Sebbene siano ancora sottorappresentate nel settore dei trasporti e della logistica, sempre più donne stanno scegliendo questa attività conquistando posizioni di rilievo.
Storicamente, la logistica è considerata un mondo maschile, ma i preconcetti e le idee obsolete vanno gradualmente cedendo il passo all’integrazione di personale femminile.
Il pensionamento della generazione dei baby boomer, l’evoluzione tecnologica in atto e la carenza di manodopera, stanno favorendo questo processo di attrazione dell’universo femminile.
Come testimoniano le numerose indagini svolte sia dagli enti rappresentativi del settore, sia da molte aziende coinvolte, sempre più si presenta l’opportunità di arricchire i diversi segmenti operativi, dal magazzino ai trasporti, che costituiscono il comparto della logistica, con competenze e prospettive uniche, rappresentate proprio dalla diversità di genere.
Le dimensioni della logistica al femminile
Premesso che esiste una difficoltà oggettiva a reperire cifre atte a descrivere con costanza e precisione il trend della presenza femminile nelle attività logistiche, rapporti come il World Economic Forum del 2022, gli studi dell’OPTL (Observatoire Prospectif des Métiers et des Qualifications ), nonché alcune rilevazioni locali all’interno dei singoli paesi, concordano nel collocare, a livello globale, l’incidenza femminile nella logistica, intorno al 23-25% della forza lavoro.
Questa percentuale, in costante aumento negli ultimi anni, varia considerevolmente tra le diverse aree geografiche ed i singoli paesi in funzione delle differenze culturali, le politiche governative e le opportunità di formazione e sviluppo.
In Europa si attesta tra il 22% ed il 27% circa con riferimento alla macroarea del trasporto ed immagazzinaggio, nettamente superiore ai dati dell’Asia dove la Cina raggiunge il 20% cui si contrappone, però, l’India ferma al di sotto del 10%.
In America, gli Stati Uniti si muovono in similitudine con l’Europa, avvicinandosi al 30% considerando il complesso delle diverse attività logistiche, mentre in Africa e Medio Oriente la presenza femminile non supera il 15%.
Ancora più evidenti le diversità che emergono nelle analisi dei singoli paesi dove la Francia può vantare una incidenza delle donne del 25% circa mentre la Germania, secondo l’Associazione Federale per la Logistica è del 20% o poco più. In entrambi i casi, però, si evidenziano settori in maggior difficoltà come la manutenzione e la guida dove la rappresentanza femminile crolla rispettivamente al 5% ed al 10%.
In Italia, secondo dati Istat la presenza femminile nel segmento del trasporto e magazzinaggio si ferma al 21,8% (dato 2019), in leggera crescita, mentre è preoccupante la percentuale delle donne al volante nell’autotrasporto che non supera il 2,1%, dato comunque in linea con la media europea.
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I pregiudizi ed il soffitto di vetro
Tutte le indagini effettuate confermano che i maggiori ostacoli all’ingresso e all’incremento delle figure femminili nelle diverse attività della logistica sono rappresentati dall’esistenza di forti stereotipi che condizionano la cultura di molte aziende.
Gli stereotipi di genere indicano, infatti, le donne come ancora meno adatte ai lavori manuali e pesanti,che sono tradizionalmente associati agli uomini, o che non disposte a lavorare su turni o a viaggiare.
Un ulteriore problema è legato alla presunta difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia ed in particolare all’attribuzione alla donna della responsabilità della cura dei figli e della casa.
A peggiorare la situazione si rileva, inoltre, la carenza di programmi di formazione e sviluppo dedicati alle esigenze femminili e ai loro obiettivi professionali, e la mancanza di modelli di riferimento.
Da ciò derivano, spesso, minori opportunità di avanzamento nella carriera rispetto agli uomini e la credenza che le donne siano meno ambiziose o che non siano in grado di assumere ruoli di leadership.
Da non trascurare, infine, l’esistenza di differenze salariali tra uomini e donne nel settore logistico globale dovute proprio a stereotipi di genere e pregiudizi culturali che, secondo un rapporto 2022 del World Economic Forum, si possono quantificare nel 25%.
L’insieme di questi fattori fa sì che le donne siano spesso ostacolate dal cosiddetto soffitto di vetro, che impedisce loro di raggiungere posizioni di alto livello.
Opportunità e vantaggi della ‘femminilizzazione‘
La diversità di genere indubbiamente porta vantaggi al settore. La ricerca di nuove competenze è la ragione principale per integrare nei processi figure femminili, chiudersi alle quali significa rinunciare allo sviluppo di significative competenze professionali.
La diversità del team, come evidenziato da numerosi studi, contribuisce al successo aziendale.
La capacità di multitasking, la collaborazione efficace in gruppi di lavoro e l’attenzione al dettaglio sono solo alcune delle qualità che le donne portano nello svolgere la professione.
Competenze quali la flessibilità e l’attitudine al servizio, appaiono tra le caratteristiche femminili che maggiormente possono contribuire a migliorare l’efficienza e l’efficacia delle operazioni logistiche.
Grazie proprio a queste competenze le donne possono apportare un valore aggiunto significativo che trova importanti riscontri, ad esempio, nella gestione dei magazzini, dei trasporti e delle spedizioni dove l’ingresso delle nuove tecnologie basate su digitalizzazione e automazione hanno reso accessibili anche alle donne attività per lungo tempo considerate solo maschili.
Le aziende che stanno investendo nella promozione della presenza femminile, oltre a porre in atto specifici programmi di formazione e sviluppo delle competenze necessarie, hanno adottato politiche di flessibilità lavorative che aiutano a conciliare lavoro e famiglia e hanno creato ambienti di lavoro più inclusivi per incoraggiare le donne a partecipare attivamente alla vita aziendale.
In alcuni casi è stato adottato anche un codice di condotta a tutela delle donne dalla discriminazione e dalle molestie.
In virtù di ciò, la presenza femminile nel settore della logistica mostra un trend di crescita particolarmente utile in un momento in cui si registra una significativa carenza di idonee figure professionali oltre che di manodopera.