La flotta mondiale di navi portacontainer ha raggiunto un traguardo storico, arrivando a 30 milioni di TEU (Twenty-foot Equivalent Unit) di capacità.
Il risultato, frutto di decenni di crescita del settore del trasporto marittimo, è stato raggiunto a seguito di un’accelerazione negli ultimi cinque anni dovuta agli eventi economici e geopolitici globali, che hanno ridisegnato gli investimenti strategici.
L’impatto degli eventi recenti e le prospettive future che si prospettano per la flotta globale dedicata alle merci containerizzate risaltano in particolar modo nel confronto con le tappe storiche della crescita del settore, che ha, appunto, subito una notevole accelerazione proprio negli ultimi decenni.
La crescita storica della flotta portacontainer
La storia del trasporto containerizzato di merci inizia negli anni ’50 del Novecento, con la formazione delle prime flotte di navi portacontainer.
Tuttavia, è solo a metà degli anni Ottanta del secolo scorso che la flotta raggiunge il primo milione di TEU.
Questo traguardo segna l’inizio di una crescita esponenziale: nel 2007, dopo 22 anni dal primo traguardo che risale al 1985, la capacità totale raggiunge i 10 milioni di TEU, distribuiti su 4.172 navi con una dimensione media di 2.413 TEU.
La portata delle singole unità era decisamente più limitata se confrontata con le attuali ‘mega navi’.
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Il boom degli anni ’90 e 2000
Gli anni ’90 e i primi anni 2000 vedono un’ulteriore rapida espansione del commercio containerizzato, con una crescita media del 9% annuo interrotta solo dalla crisi finanziaria del 2008. Questo periodo è caratterizzato da un aumento significativo delle dimensioni delle navi, con la più grande unità consegnata nel 2007 che raggiunge i 15.500 TEU.
L’adesione della Cina all’Organizzazione Mondiale del Commercio nel 2001 stimola ulteriormente gli investimenti in nuove costruzioni, con una media annuale di 1,4 milioni di TEU consegnati tra il 2006 e il 2015.
La pandemia e la ripresa
Poi è venuto lo spartiacque del 2019-‘20. La pandemia di Covid-19 ha, da un lato, avuto un impatto catastrofico sul settore del trasporto marittimo, ma, dall’altro, ha anche generato opportunità.
Tra il 2021 e il 2022, gli operatori di linea hanno beneficiato di flussi di cassa eccezionali, che ha consentito loro di investire in una nuova ondata di costruzioni.
In questi anni sono stati ordinati 7,3 milioni di TEU, molti dei quali destinati al rinnovo della flotta con unità capaci di utilizzare carburanti alternativi, esigenza sospinta dai cambiamenti normativi in Europa, ad esempio.
Investimenti e trend di ordini
Gli investimenti nel settore delle navi portacontainer non si sono fermati, come dimostra il fatto che, dal 2016, sono stati aggiunti altri 10 milioni di TEU alla flotta globale. E nonostante la debolezza dei mercati dei container per gran parte degli anni 2010, gli operatori hanno continuato a costruire navi, consolidando il settore e la propria posizione al suo interno. Si è così iniziato a costituire un concentramento della capacità sotto i marchi di alcune compagnie di shipping: alla data del 2019, i primi 10 operatori di linea si spartivano più dell’80% della capacità dispiegata.
Guardando al futuro, il portafoglio ordini attuale è di 7,4 milioni di TEU, con il 79% di essi di proprietà delle linee e il 69% costruito in Cina.
Si tratta di uno slancio ben avviato verso il prossimo traguardo, ossia i 40 milioni di TEU.