Coronavirus, gli effetti su elettronica ed automobili

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Similitudini con i precedenti legati alla SARS ed all’incidente giapponese di Fukushima

Il mondo della logistica, dell’industria e del commercio si sta interrogando sulle ricadute che il Coronavirus o, meglio, le quarantene da lui provocate per isolarlo potranno provocarsi sulla produzione e distribuzione in molti settori.

Ci si aspetta, con il protrarsi dell’emergenza nel tempo – la Cina ha posto in quarantena circa 60 milioni di abitanti, tra i quali molti impiegati di vario livello nei suoi comparti produttivi – una decrescita dell’offerta in diversi comparti.

Elettronica e automotive sono due dei settori più interessati dagli stop alle produzioni cinesi: ecco dunque alcune delle previsioni per il primo quarto del 2020.

Elettronica e automobili, milioni di unità in meno

Senza girarci troppo intorno, chi compie analisi di mercato si aspetta una caduta della disponibilità di prodotti hi-tech senza precedenti: il COVID-19 sta provocando ritardi e stop forzati negli impianti industriali cinesi da cui giungono molti componenti, oltre che prodotti finiti.

Secondo TrendForce, che ha pubblicato una ricerca segnalata da SupplyChainDive, il commercio di oggetti legati all’elettronica di largo consumo registrerà, nel primo quarto del 2020, un calo di milioni di unità.

La produzione di smartphone potrebbe dunque vedere un -10.4%, quella di notebook -12.3%, gli smartwatch -16%, i monitor -5.2% e i televisori -4.5% (sempre dati previsti da TrendForce).

Per quanto riguarda le vendite di automobili, l’andamento a singhiozzo della supply chain lascia presagire una percentuale attorno all’8% in meno. La causa è la carenza di molti componenti, le cui scorte vanno rapidamente esaurendosi ai normali ritmi di produzione; a questo si somma il ritardo nelle spedizioni via mare ed aereo, con le attività terminalistiche anch’esse ridotte significativamente.

COVID-19, il risk management si rivela vitale

Chiaramente le grandi compagnie, come le industrie automobilistiche o i produttori di elettronica, sono anche le più attrezzate per quanto riguarda il risk management: nel loro caso, infatti, è spesso possibile controllare tutta la filiera di produzione relativa ad un determinato pezzo, risalendo ai punti deboli della catena.

Tuttavia esse non sono immuni proprio all’effetto catena provocato dallo stop di fornitori secondari e terziari, per i quali andrebbero predisposte soluzioni alternative.

Secondo molti esperti le società che prevedono di essere esposte al rischio di veder interrotta la propria catena di fornitura dovrebbero concentrarsi sul monitoraggio della stessa e puntare tutto su due salvagenti: l’accumulo di riserve ed una produzione focalizzata sulle sole priorità.

Analogie passate: la SARS e Fukushima

Diversi analisti in questi giorni, anche all’interno delle stesse aziende, guardano ai casi studio del passato per dedurre dei modelli di comportamento e, soprattutto, cercare di prevedere l’andamento della crisi attuale.

La prima analogia che viene citata è l’epidemia di SARS che negli anni Duemila colpì proprio il Sud Est asiatico: allora, però, si tratto di una malattia dai tassi di mortalità percentualmente più alti, ma con una minor diffusione sul globo. 

Risulta dunque differente il decorso temporale e, a quanto pare, la capacità del virus di propagarsi: lo scoppio dei focolai italiani è già un elemento potenzialmente “game changer” nel panorama, mentre si hanno ancora molte incertezze sui tempi di guarigione e sulle possibili ricadute, il che rende difficile stimare il passaggio del picco dei contagi in Cina e l’inizio di una fase calante che permetta una ripresa significativa delle attività.

Rappresenta un caso interessante quello di Fukushima, il reattore nucleare rimasto danneggiato a seguito della combinazione di terremoto e tsunami alcuni anni addietro: in quella stessa regione era attiva una fabbrica responsabile della produzione di pigmenti largamente utilizzati dall’industria automobilistica.

Il risultato fu che General Motors dovette sospendere la produzione nei suoi impianti nordamericani per via dello stop alle forniture.

L’impatto sull’economia dipende dal contenimento

Se da un lato il contenimento del virus è fondamentale per impedire che il mondo venga travolto da una pandemia incontrollata, la durata di questo “assetto di guerra” contro il virus ha un risvolto negativo sull’economia.

Più le quarantene perdurano, più le supply chain rischiano il collasso.

La Federal Reserve ha già dichiarato che il Coronavirus sta pesando negativamente sugli investimenti, mentre segnali incoraggianti di crescita delle economie cinesi ed asiatiche registrate sul finire del 2019 appaiono ora minati da questa situazione di stallo.

La World Trade Organization, nel suo Goods Trade Barometer, ha precisato che il sopraggiungere dell’emergenza COVID-19 fa presagire una caduta della crescita degli scambi per tutto il primo quarto del 2020.

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