Decarbonizzare i trasporti non è solo uno degli obiettivi facilmente inquadrabili da chiunque pensi al futuro del pianeta, ma è soprattutto il modo per rendere sostenibile la fondamentale filiera della distribuzione sulla quale si regge il nostro sistema economico.
Se la trazione elettrica appare come la soluzione ‘definitiva’, con alle spalle l’ulteriore prospettiva a lunghissimo termine dell’idrogeno, la soluzione più pratica nell’immediato è quella del bioLNG o biometano.
Uno studio eseguito dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e dall’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico, con il supporto di CIB e Iveco, sostiene proprio la tesi che tramite il bioLNG si possano decurtare rapidamente le emissioni di CO2.
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Il parere del CNR
Lo studio ha preso in esame il mercato italiano, particolarmente significativo per l’alta penetrazione della tecnologia del biometano: l’Italia è tra le prime nazioni in Europa sia per il numero di veicoli così alimentati, sia per la presenza di stazioni di rifornimento dedicate a CNG e LNG.
Il CNR, assieme all’IIA, ha analizzato 11 scenari diversi, differenziati per materia prima per la produzione di biogas e per la presenza o meno di cattura della CO2 durante il processo di upgrading.
I risultati ottenuti dimostrano che nel settore della mobilità, il bioLNG permette la riduzione delle emissioni di gas serra fino al 121,6% rispetto all’impiego di gasolio e una diminuzione del 65% di biossido di azoto.
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Biometano, quali prospettive?
Lo studio, promosso dal CIB – Consorzio Italiano Biogas e da IVECO, è nato con lo scopo di valutare gli effetti ambientali del biometano liquefatto rispetto agli altri combustibili, vale a dire diesel e metano di origine fossile, usualmente impiegati nei trasporti pesanti.
Nell’analisi comparata, attraverso un approccio well-to-wheels (dal pozzo alla ruota), si è voluto approfondire il contributo della liquefazione e della cattura del carbonio nella catena di produzione del biometano prendendo in esame diverse tipologie di alimentazione del digestore anaerobico e la presenza o meno di un impianto di cattura dell’anidride carbonica.
Dai risultati dello studio emerge il ruolo di primo piano del biometano liquefatto nel processo di decarbonizzazione dei trasporti e nella riduzione dell’inquinamento atmosferico, anche alla luce degli obiettivi di neutralità carbonica fissati a livello europeo al 2050. Nel settore della mobilità, infatti, il bio-GNL può portare a una riduzione delle emissioni di gas serra fino al 121,6% e una diminuzione fino al 65% di biossido di azoto rispetto ai mezzi alimentati a diesel.
Degli 11 scenari analizzati, la produzione di biometano liquefatto è risultata infatti particolarmente vantaggiosa da un punto di vista ambientale nel caso del biogas prodotto interamente da effluenti zootecnici, poiché affronta contemporaneamente le emissioni dei trasporti e quelle derivanti dalla migliore gestione degli effluenti, raggiungendo una riduzione delle emissioni di -572 gCO2eq per km se comparate a quelle di un mezzo pesante con alimentazione diesel.