Control Tower, un potenziale inespresso?

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Le barriere culturali pesano ancora nel loro utilizzo, limitandone la resa. È quanto affermato da un’indagine di Gartner

Entro il 2023 meno del 5% delle Control Tower Unit avrà realizzato il suo potenziale End-to-End. È questa la tutt’altro che rosea previsione pubblicata dalla società di consulenza Gartner, che motiva il controverso dato sostenendo che mentalità e ostacoli culturali siano ancora preponderanti nei diversi livelli della gestione aziendale.

Per contro entro il 2024 si stima che il 50% degli attuali utilizzatori di Control Tower si saranno dotati di Digital Twin per il controllo della catena di approvvigionamento: si tratta di una conseguenza diretta delle interruzioni subite a partire dal 2020, contro le quali le aziende più lungimiranti si stanno attrezzando per evitarne la ripetizione.

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L’importanza delle Control Tower

È inutile dirsi che il ricorso alle Control Tower porta con sé notevoli vantaggi, ma richiede anche un certo investimento iniziale non solo di tipo economico, ma anche in termini di cambiamento della mentalità. 

Per sfruttare appieno le potenzialità di questo sistema è infatti necessario che tutte le parti della catena logistica si parlino; il flusso di Insight e di intelligence tra le parti deve essere tecnologicamente compatibile, in quanto una vera orchestrazione della Supply Chain non prescinde dal collegamento dei dati interni con quelli esterni.

È pertanto necessario essere in grado di connettere livelli di integrazione, piattaforme dati e di analisi differenti, altrimenti si rischia di essere sommersi dai dati ma poveri di informazioni intellegibili.

 

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Gestire il cambiamento

Implementare un sistema complesso come una contro il Tower non può essere fatto dall’oggi al domani. I cambiamenti necessari per fare propri i nuovi processi e le nuove metodologie richieste da questa tecnologia non possono che avvenire con un ragionevole tempo di gestazione.

Si tratta dunque di un cambio culturale che deve partire dall’interno delle aziende, ma che non può riguardare solo i livelli operativi, in quanto il cambiamento stesso deve partire dalla testa aziendale, ossia dal suo management.

Uno dei problemi riscontrati più frequentemente fa proprio capo alla formazione e all’apertura mentale dei manager, molti dei quali, a prescindere da un qualsiasi giudizio di valore, si sono formati con metodologie di lavoro tradizionali. Proprio queste metodologie oggi mostrano la corda di fronte alle enormi mutazioni subite dal mercato, ma rappresentano al tempo stesso la coperta di Linus alla quale aggrapparsi durante periodi di forte incertezza.

Purtroppo anche questo atteggiamento comprensibile e tipicamente umano finisce per ridurre l’efficacia di certe nuove tecnologie, scambiate per meri strumenti invece che per le complesse e complete metodologie che sono.

Detto ciò, come tutte le fasi di transizione, anche quella tecnologica cui stiamo assistendo produrrà una scrematura sul mercato, facendo resistere le aziende e le catene logistiche più capaci di adattarsi e di trasformarsi.

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