcoreano Lee Jae-myung, auspicando un rafforzamento della collaborazione economica per la stabilità delle catene di approvvigionamento.  

Rimane che è dalla capacità di Washington e Pechino di trovare un terreno comune che dipendono nuove impennate dei dazi ed ulteriori stop&go del commercio globale; le trattative di Londra rappresentano un tentativo di riportare stabilità in un rapporto commerciale sempre più complesso e, sebbene alcuni progressi siano stati fatti, rimangono ancora molte incertezze.  

Se gli Stati Uniti ridurranno davvero le restrizioni tecnologiche verso la Cina, se Pechino rispetterà l’impegno ad aumentare le esportazioni di terre rare e se le nuove strategie tariffarie di Trump destabilizzeranno definitivamente il commercio globale lo si capirà solo nei prossimi mesi.

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