Interruzioni nella Supply Chain, boost per un magazzino tecnologico

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Il magazzino del futuro non sarà solo automatico e iperconnesso: sarà parte di un ecosistema informatico di gestione perennemente interfacciato con la doman

La tendenza verso l’automazione del magazzino ha ingranato la quarta, anzi la quinta: è previsto infatti un raddoppio nei prossimi cinque anni della robotica applicata a questo ambiente di lavoro. Si tratta di un segnale consolidato e che, salvo qualche rallentamento regionale dovuto alle situazioni specifiche, difficilmente si smentirà; la ragione è data dalla necessità, evidente, di minimizzare le interruzioni della Supply Chain, che a partire dal 2020 sono divenute una costante.

Se prima di due anni fa la coincidenza di fattori imprevedibili – i famigerati ‘cigni neri’ – era considerata un’eventualità eccezionale, tale da meritare un acronimo per essere definita a livello ambientale (“VUCA”), oggi si tratta della norma.

Non è quindi pensabile di lasciare i processi logistici così come sono, esposti alla fluttuazione degli eventi. Ogni margine va limato e il mix di tecnologie robotiche e digitali legate all’IoT paiono essere la miglior risposta disponibile al momento: implementarle non è però cosa automatica, occorre la predisposizione di un intero ecosistema all’intorno.

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Automazione del magazzino, non una novità

Molte delle tecnologie di cui si sente parlare sono in circolazione da tempo. Dai nastri trasportatori ai sistemi di stoccaggio e picking automatizzati, passando per shuttle e smistatori, sono tutte vecchie conoscenze del magazzino automatico.

Sono però tecnologie che richiedono a volte un’infrastruttura che non tutti i magazzini possono permettersi, per quanto siano divenute relativamente diffuse negli hub logistici di una certa dimensione.

 

Il bisogno di automatizzare

La richiesta di sistemi di automazione del lavoro in magazzino è fisiologica: contemporaneamente ci sono due fattori a farsi avanti, come la diminuzione della disponibilità di mano d’opera umana e la necessità di evadere ordini in quantità sempre maggiori in tempi sempre minori.

I comportamenti d’acquisto dei consumatori, ormai plasmati dall’eCommerce, fanno sì che la compulsività regni sovrana, così come che la gestione dei resi sia, da marginale, divenuta predominante.

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Robotica ed IoT

Il vero passo avanti è rappresentato dall’ingresso in forze nell’ambiente del magazzino della robotica, non solo collaborativa.

Se dotare gli operatori di magazzino di wearables che permettano loro di visualizzare ordini, azioni da compiere e quant’altro sia utile a velocizzare il lavoro integrandolo con quello di bracci automatici, le aziende che possono permetterselo adesso puntano sugli AGV e sugli AMR.

I primi sono veicoli a guida autonoma, che possono essere shuttle, i secondi i sempre più noti Autonomous Mobile Robots. 

C’è poi una seconda grande branca di applicativi legati all’IoT nella sua versione IIoT (Industrial IoT), ossia all’Internet of Things, lo stesso che rende possibile la domotica moderna: essa si rivela infatti di fondamentale impatto nella gestione di un magazzino automatico, coordinandone tutte le varie parti in tempo reale.

 

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Magazzino automatico e ‘intelligente’

Tanta tecnologia va a costituire un ecosistema digitale, ma anche fisico. Robot, uomini, dispositivi wearables e tradizionali sistemi di trasporto – dunque operazioni di carico-scarico – devono coesistere ed essere coordinate al meglio per evitare inceppamenti o, peggio, incidenti.

Per convivere senza problemi e dando il massimo a livello di produttività saranno proprio sensori, telecamere e software WMS che si appoggino ad un controllo degli apparati tramite IoT a fare da cervello e controllori.

 

Gli ostacoli all’adozione

Lo spostamento sul cloud di tante parti della gestione aziendale snellisce il bisogno di infrastruttura fisica, ma rimane un ostacolo materiale all’evoluzione tecnologica dei magazzini: la diffidenza nei confronti di queste tecnologie, data dalla scarsa alfabetizzazione digitale dell’ambiente logistico, ed i costi.

Tuttavia c’è uno spiraglio di apertura anche per quanto riguarda le aziende meno dotate di risorse: la concorrenza di un mercato tecnologico molto aperto, sul quale si stanno affacciando un numero sempre crescente di soluzioni, sta rendendo accessibili strumenti decisamente di nicchia sino a pochi anni fa. 

Inoltre, proprio una corretta infrastruttura basata sull’IIoT (Industrial Internet of Things), consente di non dover investire enormi sforzi sulla formazione di manodopera aggiuntiva.

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