Mondo dei trasporti in rivolta: «strade e ferrovie troppo insicure»

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Sicurezza di lavoratori e imprese poco garantita, chiesta un’azione preventiva al governo

Ponte Morandi, viadotto A6 e una miriade di altri piccoli collassi qui e là fotografano la realtà di una rete nazionale delle infrastrutture che denuncia ormai inesorabile l’avanzare di anni ed incuria. Assotrasporti,  Federazione Autonoleggiatori Italiani e Sistema Impresa attaccano, ma propongono anche un’azione preventiva per smuovere un gigante che pare sempre più avere i piedi d’argilla.

200 tunnel a rischio

È il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, organo tecnico del Mit, a fornire l’ennesimo assist a quanti lamentano quotidianamente delle carenze strutturali nel Paese: sarebbero infatti ben 200 i tunnel italiani non in sicurezza.

Alla caduta del Morandi era stata annunciata una stretta sui controlli a livello nazionale, compito affidato all’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali, nota anche con l’acronimo di Ansfisa.

Stando alla realtà descritta da chi lavora affidandosi a queste infrastrutture, poco o nulla sarebbe però cambiato in modo sensibile.

Assotrasporti e Sistema Impresa

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Viabilità compromessa ogni giorno

Altro elemento incisivo sulla qualità dei trasporti in Italia è la trafila di sequestri che paralizza la cantieristica, troppo spesso coinvolta in attività illecite, alle lunghissime tempistiche dei lavori stessi ed ai rallentamenti del traffico che questi ultimi provocano come effetto collaterale.

Federazione Autonoleggiatori Italiani e Sistema Impresa puntano il dito sulla ricaduta che tutto ciò ha sui bilanci delle aziende di settore: sull’attività delle 167mila imprese monitorate i tempi e i disservizi incidono in termini di costi finali delle merci trasportate.

Nell’ultimo anno il settore ha visto sfumare, secondo il presidente di Sistema Impresa Berlino Tazza, il 6% dei ricavi e il 20% delle commesse.

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Le proposte

È il presidente di Assotrasporti Secondo Sandiano a formulare la proposta più forte: dichiarare lo stato di emergenza nazionale.

Per Sandiano la sicurezza della rete stradale, autostradale e ferroviaria del Paese è eccessivamente compromessa ed il sistema di monitoraggio della stessa è evidentemente insufficiente. Ciò che lascia particolarmente allarmata Assotrasporti è la quasi assenza di azioni tangibili da parte del governo.

«L’incolumità degli autotrasportatori e degli automobilisti al momento non è garantita – ha dichiarato Sandiano – e non vogliamo essere complici della paralisi generale. Accanto alla dichiarazione dello stato di emergenza nazionale va preso un altro provvedimento. Tutti i tecnici che già lavorano per i vari enti pubblici, dai comuni al genio militare, devono essere coinvolti nell’attività di monitoraggio. Hanno le competenze e sono già stipendiati. È una cosa che si può fare subito e a costo zero»

Dello stesso avviso è Alfonso Riva, presidente della Federazione Autonoleggiatori Italiani Trasporto Persone, che denuncia l’asimmetria esistente tra quanto lo Stato richiede al mondo dei trasporti – regolarità e conformità alle regole di sicurezza degli automezzi come degli operatori – e quanto esso stesso offre, ossia un contesto lavorativo a rischio.

Per Tazza la soluzione deve essere anche di ordine pragmatico ed immediato, con l’abolizione dei pedaggi sulle tratte a rischio ed un’inversione di rotta rispetto ad una politica nazionale ed europea che, a detta delle associazioni di settore, sfavorisce le piccole e medie imprese a favore dei colossi internazionali.

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