La guida autonoma rigenera o affossa l’autotrasporto?

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Mancano all’appello 400mila autisti solo in Italia, la tecnologia è uno spauracchio: positivo o negativo?

A chi fa paura la ‘guida autonoma’? Proprio agli autisti, vecchi, nuovi e soprattutto potenziali. Si sta generando un paradossale ‘cul de sac’ nel mondo dell’autotrasporto, che percepisce come deleteria l’automazione e la digitalizzazione della professione, non cogliendone le prospettive positive.

In parole povere: mancano gli autisti e molti non vogliono intraprendere la carriera non solo a causa dei cliché classici sul mestiere, ma anche per via della diffidenza nei confronti della tecnologia.

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La guida autonoma non ruba un mestiere

Semmai, lo evolve. È questa la grande incomprensione che aggrava oggi la sistematica carenza di offerta nel mondo dell’autotrasporto. Vi è infatti un’errata percezione del ruolo della digitalizzazione degli strumenti di lavoro, primo fra tutti l’introduzione della guida autonoma. Il perché non dovrebbe far paura agli aspiranti camionisti è contenuto nelle caratteristiche stesse dell’innovazione.

Guardando realisticamente a cosa comportino le nuove tecnologie di assistenza alla guida, per i prossimi decenni esse andranno a risolvere proprio i tradizionali aspetti più logoranti della professione.

 

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Fare il camionista sarà più ‘leggero’?

L’errore di prospettiva si comprende quando si osserva che tra i dubbi dei possibili nuovi camionisti, uno di quelli che mina maggiormente la convinzione di intraprendere la trafila per divenire autisti di mezzi pesanti è l’idea che di essere destinati ad una rapida estinzione.

Non è vero: la guida autonoma è ancora lungi dal materializzarsi sotto forma di veicoli completamente autosufficienti, anzi, si tratta di una possibilità da ascrivere ad un futuro remoto, non prossimo.

Al contrario, la tecnologia a supporto della guida ricalca sui mezzi pesanti quello che sta avvenendo sulle automobili. C’è un aumento dell’assistenza alla guida, dei sistemi di sicurezza, ma non una sostituzione del guidatore; per paradosso, proprio la tecnologia che scoraggia molti garantisce invece di alleggerire gli aspetti più stressanti della vita da camionista.

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Reali prospettive 

Quel che il mercato dei veicoli pesanti offre effettivamente è l’introduzione di camion con sistemi di rilevamento della stanchezza del conducente, di frenata assistita e di emergenza a fronte di ostacoli improvvisi e di mantenimento della corsia.

L’unica applicazione di ‘guida autonoma’ propriamente detta, da aspettarsi nel giro di almeno un decennio, è la possibilità di far subentrare un pilota automatico durante la percorrenza di certe tratte autostradali.

Ciò vorrebbe dire che il conducente avrebbe mani e piedi liberi, ma dovrebbe comunque sorvegliare l’andamento della marcia per riprendere i controlli in caso di pericolo; sarebbe però sgravato dal mantenere la tensione fisica e, in parte, anche mentale tipica dei viaggi autostradali, per altro i più alienanti.

Di fatto, prima della sparizione del guidatore umano serviranno decenni: anche l’opzione sopra citata è applicabile oggi in limitati contesti, sia per le condizioni delle strade, sia per questioni normative al corredo.

 

Una diversa educazione alla tecnologia

Un aspetto determinante nell’attrarre nuovi camionisti verso la professione sarebbe indubbiamente una comunicazione precisa, corretta e positiva delle reali potenzialità della tecnologia sul campo lavorativo.

L’assistenza alla guida per come può effettivamente entrare in gioco oggi e nei prossimi anni è un aiuto, non un ostacolo alla costruzione di una carriera professionale.

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