La logistica, sulla bilancia dell’occupazione italiana, pesa con i suoi 2,5 milioni di lavoratori: in costante crescita dal 2014, rischia di subire una battuta d’arresto proprio a causa di quell’innovazione che dovrebbe esserne punto di forza.
È quanto emerge dal rapporto “Le nove sfide per il futuro del lavoro nella logistica” di Randstad Research, presentato a Piacenza al convegno “Il futuro dei profili professionali della Logistica”: la scelta di guardare ad un settore come quello logistico è venuta per via della dinamicità dello stesso nel rispecchiare i cambiamenti del mondo del lavoro.
Digitale nella logistica, saper leggere le trasformazioni
Il centro di ricerca autonomo e indipendente sul lavoro del futuro, il cui comitato scientifico è presieduto da Enrico Giovannini, si è focalizzato sul settore logistico per via del paradossale rischio che l’avvento della digitalizzazione può portarvi.
Entro il 2027 sono infatti ben 500 mila i posti di lavoro potenzialmente a rischio nella logistica nel nostro Paese proprio per l’impatto dirompente della digitalizzazione (intesa come automazione dei veicoli e dei carrelli, ma anche come sostituzione di lavoratori di ufficio), mentre almeno 600mila lavoratori dovranno radicalmente aggiornare le loro competenze per stare al passo con i cambiamenti.
L’innovazione che sta investendo il settore richiederà però anche nuove professioni: il numero di nuovi occupati, tra nuovi profili e riconversioni, potrebbe superare da qui al 2027 quello delle professioni a rischio, se la logistica saprà affrontare con successo nove grandi sfide per il futuro del lavoro
«La logistica rappresenta il campo ideale per osservare le trasformazioni in atto – afferma Daniele Fano, Coordinatore del Comitato Scientifico del Randstad Research – Un settore in crescita, posto dalla trasformazione digitale al bivio tra decrescita dei posti di lavoro per effetto dell’automazione e sviluppo di nuova occupazione per le funzioni richieste dall’innovazione. Stimiamo 500mila posti di lavoro a forte rischio da qui al 2027, ma i nuovi occupati potrebbero superare le professioni sostituite, a certe condizioni: occorre il coraggio di investire in processi e risorse umane capaci di creare valore, la capacità di cogliere le opportunità dei nuovi trend e di superare i lati più oscuri del settore, un impegno forte su formazione, organizzazione e management».
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Le 9 sfide per continuare a crescere
Grazie alle interviste fatte ad un gruppo di esperti di logistica e settori correlati, il Randstad Research ha identificato 9 sfide correlate sul fronte dell’istruzione, della formazione, dell’occupazione e della crescita per pensare in modo sistemico il futuro del lavoro nella logistica.
1 – Dare centralità alla percezione della logistica. La scarsa attenzione riservata alla logistica ne impedisce lo sviluppo per essere considerato come fattore strategico. È necessario dare centralità al settore, migliorandone la capacità di attrazione verso famiglie e giovani. Si devono evidenziare le esigenze della manifattura di servizi logistici e la capacità di accompagnare gli imprenditori sui mercati internazionali.
2. Cavalcare i megatrend. I megatrend che impattano sulla logistica vanno capiti e non contrastati, per aprire opportunità di nuovi mestieri. Ad esempio, la preoccupazione per i fenomeni ambientali può offrire occasioni di impiego a figure come l’addetto al controllo delle emissioni o il manager nell’innovazione sostenibile; la trasformazione digitale al magazziniere digitale o programmatori; i trend demografici differenziati tra i paesi richiamano specialisti di marketing/export. La connettività, la fluidità della catena nei vari momenti dei processi logistici, apre nuove opportunità a manager dell’import/export di leader di filiera o profili ibridi con competenze di acquisti e tecnologie.
3. Cooperare e competere nelle filiere. Nella logistica la collaborazione nella filiera è essenziale. Sono fondamentali accordi di trasparenza, aggiornamento delle declaratorie professionali e forme di collaborazione. Gli investimenti sostenibili aumentano la produttività: investire nella valorizzazione del dipendente e nella cooperazione porta i frutti migliori sul lungo termine.
Un lavoratore su cinque nella logistica ha una funzione trasversale (con professioni necessarie e complementari a quelle verticali, ad esempio informatici, management, ecc.), i restanti una funzione prettamente logistica (come l’imballatore, il carrellista ecc).
Scomponendo gli occupati in cluster rappresentativi, si nota che il 51% degli occupati è composto da operai, il 29% da tecnici, il 9% da middle e top manager, l’8% da addetti nei servizi e il 2% dall’ambito digitale e robot. Ma guardando la dinamica occupazionale, a fronte di una crescita media del 4,87% degli occupati nel settore dal 2014 al 2018, si scopre una riduzione del 27,7% di lavoratori nei “servizi”, quelli maggiormente esposti alla digitalizzazione, e una crescita del 32,5% nel “digitale e robot” (operai +5,7%, tecnici +13,3%, manager +15%)
4. Management aperto all’innovazione e alle soluzioni organizzative. Molti studi dimostrano come manager altamente formati riescono a dare una spinta in più in produttività e innovazione. È necessario attrarre profili con skill che si differenzino da quelle tradizionali. I professionisti devono essere altamente formati e in continuo aggiornamento.
5. Capire le trasformazioni delle qualifiche. Senza un’idea precisa dei confini che delineano le qualifiche è difficile strutturare percorsi formativi adeguati e pianificare l’iter per aggiornarsi. Randstad Research ha realizzato uno schema per descrivere mansioni, conoscenze e diversi tipi di abilità richieste delle professioni della logistica.
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6. Contrastare l’emergenza di formazione nell’informatica, con un occhio alle competenze ibride. Si dovrebbe potenziare lo studio dell’informatica già a partire dalle elementari, inserendo gradualmente elementi di coding. L’informatica, come il latino e il greco, sviluppa il pensiero logico, e una volta acquisito un linguaggio informatico è più facile impararne altri. I nuovi professionisti della logistica devono avere competenze “ibride”.
7. Comunicazione fin dalle scuole elementari. Un grande ostacolo della logistica è la mancanza di una narrazione adeguata per attrarre gli studenti e fare presa sulle famiglie. La sensibilizzazione nei confronti dei nuovi mestieri deve iniziare dalle scuole elementari e continuare lungo tutto l’arco della vita.
8. Creare gli ambienti adatti, gli incentivi e le capacità per attuare innovazioni che creano valore e lavoro. Le imprese che investono in innovazione e sostenibilità sono le più produttive. Chi lavora deve essere incentivato a dare idee di valore per l’azienda. Servono modelli che incoraggino la collaborazione e lo scambio di idee.
9. Ispirare l’orientamento. Occorre stimolare l’interesse dei giovani, e non solo, verso la logistica, riuscendo a comunicare come sia un potente motore di innovazione e trasformazione al centro di processi indispensabili, come lo sviluppo dell’economia circolare, il controllo delle filiere degli scambi al servizio dell’industria e dei servizi, il miglioramento dell’ambiente in senso ampio.