Coronavirus, l’onda lunga cinese deve ancora colpire l’industria USA

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photo credit: Lance Cunningham Parallel Parking via photopin (license)
Malgrado i ritardi nella catena di fornitura sin qui registrati, i veri effetti della contrazione industriale cinese viaggiano in ritardo

Il peggio, almeno in Cina, sta passando? Forse, nessuno lo sa con certezza, ma se non altro le industrie del Paese stanno dando segni di ripresa. Una buona notizia per le supply chain di mezzo mondo.

Eppure, mette in guardia il Massachussetts Institute of Technology, non bisogna abbassare la guardia, anzi: l’onda lunga dei ritardi deve ancora colpire appieno l’industria statunitense, per esempio. Ecco perché.

photo credit: Jacques Holst Maersk Containers via photopin (license)

Un “buco” nelle spedizioni lungo sei settimane

Yossi Sheffi, direttore del centro per i trasporto e la logistica del Massachussetts Institute of Technology, ha messo in guardia l’industria a stelle e strisce in un’intervista concessa a SupplyChainDive, consigliando, anzi, di correre ai ripari.

Se infatti in Cina alla fine di febbraio si notavano i primi segni di ripresa delle attività, facendo sperare in una normalizzazione nel mese di marzo, va considerato un semplicissimo fattore: i tempi delle spedizioni via mare.

La Cina rappresenta, da sola, 22% delle importazioni via mare: una enorme fetta di quanto è prodotto in Oriente viaggia nei container imbarcati.

Il tempo di percorrenza delle rotte tra Cina e USA è, in media, di 6 settimane: ebbene, tutti i “viaggi in bianco” denunciati dalle compagnie di navigazione non hanno ancora attraccato, il che vuole dire che gli effetti della riduzione delle spedizioni dai porti cinesi deve ancora manifestare i suoi effetti sulla Supply Chain americana.

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Misure per contrastare lo stress della catena di fornitura

Un’osservazione che viene fatta riguarda poi la capacità delle industrie statunitensi di agire prevedendo gli scenari. Fondamentale, in queste situazioni, è lavorare sulla base di scenari predittivi, più che affidandosi ad una navigazione “a vista”.

Molti starebbero però compiendo le loro scelte momento per momento, basandosi sulle richieste e sui prodotti disponibili nelle scorte.

Altra politica in auge è quella di dare una priorità a prodotti e clienti, scegliendo quali privilegiare nell’evasione degli ordini.

Secondo il Washington Post il Congresso starebbe approvando finanziamenti per combattere gli effetti del Coronavirus sulla supply chain statunitense per 7 miliardi di dollari, sulla scia Diu quanto stanno facendo i governi cinese e tedesco per stabilizzare l’industria e la relativa logistica.

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