La guerra torna in Europa: perché pagherà anche la logistica

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Energia, export, finanza: cosa ci aspetta nell’immediato futuro

È accaduto l’impensabile, il ritorno di un conflitto armato all’interno del territorio europeo, per di più sotto forma di attacco deliberato. È qualcosa che per la maggior parte di noi, che delle guerre ha, per fortuna, solo sentito racconti, letto sui libri di storia o visto film, non è nemmeno del tutto immaginabile nella sua portata di catastrofe umana e storica.

Senza avvitarci nella retorica, guardiamo però ai fatti che interessano l’Italia con il taglio specifico del punto di vista economico e della logistica.

Nell’immediato futuro il ‘bollettino di guerra’ dovremo farlo anche noi che non siamo direttamente coinvolti sul campo del conflitto tra Russia ed Ucraina: si tratterà di un bilancio economico, inevitabile a prescindere dalle sanzioni nei confronti di Putin.

Cerchiamo di fare un quadro generale.

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I rincari dell’energia

Il primo punto è quello già evidente da mesi: l’energia costa più cara. E continuerà a costare ancora più cara, sia a causa del conflitto, sia a causa delle sanzioni che colpiranno la Confederazione russa.

Con l’inizio delle ostilità il prezzo del gas è schizzato in alto di 30 punti percentuali, così come è aumentato quello del greggio. Senza sanzioni, è comunque chiaro che una parte della stessa strategia di pressione russa ruota intorno all’aumento dei prezzi delle forniture all’Europa. Non è un caso che Putin abbia, nei mesi addietro, intercettato anche parte del canale di approvvigionamento del greggio che passa attraverso la Libia.

Forniture dalle quali proprio l’Italia è particolarmente dipendente e che si rivelano un’arma a doppio taglio, perché in caso di sanzioni provocherà un’ammanco delle stesse e, dunque, la necessità di procurarsi nel breve termine la costosa materia energetica tramite altre strade (ad esempio il Qatar). È chiaro che il gas ed il greggio diverranno materia di scambio molto, molto cara, ma sono vitali per trasporti ed industria.

 

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La rivolta dei trasporti

Prima conseguenza di quanto detto sarà il perdurare di proteste contro le ripercussioni pratiche di tali rincari. Per i trasporti sta divenendo insostenibile il costo dei carburanti e già alla vigilia dello scontro militare in Ucraina il blocco degli stessi è un’eventualità reale.

Spiegare ai camionisti di casa nostra che potrebbe essere necessario ‘stringere la cintola’ o, letteralmente, andare incontro a delle serie interruzioni dei servizi per dare un segnale forte sullo scacchiere internazionale, scollegandosi dal gas russo, non sarà semplice.

Trovare una soluzione per far proseguire in modo ‘normale’ il lavoro dell’autotrasporto non lo sarà di meno.

In ogni caso, proprio quella branca della supply chain che nemmeno il Covid della prima ora aveva fermato, potrebbe diventare davvero discontinua, con serie difficoltà a traportare e rendere disponibili merci e beni di varia natura.

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Materie prime: grano, mais

Era già in atto una crisi delle materie prime, ma l’intervento di forza Russo su Kiev difficilmente lascerà i rapporti commerciali e la circolazione di merci da e per la Confederazione come prima del 24 febbraio 2022.

Le conseguenza per l’Italia non saranno facili da digerire: l’Ucraina è un forte esportatore di grano nei nostri confronti (d’altronde, una volta era il ‘granaio dell’URSS’, adesso contribuisce al fabbisogno italiano per il 20%), così come lo è di mais di alta qualità.

Per di più, quelle materie raggiungono sul nostro Paese attraverso navi mercantili che salpano dal Mar d’Azov: già il primo giorno di conflitto sono diversi i vettori rimasti intrappolati con a bordo il carico destinato alle nostre industrie.

Chi ne farà le spese? Tutti noi: con quel grano si fanno pasta, pane e biscotti e alcuni marchi hanno già ben chiaro che non sarà possibile mantenere gli stessi livelli di produzione di sempre; i prodotti a base di grano, già rincarati nel 2021, costeranno ancor più.

 

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Import: laser e prodotti chimici

Tra le varie materie e prodotti che giungono in Italia da Russia ed Ucraina ve ne sono alcuni fondamentali per le industrie nostrane. Tra essi, uno dei materiali base per la produzione di laser che sono usati per fabbricare microchip, gli stessi dei quali vi è già penuria; l’altro sono i fertilizzanti, prodotti a partire dal gas naturale: anch’essi più costosi che in passato del 160%, diventeranno merce rara, con ricadute a cascata su diversi comparti produttivi.

 

Sanzioni anti Russia: Export a rischio

Attenzione è richiesta anche per l’Export. L’Italia è una delle nazioni che maggiormente detiene rapporti commerciali con la Russia, basti pensare all’industria del fashion, foriera di notevoli guadagni.

Un’altra sezione della nostra economia che poggia una consistente parte delle sue esportazioni sulla Russia è quella vitivinicola, che teme adesso di perdere quei 380 milioni di euro che l’export ad oriente gli vale.

In generale, Coldiretti ha in tasca i conti fatti nel 2016 quando la Russia venne colpita dalla precedente l’ondata di sanzioni: allora, la conversione monetaria delle merci bloccate ammontava a 400 milioni di euro.

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