Un recente aggiornamento difettoso di un software di sicurezza informatica legato alle piattaforme Microsoft, rilasciato dalla società texana CrowdStrike, ha causato un collasso del cloud Microsoft Azure, provocando un blackout informatico globale. Questo evento, verificatosi venerdì scorso, ha avuto conseguenze immediate e significative su scala mondiale, mettendo ancora una volta in luce la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento globali.
Cosa è successo: le schermate blu
Il problema è iniziato con un aggiornamento di Microsoft Windows che ha causato ‘crash’ diffusi dei computer, bloccando temporaneamente tantissime attività gestite da aziende che si appoggiano ai servizi Microsoft.
Nella logistica ad aver patito immediatamente gli effetti della paralisi informatica sono state le operazioni della catena di approvvigionamento globale in tutte le sue modalità di trasporto. Migliaia di voli sono stati bloccati o ritardati nei principali hub di trasporto aereo di merci in Europa, Asia e Nord America. Secondo FlightAware, piattaforma online di traccino in tempo reale dei collegamenti aerei, circa 3.600 voli a livello globale sono stati cancellati o ritardati.
Conseguenze nell’immediato
Le principali compagnie aeree, come FedEx e UPS, hanno attivato piani di contingenza ma hanno avvertito di possibili ritardi che interesserebbero le consegne previste per venerdì.
Anche gli spedizionieri hanno avvisato i clienti di possibili ritardi nelle spedizioni a causa dei problemi IT che colpiscono le compagnie aeree passeggeri e cargo. Un sondaggio dell’Airforwarders Association, consorzio globale degli operatori dell’industria aerea, ha indicato che circa una dozzina delle compagnie sue associate hanno sperimentato interruzioni operative classificabili da moderate a gravi.
Diverse compagnie aeree statunitensi, tra cui Delta, United, American e Spirit, hanno chiesto alla Federal Aviation Administration di ritardare le partenze. American Airlines è riuscita a riprendere le operazioni entro le 5 del mattino (ET), mentre United e Delta hanno anche iniziato a volare di nuovo, sebbene abbiano avvertito di interruzioni in corso mentre riposizionano il personale e le attrezzature.
Gli stessi problemi hanno fermato o rallentato nelle loro operazioni anche le compagnie europee, pure laddove non era in uso il software Microsoft danneggiato dall’aggiornamento, in quanto l’effetto a catena sugli aeroporti si è propagato rapidamente.
L’impatto sui trasporti aerei cargo
Il guasto ha avuto un impatto significativo sulle operazioni di trasporto aereo merci. Le catene di approvvigionamento aereo sono altamente complesse e una perturbazione globale di questa portata ha un impatto grave. In un gioco ad incastri calcolato al decimo di secondo, gli aerei e le merci, infatti, non sono state trasferite e, per via dei ritardi accumulati, tutt’ora non sono dove dovrebbero essere: secondo diversi analisti ci vorranno giorni o addirittura settimane per risolvere completamente la situazione.
Secondo gli esperti di Xeneta, essendo la capacità disponibile sul mercato già limitata, le compagnie aeree faranno fatica a spostare domani le merci che avrebbero dovuto essere spostate oggi.
Tempi di ripristino
Per un ripristino completo delle operazioni, quindi, ci potrebbero volere giorni o addirittura settimane. Questi incidenti possono richiedere fino a tre volte il tempo necessario per risolversi rispetto alla durata del guasto, ma ciò dipende molto dalla portata del problema IT e dalle condizioni di mercato nel momento in cui si verifica.
Everstream Analytics, società tedesca che offre servizi di pianificazione, analisi del rischio e IA per la supply chain, ha avvertito che bisogna aspettarsi che la congestione localizzata nei porti e negli aeroporti, insieme ai ritardi nella lavorazione delle merci, persista nei prossimi giorni.
Problemi anche per porti e produzione
Anche i principali porti marittimi stanno affrontando interruzioni, con tempi di attesa prolungati per il ritiro e la consegna dei container, malgrado le operazioni portuali siano state meno colpite rispetto a quelle aeroportuali.
L’impianto APM Terminals al porto di Valencia, in Spagna, si è ritrovato per diverse ore, anche dopo la risoluzione del problema informatico, non in grado di aprire le porte dei cancelli per i camion, aggravando ulteriormente i ritardi.
Delle ripercussioni a catena sono attese nell’arco della settimana corrente, con peggioramenti localizzati della congestione nei porti e negli aeroporti: tra gli scali marittimi colpiti ci sono Göteborg, Felixstowe, Dover, Danzica, Genova, Aarhus, Valencia, Los Angeles e Port Elizabeth.
I problemi tecnici hanno anche influenzato la produzione presso le principali manifatture: Mercedes-Benz, ad esempio, ha annunciato riduzioni parziali della produzione nel suo stabilimento di Baden-Württemberg in Germania e un arresto della produzione nel suo stabilimento di Vitoria in Spagna.
È evidente come il blackout informatico globale causato dall’aggiornamento difettoso di CrowdStrike abbia messo in luce la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento globali: sebbene la maggior parte delle operazioni siano ora tornate operative, l’incidente è un ulteriore promemoria dei rischi associati alla nostra dipendenza dalla tecnologia, della quale beneficiamo, ma che, in un certo senso, ci rende suoi schiavi.