ChatGPT nelle supply chain, tra dubbi e speranze

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L’utilizzo del popolare chatbot di Open AI si scontra con le severe norme del garante della privacy italiano, ma sono in molti a pensare che non si possa fermare il futuro

Nei giorni scorsi, mentre gran parte del mondo occidentale dibatteva sulle prospettive che l’utilizzo di ChatGPT, prima forma di Intelligenza Artificiale accessibile ad un pubblico di massa, apriva in svariati settori del mondo dell’industria, dell’economia e del sociale, il garante della privacy italiano, primo in Europa, ne bloccava l’accesso sul territorio del nostro paese.

Le motivazioni risiedono nel presunto mancato rispetto da parte di OpenAI delle norme sulla protezione dei dati e quindi della privacy degli utilizzatori in base al Regolamento GDPR in vigore nella Comunità Europea.

L’azione italiana è guardata con grande attenzione dall’Irlanda che ne potrebbe seguire l’esempio se le azioni correttive della chatbot non saranno convincenti.

Senza entrare nel merito della questione relativa al rispetto di normative che sono oggetto di un difficile confronto praticamente con tutte le Big Tech, l’Intelligenza Artificiale rappresenta la nuova frontiera del digitale ed essa certamente condizionerà il nostro futuro.

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Perché ChatGPT interessa alla Supply Chain

ChatGPT, in realtà, costituisce solo la punta dell’iceberg in quanto tutti i colossi della Silicon Valley sono impegnati nello sviluppo di soluzioni similari e, secondo dati pubblicati da Affari & Finanze, almeno 450 start up negli Stati uniti lavorano sull’AI ed il 44% delle imprese pianifica di investire nel settore entro la fine del corrente anno.

ChatGPT è l’acronimo di Chat Generative Pre-Trained Transformer e sottintende una tecnologia che consente di generare testi, rispondere ad interrogazioni, effettuare ricerche, elaborare dati ed informazioni attraverso un algoritmo gestito dall’intelligenza artificiale.

La “rivoluzione” che determina con il suo utilizzo consiste nella capacità di accumulare informazioni attraverso cui “impara”, e nella velocità con cui il sistema le analizza. 

Da qui nascono i suoi indubbi punti di forza che possono trovare numerosi impieghi nelle diverse attività del processo logistico.

 

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Una supply chain più veloce e intelligente

L’apporto di ChatGPT o di altri software con caratteristiche analoghe si presta, anche in virtù di un’interfaccia costituita dalla formula chat di facile presa ed utilizzo anche da parte di personale non altamente specializzato in tecniche informatiche, a velocizzare alcuni processi logistici aumentandone l’efficienza ed ottimizzando i costi.

Un esempio è dato dall’analisi predittiva, dove rappresenta un vero plus la possibilità offerta dal software di analizzare, quasi in tempo reale, i dati originati da una pluralità di fonti quali gli ordini, gli stock a magazzino, i programmi di produzione, gli andamenti del mercato al fine di ipotizzare scenari alternativi della domanda presente e futura.

ChatGPT, inoltre, consente di gestire i livelli di giacenze a magazzino in modo da segnalare l’esaurimento di determinati prodotti così come l’eventuale eccesso di scorte.

Un ulteriore utilizzo è quello di far analizzare le prestazioni dei fornitori, la loro gamma di prodotti, le caratteristiche ed i prezzi così da poter automatizzare la fornitura oltre a contribuire alla presa di migliori decisioni di acquisto alle migliori condizioni economiche.

Una caratteristica specifica del chatbot AI è poi quella di generare documenti, ad esempio di contrattualistica e mantenere le informazioni ben documentate.

 

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Chatbot AI, un mercato in crescita 

Infine, un possibile impiego è anche nell’ambito del servizio clienti per rispondere ai loro interrogativi su disponibilità prodotti, tempi di spedizione e consegna.  Su questa attività però sussistono ancora dei dubbi in quanto la tecnologia potrebbe non essere ancora matura per dialogare con la clientela senza cadere in errori o incomprensioni.

Lo sviluppo è però continuo ed il mercato delle chatbot AI in costante crescita sorretto da investimenti miliardari. Recentemente Microsoft ha investito 10 miliardi di dollari nella collaborazione con OpenAI, e anche Google e Amazon sono particolarmente attive nella creazione di software simili.

La tecnologia è destinata quindi a un progressivo miglioramento che renderà inevitabile la sua adozione nelle catene di approvvigionamento.

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