Il settore marittimo dei trasporti è più volte stato messo sotto la lente per via del suo impatto ambientale. Dalle ciminiere delle navi fuoriesce buona parte della CO2 imputabile ai trasporti e lo shipping è uno dei comparti che meno ha ridotto le emissioni rispetto a quanto fatto in altri settori.
Sono in via di sviluppo diverse soluzioni al problema, la più praticabile delle quali è l’utilizzo di carburanti di origine biologica, davanti all’elettrificazione della propulsione ed alla sua alimentazione grazie a fuel cells a idrogeno.
Ci sono però altre alternative complementari, alcune delle quali sembrano pescare a mani basse dalla storia stessa della navigazione.
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Il carburante più pulito
Qual’è la forma di energia più pulita che la navigazione abbia mai utilizzato nella sua storia? La risposta è semplice, il vento. Per millenni l’uomo ha solcato le acque affidandosi alla propria forza, remando, e a quella del vento, sfruttata con le vele.
Ecco dunque sorgere la domanda: perché oggi la navigazione a vela è improponibile?
Senz’alto non è sempre disponibile vento laddove lo si vuole e quando lo si vuole e, anche se fosse, la navigazione a vela è comunque più lenta e meno affidabile di quella a motore.
Però non è detto che essa debba essere l’unica forma di energia sulla quale fare affidamento: perché il vento non può essere sfruttato per contribuire alla propulsione di un natante?
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Mercantili (anche) a vela
L’idea non è sembrata malvagia se le vele sono in qualche modo tornate a far parte delle sperimentazioni sul trasporto marittimo.
Esiste, ad esempio, un progetto in fase di test che ha visto utilizzare la prima ‘ala marina’ mai brevettata: in pratica si tratta di una vela che ricorda quella di un parapendio e che viene montata a prua delle navi.
Airseas, la società che l’ha sviluppata, l’ha concepita con un sviluppo di 500 metri quadrati e stima che il suo apporto possa ridurre del 40% l’impiego di carburante su singola tratta.
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Test in ambiente reale
I test si sono svolti a bordo della Ville de Bordeaux, nave mercantile che è al servizio di Airbus per il trasporto di componenti per l’aviazione tra la Francia e gli Stati Uniti.
Per poter montare la vela è stato richiesto l’intervento di Sarens, specialista nel noleggio di gru di grandi dimensioni, cui è stato affidato il compito di installare una struttura che sorreggesse il parapendio, il quale può veleggiare anche a 200 m d’altezza, creando notevoli problemi al baricentro dell’imbarcazione.
Anche il problema dei pesi sopportabili dalla pavimentazione dei ponti della nave è stato risolto e la vela è stata regolarmente testata durante il suo funzionamento.
Un possibile standard del futuro
Secondo gli sviluppatori del ‘parapendio navale’, l’adozione di vele del genere potrebbe divenire uno standard in futuro: tornare a sfruttare il vento per la navigazione è tutt’altro che un’idea priva di fondamento, anzi, consentirebbe effettivamente di ridurre l’utilizzo di carburante e, dunque, le emissioni che ne derivano.