Porti italiani, Federlogistica punta l’accento sulla programmazione

Condividi
In un appello al Ministero delle Infrastrutture i nodi da sciogliere

Per Federlogistica la situazione dei porti italiani è chiara: i dragaggi, le opere bloccate, i piani regolatori (e non le varianti) e il regolamento sulle concessioni bloccano il settore, uno dei più strategici per il Paese.

Le iniziative del governo per stimolare la ripresa stanno portando segnali positivi, ma non risulterebbero, secondo Federlogistica, né sufficienti, né abbastanza efficienti.

Il punto risiederebbe nell’assenza di sistematicità e di un quadro definito di priorità.

photo credit: giasco Porto di Genova via photopin (license)
Leggi anche:
Covid e trasporti: nel 2020 dimezzato il traffico passeggeri

 

Ai porti serve programmazione 

Secondo Luigi Merlo, Presidente di Federlogistica-Conftrasporto, è certo apprezzabile  l’individuazione di un primo numero di opere e la nomina dei rispettivi commissari, ma il male oscuro che affligge i porti, evidenziatisi in modo netto come nodo strategico per la competitività del Paese, non ha ancora alcuna terapia: i dragaggi indispensabili per fare entrare le navi nei porti restano al palo così come restano in vigore procedure tanto farraginose quanto impossibili, che negano ogni prospettiva di semplificazione e continuano a bloccare centinaia di opere medie e grandi negli scali marittimi italiani.

«Sogniamo un grande futuro – prosegue Merlo – ma consentiamo a norme, procedure e burocrazia, di annientare il presente».

 

Leggi anche:
La ‘guerra’ dei container: sanzioni per false dichiarazioni in stiva

 

Dove sono i temi prioritari?

Ciò accade anche per quanto riguarda la Conferenza dei presidenti dei porti, convocata dopo anni e anni di attesa, ma dei temi che dovrebbero essere prioritari non c’è traccia: nessuna priorità è stata data, dopo ben 27 anni di attesa, al regolamento delle concessioni ex Art 18; nonostante che su questo tema siano intervenuti l’Autorità di regolazione dei trasporti e l’Antitrust, il Ministero non pone questo regolamento neppure in agenda e continua a non convocare (come è invece previsto dalle legge) la conferenza delle Associazioni di categoria e dei sindacati, che «potrebbero e hanno il diritto di dare un contributo determinante – precisa il Presidente di Federlogistica – a una pianificazione nazionale della portualità che continua a lamentare l’assenza di piani regolatori di sistema e che proprio su questi temi registra la proposta di Assoporti di fornire alle Autorità di Sistema Portuale mano libera per apportare varianti ai piani esistenti, perpetuando scelte e decisioni estemporanee, destinate a innescare distorsioni e concorrenze fra porti vicini, con costi elevatissimi per l’intero sistema nazionale». 

Secondo Federlogistica, le varianti devono rappresentare una rara eccezione e non certo un modus operandi che è antitetico rispetto a una seria pianificazione.

«Lascia allibiti – conclude Merlo – che il Ministro abbia insediato commissioni, tra cui una sugli effetti dei cambiamenti climatici, composte da illustri accademici non affiancati da chi nei porti opera e lavora, ripetendo l’atavico errore di far proliferare proposte e interrogativi senza mai trovare risposte agli stessi».

Ti potrebbero interessare