La gestione del rischio nelle supply chain dei farmaci

Condividi
La carenza di alcuni farmaci strategici, la concentrazione geografica della loro produzione e la limitata visibilità della catena di approvvigionamento possono rappresentare un pericolo per la salute pubblica di interi paesi

Negli ultimi tre anni il settore farmaceutico ha dovuto affrontare sfide a livello globale particolarmente impegnative quali l’emergenza Covid-19 ed il conflitto in Ucraina.

Mai come in questo periodo, unitamente ad una indubbia capacità di resilienza, sono emerse criticità del sistema manifestate, prima con la drammatica carenza di dispositivi di protezione personale e attrezzature specifiche, poi con ritardi nella distribuzione, rallentamenti nelle supply chain internazionali, scarsa accessibilità alle materie prime, aumento dei costi dei principali fattori produttivi.

Fatti che hanno posto l’intero comparto, industriale e logistico, sotto i riflettori del mondo e hanno indotto non pochi osservatori a porre interrogativi sul futuro prossimo.

La domanda di farmaci, infatti, è presumibile che sia destinata ad aumentare non solo per il naturale invecchiamento della popolazione in molti paesi ma anche in forza di eventuali patologie indotte dall’epidemia di sars-Cov2 appena conclusa (ad esempio per problemi respiratori cronici possibili in alcuni dei guariti dal Covid-19), dall’insorgere di nuovi virus, evento tutt’altro che da escludere, dal persistere di malattie cui la ricerca non ha ancora dato una definitiva risposta.

Le criticità delle catene di distribuzione, pertanto, rappresentano un rischio che li settore dei farmaci non può permettersi così come la non corretta pianificazione della produzione.

Recentemente, una commissione del Senato degli Stati Uniti ha denunciato come la concentrazione geografica e la mancanza di visibilità nell’approvvigionamento di alcuni farmaci, costituisca una reale minaccia per il paese e per la salute pubblica.

Leggi anche:
Logistica Healthcare cerca in nuovi equilibri nella catena di fornitura

 

 

La concentrazione geografica

 Il rapporto della commissione, che riguarda il territorio degli Stati Uniti, ma che possiamo pensare, vista la radice globale del problema, interessi una ben più ampia pluralità di stati, sottolinea che le carenze riscontrate riguardano, tra l’altro, farmaci salvavita come trattamenti per la cura dei tumori così come antipiretici e antibiotici di uso più comune.

Una dei rischi chiave sottolineati è costituito dalla concentrazione di un gran numero di produttori in sole due aree del mondo: Cina e India. 

Secondo il rapporto, nel 2015 ben 445 produttori di principi attivi farmaceutici avevano sede in Cina ed il loro numero si era raddoppiato rispetto a soli cinque anni prima.

Inoltre, secondo un’indagine della US Pharmacopeia, istituzione indipendente senza scopo di lucro, nel 2021 la maggior parte delle strutture per la produzione di principi attivi farmaceutici approvati dalla Food and Drug Administration si trovavano in India.

Una situazione di quasi “monopolio geografico” che indubbiamente rappresenta una forte criticità nella supply chain a cui occorrerebbe trovare una soluzione pur tenendo presente che la complessità dei processi di produzione costituisce di fatto una forte barriera all’ingresso di altri produttori in grado di allargare l’offerta e che le capacità interne al paese sono piuttosto scarse.

La raccomandazione del rapporto è quella di promuovere investimenti in capacità di produzione avanzate per farmaci critici attraverso partenariati pubblico-privati con offerta di contratti governativi a lungo termine per i fornitori di farmaci generici.

Leggi anche:
Cold Chain: dalla fabbrica al punto vendita è una questione di temperatura

 

 

La visibilità della supply chain

Un ulteriore punto messo in luce dal rapporto del Senato americano è la mancanza di visibilità end-to-end delle catene di approvvigionamento farmaceutiche.

Tale carenza era già presente ben prima che la pandemia di Covid-19 facesse emergere le diverse criticità e appare più legata alle politiche seguite per finanziare le produzioni di farmaci.

La mancanza di informazioni e di dati non strutturati che dovrebbero essere forniti dai produttori di armaci all’agenzia governativa incaricata, impedisce di formulare previsioni attendibili circa le necessità e la possibilità di soddisfarle realmente.

Tra i suggerimenti che vengono dati dal rapporto, se non per superare ma almeno mitigare il problema, vi è quello di concedere alla Food and Drug Administration la possibilità di sviluppare un database dei materiali per valutare il pericolo di eventuali inconvenienti e nel contempo dare la possibilità al governo di effettuare regolari valutazioni del rischio rappresentato dalla catena di approvvigionamento.  

Ti potrebbero interessare