In un mondo dove l’interconnessione economica è la norma, la “recessione geopolitica” rappresenta un vero problema per le catene di approvvigionamento globali. La fase attuale che sta attraverso il pianeta, fatta di incertezze e conflitti, paragonabile ai cicli di crescita e recessione dell’economia globale, pone come minimo un “fardello fiscale” sulle aziende, aumentando i costi e complicando le operazioni.
A parlarne è stato Ian Bremmer, che ha aperto il secondo giorno del Gartner Supply Chain Symposium, appuntamento dedicato dalla società di consulenza al mondo delle catene di approvvigionamento, delineando i fattori che stanno creando una quantità insolita di incertezza geopolitica. Ian Bremmer, politologo di fama internazionale, è noto per le sue analisi approfondite sul rischio politico globale e per essere il presidente e fondatore del gruppo Eurasia, la principale società di ricerca e consulenza sul rischio geopolitico al mondo.
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Il Gartner Supply Chain Symposium
Il Gartner Supply Chain Symposium si è tenuto il 7 maggio 2024, occasione nella quale Bremmer ha dettagliato come il rischio politico stia creando nuovi insiemi di vincitori e di perdenti nel mondo degli affari.
Il politologo, la cui presenza ad un evento dedicato alla Supply Chain è essa stessa un segnale dei tempi, ha evidenziato l’importanza di comprendere i fattori politici e le tendenze che cambiano il nostro mondo in tempo reale, specialmente guardando alle relazioni sempre più tese tra Cina e Stati Uniti, alla guerra in Ucraina, ad un ambiente normativo più complesso in Europa e al conflitto in Medio Oriente.
Allargando ulteriormente lo sguardo, è necessario poi considerare un focus globale emergente dall’India, le ondate di populismo in America Latina, la maggiore competizione in Africa e molte altre tendenze guidate dalla politica. Insomma, un panorama costituito da una molteplicità di situazioni le quali, a differenza che in passato, interagiscono come un sistema di vasi comunicanti.
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Fattori di destabilizzazione globale
I fattori destabilizzanti evidenziati da Bremmer sono essenzialmente tre:
- Le tensioni tra Russia e Occidente: secondo il politologo, la mancata integrazione della Russia nell’ordine mondiale post-sovietico ha generato rancore e ha spinto il paese verso alleanze con stati che desiderano sovvertire lo status quo mondiale, come l’Iran e la Corea del Nord.
- Le tensioni USA-Cina: la Cina, nonostante la sua integrazione nell’economia occidentale, non ha subito un’occidentalizzazione politica e culturale, rimanendo su posizioni di sfiducia e disallineamento con gli Stati Uniti.
- Il sentimento anti-establishment: si tratta di un problema crescente in seno all’Occidente e si verifica in un numero crescente di cittadini delle democrazie occidentali che percepiscono le istituzioni politiche come corrotte e influenzate da interessi economici che sfuggono a qualsiasi controllo.
Rischi a lungo termine e crisi in Medio Oriente
Le imprese devono quindi prepararsi a fronteggiare rischi geopolitici persistenti. In particolare, la crisi in Medio Oriente potrebbe esacerbare la situazione, soprattutto se il conflitto tra Israele e Hamas dovesse davvero spostarsi verso l’Iran: in uno scenario del genere non sarebbe improbabile immaginare l’interruzione del traffico petrolifero attraverso lo Stretto di Hormuz, vitale per l’economia globale.
La recessione geopolitica è, di fatto, in atto e richiede dunque una nuova consapevolezza e strategie adattive da parte delle aziende, che dovranno considerare normalità il procedere in acque incerte.
La resilienza – ma forse ancor più l’antifragilità – diventa una parola chiave, non solo in termini economici, ma anche politici e sociali, per garantire la continuità delle operazioni in un panorama internazionale che muta dall’oggi al domani.