Le criticità della Supply Chain globale salgono alla ribalta di Davos

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La convergenza di sfide geopolitiche, climatiche e logistiche mette a dura prova le supply chain globali, mentre il Forum di Davos rivela una crescente incertezza sul futuro economico

L’annuale Forum economico mondiale tenutosi a Davos ha rappresentato l’occasione per scatenare un dibattito sulle élite economiche e politiche, mettendo in evidenza il “sentore di decadimento” nella globalizzazione.

L’assenza dei leader del G7 e i contrasti sull’idea di libertà e collettivismo hanno alimentato l’incertezza su un “nuovo ordine mondiale” alimentando i dubbi sulla fattibilità di un nuovo corso condiviso. 

Questa incertezza si è materializzata, in particolare, con le criticità che stanno affliggendo le supply chain globali esacerbate dall’intreccio di molteplici eventi che si susseguono quasi senza soluzione di continuità.

Gli attacchi nel Mar Rosso, le interruzioni nei canali di Panama e Suez, e l’urgenza di sostegno in Ucraina delineano una realtà intricata. Nel breve termine, la mancanza di componenti, l’aumento dei costi e i ritardi nella produzione si traducono in un panorama difficile. 

Affrontare con immediatezza tali problematiche è determinante per preservare la resilienza delle catene di approvvigionamento globali.

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I colpi al cuore della Supply Chain

La crisi nel Mar Rosso, con gli attacchi degli Houthi, ha acuito i problemi delle supply chain globali. 

Le interruzioni nello stretto di Bab Al-Mandeb hanno costretto le compagnie di navigazione a deviare le rotte, generando ritardi e minacciando la crescita economica. Le prospettive di sviluppo del commercio nel 2024 sono state ridimensionate a causa di interruzioni simili a quelle provocate dalla pandemia di COVID-19

L’Organizzazione mondiale del commercio ha espresso preoccupazione per una possibile diffusione del conflitto ed ha anticipato l’ipotesi di una lieve ripresa solo nel 2024, peraltro limitata ad un 3,3%, dato comunque in crescita rispetto allo 0,8% registrato nel 2023

Da registrare comunque un calo di ottimismo dopo gli avvenimenti del Mar Rosso.

Impatto economico e nuove tecnologie

La previsione che il 2024 sarà un anno difficile è stata più volte posta sul tavolo dai diversi ed autorevoli intervenuti al Forum, sottolineando la necessità di affrontare criticità quali  l‘inflazione, non ancora sconfitta, e gli aumenti salariali globali

La geopolitica instabile e le interruzioni nella catena di approvvigionamento contribuiscono, inoltre, a determinare un clima poco favorevole per gli investimenti e gli affari. 

Anche sul fronte dell’approccio alle nuove tecnologie che possono essere determinanti per il superamento dell’attuale momento, si alzano i moniti di quanti avvertono la necessità e  l’importanza di regolamentazioniper evitare ricadute catastrofiche senza per questo limitarne lo sviluppo futuro.

E’ il caso dell’Intelligenza Artificiale il cui utilizzo deve avvenire nel rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e, al tempo stesso, non deve trovare inutili ostacoli in normative ostruzionistiche.

Per questo la sua regolamentazione dovrà avvenire in base al rischio di impatto negativo sui diritti fondamentali e, come specificato in sede UE, “sulla dignità umana, la libertà, l’uguaglianza, la democrazia, il diritto alla non discriminazione, la protezione dei dati, la salute e la sicurezza”. 

A maggior rischio potenziale di mettere in pericolo questi diritti dovranno corrispondere norme più severe.

Catena di approvvigionamento: la crisi nei Canali di Panama e Suez

La crisi climatica e geopolitica ha paralizzato le rotte marittime, causando interruzioni a cascata nella catena di approvvigionamento. 

Il risultato, come evidenziato da un’analisi di Fastcompany, è la compromissione, praticamente simultanea, di due delle rotte marittime più importanti del mondo: il Canale di Panama colpito da una grave siccità, ed il Canale di Suezdivenuto teatro di combattimenti per il conflitto medio orientale con ripetuti attacchi alle navi porta container.

Le ricadute sulle catene logistiche non si sono fatte attendere.

Tesla e Volvo hanno sospeso la produzione nei loro stabilimenti in Belgio e Germania a causa della mancanza di componenti essenziali, evidenziando l’impatto della duplice crisi geopolitica e climatica su settori chiave come l’industria automobilistica. 

Le carenze e i ritardi si stanno diffondendo in vari settori, da Ikea a Danone, Esso, Michelin, Target, con segnali di aumenti dei prezzi e tempi di consegna prolungati.

L’uso di rotte alternative e i cambiamenti nei modelli di trasporto sono diventati imperativi, ma comportano costi aggiuntivi. 

Molte aziende stanno valutando mezzi di trasporto diversi come la ferrovia o l’aereo ma nella maggior parte dei casi le compagnie marittime stanno scegliendo di dirottare il tutto verso l’Africa dove il passaggio dal Capo di Buona Speranza aggiunge 3.500 miglia nautiche al percorso ed almeno 10 giorni di viaggio con conseguente aumento dei costi, carburante in testa.

Le aziende stanno già assorbendo tali costi, ma nel breve termine, questi impatti si riflettono in ritardi, aumenti dei prezzi finali e carenze di prodotti. 

La situazione attuale, caratterizzata da un’interazione complessa tra eventi geopolitici e climatici, richiede pertanto la messa in atto di interventi mirati, capaci di coniugare collaborazione ed efficacia, per garantire la stabilità delle supply chain globali superandone la fragilità.

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