PNRR e logistica, nel mirino porti, ZES e infrastrutture multimodali al Nord e al Sud

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Sviluppo sostenibile del trasporto marittimo, ma non solo: i progetti finanziati dal PNRR si concentrano sul rinforzo strategico delle infrastrutture portuali e del Sud Italia

La ricaduta pratica del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è oggetto di forti speculazioni politiche, ma, nella realtà, esso presenta una serie di interessanti misure a supporto della logistica nazionale.

Per logistica nazionale si intende un sistema che vede al primo posto la portualità, secondo uno schema di priorità che ripartisce i fondi e i progetti del PNRR stesso in base alle esigenze economiche del Paese. 

È dunque interessante capire su quali obiettivi si concentra l’attenzione e con quali forze in campo.

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Gli assi strategici della logistica in Italia

I filoni tematici che guidano la scelta dei progetti approvati dal PNRR sono due: la sostenibilità ambientale e la crescita dell’efficienza delle infrastrutture logistiche. In seconda battuta, vi è poi una gerarchia leggibile nella struttura di priorità della logistica della penisola: al primo posto vengono i porti, al secondo le Zone Economiche Speciali (ZES) e, infine, la multimodalità sia al Nord che al Sud.

Tenendo sempre a mente l’idea che qualsiasi incremento nell’efficienza non possa considerarsi disgiunto dal tema della sostenibilità ambientale – tant’è vero che la stessa ristrutturazione del sistema portuale italiano deve fare i conti con l’impatto che il cambiamento climatico ha su di essi e sulle rotte dello shipping – i progetti selezionati sino a quest’estate si concentravano sul potenziamento della logistica in base alla gerarchia sopracitata.

D’altronde, come riporta Eurostat, l’Italia è regina delle merci che viaggiano su tratte a corto raggio: nel 2021 ne ha trasportate più di chiunque altro in Europa (314 milioni di tonnellate), prendendosi una fetta del 15% per quanto riguarda il commercio europeo marittimo su brevi distanze.

 

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La forza in campo: i fondi

Porti, si diceva, ma anche ZES e multimodalità, il tutto con un occhio ai vincoli del pacchetto Fit for 55 della UE per la riduzione delle emissioni inquinanti. 

Qual’è la reale forza messa in campo dal PNRR per l’attuazione di progetti mirati al miglioramento della portuali italiana si intuisce dagli stanziamenti destinati ai progetti, sebbene non siano ancora stati scelti tutti. Sui porti ‘verdi, ossia su quelle opere votate ad aumentare efficienza e sostenibilità (in taluni casi, anche a proteggere la biodiversità nei pressi degli scali marittimi), sono 270 i milioni di euro previsti dal PNRR, cifra che andrà messa a frutto attraverso progetti mirati e su aree puntuali, quali sono appunto i porti.

Continuando a guardare quante frecce ha al suo arco il PNRR, in merito alle ZES i milioni stanziati sono 630, destinati ad interventi infrastrutturali, mentre al potenziamento dell’alta velocità nel Nord Italia e nelle aree di confine andrebbero poco più di 8 miliardi e mezzo, cui se ne sommano ulteriori 2,4 miliardi destinati a progetti di potenziamento ferroviario nel Sud Italia.

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I progetti interessati, Liguria e Puglia in testa

Facendo una conta spicciola dei progetti previsti e già approvati, le due Regioni che ne vantano il maggior numero sono Liguria e Puglia, la prima in virtù degli investimenti sui porti, la seconda in quanto ZES.

Nel settore marittimo la Liguria ha messo in agenda 12 progetti per un stanziamento di fondi di oltre 38 milioni di euro, seguita da Friuli Venezia Giulia e Lazio con 4 progetti ciascuna, ma con una prevalenza di investimento sulle infrastrutture del Nord Est (19,18 milioni di Euro, dei quali 15 solo per ridurre le inefficienza del porto di Trieste). Seguono ulteriormente Sardegna, Toscana e Veneto.

Rimangono tuttavia dei progetti da designare, in quanto i progetti selezionati erano 30 ad inizio agosto, distribuiti su 8 Autorità portuali anziché 9, con un ritardo nelle procedure.

Passando alle ZES, ossia alle Zone Economiche Speciali del Mezzogiorno, la Puglia fa man bassa con ben 21 progetti e quasi 197 milioni di Euro a disposizione per realizzarli. Si tratta di progetti di collegamento e potenziamento infrastrutturale tra porti – in ogni ZES deve essercene almeno uno secondo i criteri europei di identificazione – e zone industriali, con un focus su ultimo miglio, digitalizzazione ed efficientamente energetico.

In totale i progetti che interessano le ZES e, dunque, il Sud della penisola, sono 56, con Calabria al secondo posto (152,9 milioni) e Campania al terzo (136 milioni); il progetto più ingente è la rifunzionalizzazione del bacino ad alti fondali del porto di Manfredonia (Foggia), che da solo cuba per 121 milioni di euro.

 

Potenziamento ferroviario, tra Sud e Nord

In generale, tutto il trasporto ferroviario è oggetto d’interesse per quanto riguarda l’ammodernamento ed il potenziamento delle linee, sia in ottica di alta velocità, sia di intermodalità. Anche in questo caso molte risorse sono state allocate per progetti di collegamento dei i porti nel Sud Italia, con la Puglia che, nuovamente, detiene il maggior numero di candidature approvate (12) e lo stanziamento più ingente, ben 1,2 miliardi di euro. La Basilicata segue con interventi per poco più di un miliardo di Euro.

Il solo Sud Italia ha visto predisporre 2,4 miliardi di Euro, con l’aggiunta di ulteriori 2,3 miliardi derivanti da altre risorse slegate dal PNRR; i progetti finanziabili sono 33.

Da segnalare un progetto di potenziamento che ha copertura nazionale, per 13,5 milioni di Euro, e una serie di progetti ulteriori destinati alle aree ferroviarie di Lombardia (851,8 milioni) e Lazio.

L’infrastruttura per l’alta velocità vedrà invece un forte investimento di risorse sul Piemonte, protagonista di 4 interventi dal valore complessivo di 7,7 miliardi di Euro, con un progetto che riguarda in particolare la tratta Milano-Genova.

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