Cina, industrie e porti in ripresa: miraggio normalità?

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photo credit: Lance Cunningham Centerline - METTE Maersk via photopin (license)
Industrie e scali portuali all’80% dell’operatività, ma è possibile che ci siano nuovi cali

Dalla fine del gennaio scorso ad oggi, qualcosa sta migliorando, anche sul fronte industriale e logistico colpito dall’onda d’urto portata dal Coronavirus. Le speranze si rinvigoriscono proprio guardando alla Cina, che dopo una paralisi quasi totale della sua vita produttiva – oltre che civile – in province cardine come Hubei, Zhejiang e Guangdong, intravede un graduale ritorno alla normalità.

Non bisogna cantar vittoria troppo presto, tuttavia: non è da escludersi che possano esservi ricadute da parte del sistema produttivo e logistico cinese, ma, soprattutto, l’emergenza si sta spostando altrovevedi l’Europa.

photo credit: Thomas Hawk Freight via photopin (license)

 

Attività portuali e marittime risalgono la china

A dare buone notizie sono due fonti, la società statunitense di brokeraggio marittimo Clarksons Platou Securities e Windward, società che analizza i traffici marittimi.

La prima ha registrato un’innalzamento del livello di attività negli scali portuali cinesi, tornati ai livelli, in alcuni casi anche al di sopra, del 2019. La seconda parla invece di una crescita delle chiamate per i trasporti marittimi, tuttavia non ancora paragonabili ai regimi dell’anno passato.

Non è chiaro se, in questa fase, la ripresa dipenda da una stabile normalizzazione della situazione o dal superamento momentaneo di una fase; è anche possibile che la domanda si sia riassestata in modo sostenibile, tuttavia potrebbe essere in agguato un nuovo calo, a seconda anche dell’evoluzione dell’emergenza sanitaria.

Industrie cinesi all’80%

Sempre secondo analisti americani, la maggior parte dei comparti industriali cinesi è tornato attivo all’80% della sua capacità produttiva. Questo è in parte dovuto anche al trasporto delle merci all’interno delle province colpite dal COVID-19, in netta ripresa dopo aver sofferto notevolmente nei mesi passati.

Secondo le stime diffuse da Kearney, multinazionale di consulenza strategica, le province con i più tassi di ripresa più lenti sono l’Hubei e l’Henan, a seconda dei settori analizzati.

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La produzione automobilistica, indotto compreso, dell’Hubei al 27 febbraio era ancora inchiodata al di sotto del 5%, mentre le industrie che si occupano di elettronica nell’Henan viaggiavano tra il 30% ed il 50% della loro capacità.

L’industria hi-tech dello Zhejiang registrava un tasso del 70%-80%, quella tessile del 60%-80%, quella automobilistica superiore al 90%.

Nel Guangdong l’hi-tech aveva riguadagnato il 60-80% al pari del comparto elettronico, mentre l’automotive superava già il 90%.

Per lo Jiangsu elettronica ed hi-tech erano al di sopra del 90%, mentre sotto l’80% si fermava il settore tessile.

Con la fine graduale delle quarantene le fabbriche dovrebbero reintegrare la forza lavoro ferma nel mese scorso, sebbene prima che tutto torni alla normalità dovrà passare ancora del tempo.

A normalizzarsi, infatti, dovranno essere anche gli ordini, che nel frattempo sono crollati, come dimostra la perdita stimata di 1,9 miliardi di dollari nelle spedizioni via mare.

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