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Porti USA: torna la minaccia di sciopero generale

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La contrattazione tra l’International Longshoremen’s Association (ILA) e la United States Maritime Alliance (USMX) ha avuto sviluppi significativi che risalgono ad ottobre 2023. Il 1° ottobre, la scadenza del precedente contratto di sei anni ha innescato un breve sciopero di tre giorni che ha paralizzato 36 porti lungo la costa orientale e del Golfo degli Stati Uniti, dal Maine al Texas. 

Lo sciopero, il primo su questa scala dal 1977, ha causato un’interruzione significativa nel movimento di container e veicoli, mettendo in evidenza la necessità impellente di negoziare un nuovo accordo contrattuale. La situazione è stata risolta temporaneamente con un’estensione del contratto grazie all’intervento dell’amministrazione Biden, che ha facilitato un aumento salariale del 62% per i lavoratori portuali. Tuttavia, le trattative hanno subito un arresto a metà novembre 2023 a causa delle divergenze sull’uso di tecnologie semi-automatizzate nei porti.

Negoziati di novembre e principali disaccordi

Le negoziazioni riprese a novembre 2023 tra ILA e USMX miravano a discutere tutte le questioni in sospeso in vista della scadenza del 15 gennaio 2025 per un nuovo contratto: sebbene ci fossero stati progressi su diverse questioni, il dibattito si è arenato sulle tecnologie automatizzate. 

L’USMX ha accusato l’ILA di voler bloccare l’industria limitando l’uso futuro di tecnologie esistenti in alcuni porti da quasi due decenni, affermando che questo renderebbe impossibile soddisfare le future esigenze della catena di approvvigionamento nazionale. 

L’ILA, da parte sua, ha replicato che nei primi giorni e mezzo delle riunioni, le discussioni erano produttive, ma si sono interrotte quando la direzione ha introdotto l’intenzione di implementare la semi-automazione, contraddicendo le assicurazioni iniziali che né la piena né la semi-automazione sarebbero state discusse.

L’automazione delle operazioni portuali

L’automazione rappresenta il nodo cruciale nei negoziati: ad essere al centro delle critiche sono le gru a cavalletto su rotaia (RMG) semi-automatizzate, introdotte all’inizio degli anni 2000 in un terminal della Costa Est. Questo tipo di gru può sollevare, impilare e spostare container senza intervento umano, automatizzando il 95% del lavoro. 

Il vicepresidente dell’ILA, Dennis A. Daggett, ha sottolineato che l’introduzione di queste tecnologie ha eroso molti posti di lavoro lungo la costa est e del Golfo, mentre l’USMX insiste invece che l’automazione è essenziale per modernizzare i porti e risolvere i vincoli di spazio, migliorando l’efficienza e aumentando il volume di container gestiti. 

Uno dei terminal che ha incorporato l’uso delle gru semi-automatizzate è riuscito a quasi raddoppiare il suo volume di container, portando ad un incremento del numero di lavoratori da circa 600 a quasi 1.200 al giorno.

Conseguenze sul mercato del lavoro marittimo

L’adozione delle gru automatizzate potrebbe avere impatti significativi sul mercato del lavoro marittimo. Mentre l’USMX afferma che l’automazione porta a più posti di lavoro sindacali e aumenti salariali grazie a una maggiore efficienza e capacità dei porti, l’ILA teme piuttosto che la sostituzione dei lavori umani con macchinari eroderà le funzioni lavorative storiche. 

L’USMX ha anche sottolineato che l’automazione è essenziale per soddisfare la crescente domanda del commercio internazionale, consentendo ai porti di gestire volumi maggiori con risorse limitate. Tuttavia, l’ILA sostiene che ogni progresso tecnologico deve garantire che un essere umano resti al timone per preservare i posti di lavoro, in un dibattito che incarna le insicurezze del mondo moderno di fronte alle trasformazioni tecnologiche.

Rischi futuri di eventuali fermi

L’incertezza nei negoziati e la minaccia di un nuovo sciopero rappresentano rischi concreti; le aziende stanno già implementando strategie di mitigazione per far fronte alla possibilità di un altro fermo operativo a metà gennaio qualora non venga raggiunto un nuovo accordo. 

La National Retail Federation ha sottolineato che l’estensione del contratto scade poco prima della transizione a una seconda amministrazione Trump, suggerendo che Trump potrebbe agire con più forza in caso di sciopero rispetto al presidente Joe Biden. Questa serie di incertezze sta mettendo a rischio la catena di approvvigionamento globale, con potenziali aumenti di costi e disagi significativi per tutte le parti coinvolte.

La situazione attuale tra l’ILA e l’USMX è un banco di prova critico per il futuro dei porti degli Stati Uniti. Mentre entrambe le parti riconoscono la necessità di modernizzare le infrastrutture, l’automazione rimane il principale punto di disaccordo. Con la scadenza del 15 gennaio all’orizzonte e il rischio di nuovi scioperi, la posta in gioco non potrebbe essere più alta. Gli occhi del settore marittimo sono puntati sui prossimi sviluppi, sperando in un accordo che possa bilanciare innovazione e occupazione.

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