Il sorpasso dei nativi digitali: come cambia il lavoro nella logistica

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Pandemia, ricambio generazionale, rapporto uomo-macchina e presa di coscienza disegnano l’evoluzione del lavoro nell’industria logistica

Il mondo del lavoro è ad un bivio, la cui svolta è già stata imboccata. Con la pandemia di Covid-19 come accelerante, la mutazione dell’impiego e delle carriere professionali ha intrapreso una netta piega, stimolata anche dall’introduzione di nuova forza lavoro nata sotto presupposti ben diversi dalle precedenti generazioni.

Ruoli, responsabilità, orari, strumenti e ambiente di lavoro, tutto è ormai messo in discussione e sottoposto ad una naturale contrattazione, già in atto in modo fluido.

A sottolineare il cambiamento, anche per quanto guarda il mondo della Supply Chain, è l’ultimo Trend Radar sul futuro del lavoro redatto da DHL Global Forwarding, divisione del Gruppo Deutsche Post DHL.

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Il cambio di generazione 

Per la prima volta nella storia, il numero dei nativi digitali ha iniziato a superare quello di chi ha iniziato la propria carriera professionale prima della nascita di internet. Millennials e Generazione Z stanno spingendo l’industria logistica – e non solo – a soddisfare nuovi bisogni su temi quali sostenibilità, diversità e inclusione, welfare aziendale e innovazioni tecnologiche all’avanguardia. Queste necessità hanno portato a grandi cambiamenti nel mondo della digitalizzazione, dell’automazione e dell’intelligenza artificiale, e hanno portato a un impatto significativo sui posti di lavoro e sul modo di concepire il lavoro in interi settori di tutto il mondo. 

Dai Baby Boomers alla Generazione X, dai Millennials alla Generazione Z fino alla Generazione Alpha: i cambiamenti sociali hanno influenzato il modo in cui concepiamo il lavoro e i lavoratori di oggi stanno prendendo maggior consapevolezza delle condizioni in cui vorrebbero lavorare, delle loro abilità, delle aziende per cui vorrebbero lavorare, dei benefit che vorrebbero ricevere in cambio del loro tempo e della loro forza lavoro. 

Ogni individuo ha il proprio set di preferenze e obiettivi da perseguire, ma è innegabile che questi siano influenzati dal periodo in cui sono diventati adulti: generazioni diverse hanno idee e valori diversi sul concetto di lavoro, e idee e valori diversi generano nuove necessità. 

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Digitalizzazione e rapporto uomo-macchina

Secondo l’ultimo studio del World Economic Forum il 29% dei compiti attuali sul luogo di lavoro viene eseguito dalle macchine e si prevede una crescita fino al 52% entro il 2025. Il progresso tecnologico è probabilmente il motore del cambiamento nell’industria logistica e i continui miglioramenti nel campo della digitalizzazione, dell’automazione e dell’intelligenza artificiale stanno avendo un impatto significativo sui posti di lavoro e sui luoghi di lavoro in tutti settori e in tutto il mondo, influenzando nettamente gli attori coinvolti lungo la supply chain. 

Oggi è possibile adottare tecnologie che fino a qualche anno fa erano considerate proibitive a causa dei loro costi, con lo sviluppo di sensori, batterie, comunicazioni wireless, archiviazione dei dati, potenza di calcolo e sistemi di approvvigionamento dei materiali. È grazie a questi progressi che i processi di automazione e digitalizzazione si sono sbloccati e sono stati resi accessibili per la supply chain, aprendo le porte a futuri sviluppi. 

Sebbene gli esperti non prevedano che l’industria logistica subisca un istantaneo e drammatico “flip of the switchdal lavoro umano alla piena automazione, gli intervistati percepiscono un graduale cambiamento destinato ad avvenire nei prossimi trent’anni anni in cui più ruoli collaboreranno con la tecnologia piuttosto che competervi. Gli autori del Trend Report prevedono un’applicazione non uniforme e non omogenea delle tecnologie in tutto il mondo, con alcune nazioni e team di lavoro della supply chain che sperimenteranno cambiamenti più o meno lenti o piccoli rispetto ad altri. 

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Il boost della pandemia

Per milioni di persone la pandemia ha cambiato il modo di vivere e lavorare, probabilmente per sempre. Ha fornito la spinta a individui e organizzazioni per guardare sotto un’altra luce procedure e abitudini consolidate da tempo e considerare modi alternativi di lavorare: dal ripensare le responsabilità e l’uso degli strumenti digitali, fino al riconsiderare il significato e lo scopo di lavori specifici. Ha cambiato le abitudini di acquisto e conseguentemente aperto le porte a nuove opportunità: basti pensare a un recente studio di Facebook e Bain & Company che ha stimato 70 milioni di persone in più ad aver fatto acquisti online in sei Paesi del sud-est asiatico dall’inizio della pandemia. 

Un’altra conseguenza della pandemia sulla forza lavoro riguarda il tanto discusso smart working. Oggi è diventato ancor più fondamentale capire le necessità delle persone per creare un ambiente di lavoro efficiente, stimolante e produttivo. Gli attori coinvolti lungo la supply chain devono mettere in atto nuove strategie per rendere il lavoro più flessibile e accessibile attraverso nuove politiche HR e l’introduzione di nuove tecnologie.

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