Caos trasporti, poca sicurezza e danni ingenti: chiesti interventi immediati

Condividi
Una regione, la Liguria, semi isolata, due porti strozzati e infrastrutture flagellate con enormi ricadute economiche: Conftrasporto, Assotrasporti e Federlogistica-Confcommercio alzano la voce

Dal momento che la proverbiale sfortuna ci vede benissimo, la perturbazione che ha messo in luce tutte le fragilità del nostro sistema territoriale ed infrastrutturale, è arrivata giusto alle porte del periodo natalizio, uno dei più “caldi” per il commercio ed i trasporti.

Anche se violenta, la prima vera manifestazione del maltempo stagionale – ormai cronicizzatosi in forme definibili monsoniche – ha messo inammissibilmente in crisi tutto il Nord-Ovest della penisola: frane, smottamenti, allagamenti e, addirittura, crolli di viadotti (quello sulla A6 Savona-Torino), voragini in piena autostrada (come sulla A21 Torino-Piacenza tra Asti e Villanova in direzione Torino) e chiusure d’urgenza di altri viadotti per verifiche strutturali (come nel caso dei viadotti Fado e Pecetti sulla A26).

Malgrado le parziali riaperture, il sistema viario del Nord subirà per mesi forti ripercussioni e, con esso, le subirà anche il sistema economico che dipende dalla logistica, in primis quello dei porti.

Come se non bastasse, tutto questo accade mentre i principali trafori verso Francia ed Austria sono sottoposti a manutenzione o contingentamento delle merci: alla questione primaria della sicurezza se ne aggiunge dunque un’altra, che è quella del danno economico.

Brennero contingentato, Bianco e Frejus in previsione di chiusura: Conftrasporto scrive alla ministra De Micheli

All’indomani del disastroso week end del 24 e 25 novembre, Conftrasporto-Confcommercio ha deciso di mettere nero su bianco le richieste di buona parte del settore dei traporti, che chiede a gran voce di alleggerire la pressione provocata dall’isolamento ligure aprendo quel rubinetto a singhiozzo che è diventato il Brennero.

La linea del Brennero è, infatti, contingentata e in attesa della decisione del governo austriaco-tirolese sull’introduzione di divieti sulle merci italiane in uscita dal confine.

Paolo Uggè

Una situazione che ha determinato a tutt’oggi un danno notevole alle imprese italiane, che Paolo Uggè, vicepresidente di Conftrasporto, stima nella sua lettera alla ministra «pari a 170 milioni di euro per ogni ora persa, ai quali si aggiungono i 200 milioni persi in termini di competitività del sistema produttivo».

Inoltre, «Al danno subito dalle nostre imprese al Brennero, si aggiunge non solo quello provocato dal maltempo, ma anche il ‘carico da novanta’ dei lavori che prevedono la chiusura del Bianco e le operazioni di manutenzione al Frejus», sottolinea Uggé.

La lettera, inviata alla ministra delle infrastrutture De Micheli, è stata scritta anticipando l’incontro che la stessa avrà il 2 Dicembre prossimo a Bruxelles con la Commissaria europea ai Trasporti, nella speranza che le ragioni delle imprese italiane, specie in un momento critico come quello attuale, non rimangano inascoltate.

LEGGI ANCHE Dal viadotto A6 all’agricoltura, quanto costa il maltempo alla logistica?

Assotrasporti solleva la “questione sicurezza”

Di “morti bianche” si sente parlare spesso, ma evidentemente si fa ancora troppo poco per prevenirle. L’anno nero vissuto dalle autostrade italiane è emblematico: per chi è costretto ad usare le infrastrutture per lavoro, si tratta di un’esposizione costante ad un rischio che a tutt’oggi non ci è pienamente chiaro.

Assotrasporti – MoveApp Expo 2018

Se Secondo Sandiano, Presidente Nazionale di Assotrasporti, invoca urgenti verifiche sulla

sicurezza delle strutture in tutta Italia, Fabrizio Civallero, Segretario nazionale Assotrasporti, è più esplicito: «questa volta non ci sono state vittime, ma non si può continuare a rischiare la vita di chi è obbligato a utilizzare le infrastrutture per lavoro».

Oltre allo sciagurato crollo del viadotto sulla A6, che riporta alla memoria il ben più tragico collasso del ponte Morandi di Genova, nel week end del 24 e 25 Novembre si è aperta una voragine sulla A21, la A5 Torino-Aosta è stata fermata all’altezza di Quincinetto – tra Ivrea e Pont Saint Martin, per il noto e recidivo pericolo di frana che già quest’estate aveva provocato la chiusura della tratta – e sulla A26 sono stati chiusi e riaperti con una sola corsia per senso di marcia i viadotti Fado e Pecetti, per verifiche sulla loro stabilità disposte dalla Procura.

L’urgenza di un piano generale di controlli e, soprattutto, di ammodernamento delle infrastrutture è quanto mai necessario, senza dimenticare che ad essere da monitorare – come l’episodio del crollo sulla A6 insegna – è anche il territorio.

Al momento Autostrade, tramite Aspi che si occupa delle manutenzioni, ha fatto sapere che l’85% circa delle strutture da sottoporre a verifica è stato controllato e che la totalità sarà raggiunta entro fine anno.

LEGGI ANCHE Trasporti e sostenibilità: ecco perché serve un cambio di passo

Infine, quali i danni arrecati all’economia portuale?

Una delle cecità più evidenti in conseguenza della carenza di un piano di messa in sicurezza delle infrastrutture a fronte di una fenomenologia climatica sempre più ostile (oltre che al loro naturale invecchiamento) è quella relativa al danno che stanno subendo i porti di Genova e Savona.

Luigi Merlo Federlogistica

I due principali sbocchi a mare per le merci del nostro sistema produttivo si ritrovano infatti le gambe tagliate. A spiegarlo chiaramente è Luigi Merlo, presidente nazionale di Ferdelogistica-Conftrasporto: «Il sistema portuale di Genova e Savona rappresenta buona parte del traffico portuale di destinazione finale del sistema italiano diretto in Nord Italia e in Svizzera. Si tratta di traffico che circola quasi esclusivamente su gomma, anche per la grande responsabilità politica di chi in passato ha bloccato e rallentato la realizzazione del Terzo valico».

«Se parte del traffico, a causa dell’assenza di collegamenti autostradali, fosse dirottato su altri scali europei, sarebbe un disastro economico destinato a durare nel tempo. Inoltre sarebbe un danno enorme per l’erario. Infatti, se il 30% del traffico transitasse non più negli scali italiani ma in quelli nord europei, lo Stato perderebbe 1 miliardo e mezzo di Iva e accise in un solo anno». 

«Non solo – aggiunge Merlo – ma il sistema portuale ligure è nel suo complesso il più importante a livello nazionale per il crocierismo e fondamentale per il traffico traghetti. Occorre una attenzione straordinaria, ma anche una accelerazione di tutti gli interventi in essere».

«Sarebbe ora che la politica Italiana capisse il valore della portualità e la ponesse al centro della sua azione».

Ti potrebbero interessare