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Trasporto merci pesante in Europa: un mercato sotto pressione

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In Europa, il settore del trasporto merci su strada sta attraversando una crisi senza precedenti, segnato da costi in aumento e una domanda in calo che spinge molte aziende di trasporto ai margini del mercato. 

Secondo un rapporto congiunto di Transport Intelligence (Ti), IRU e Upply, l’indice dei tassi di trasporto su strada europei per il terzo trimestre mostra una diminuzione delle tariffe spot, anche se i costi contrattuali rimangono elevati a causa del generale aumento dei costi.

Il calo dell’Indice PMI

La produzione nell’area euro sta affrontando seri ostacoli, con cali persistenti nell’attività manifatturiera, registrati dal IHS Markit PMI (Purchasing Managers Index, indicatore economico mondiale che monitora i cambiamenti di variabili come produzione, nuovi ordini, livelli occupazionali e prezzi): in settembre ha toccato uno dei valori più bassi dell’anno, con la Germania che ha visto il proprio PMI raggiungere il punto più basso in 12 mesi. Questo calo è attribuito a fattori continentali, tra cui l’inflazione record, l’aumento dei costi energetici e i ritardi causati dalla crisi del Mar Rosso, creando un ambiente difficile per i produttori.

Le sfide del mercato sono evidenti, con una riduzione dei nuovi ordini e conseguentemente dell’inventario, nonché un rallentamento della produzione, che hanno avuto un impatto diretto sul mercato del trasporto su strada. Man mano che la produzione diminuisce, com’è naturale anche la domanda di servizi di trasporto si riduce, il che ha portato a una diminuzione delle tariffe spot a partire dal secondo trimestre del 2023, con un breve punto di inflessione nel secondo trimestre del 2024.

L’inflazione che soffia sui costi

Nonostante la diminuzione della domanda, i costi operativi elevati impediscono comunque alle tariffe di scendere ai livelli del 2021, poiché i trasportatori devono coprire le loro crescenti spese, che comprendono lavoro, carburante, assicurazione e manutenzione. Questi costi sono aumentati bruscamente negli ultimi due anni a causa dell’inflazione e rimangono volatili.

Secondo Upply, nonostante la domanda non sia destinata a riprendersi a breve termine, i costi operativi elevati dovrebbero mantenere le tariffe stabili. Allo stato attuale delle cose il numero di trasportatori che falliscono è molto alto in Europa, il che sarebbe una diretta conseguenza dei costi sempre più alti. La ripresa della domanda dovrebbe, in futuro, influenzare anche le tariffe, che dovrebbero aumentare meccanicamente per riflesso.

Un possibile cambio di passo potrebbe derivare dalle future politiche energetiche della presidenza degli Stati Uniti, che con Trump potrebbe cercare di abbassare il prezzo del petrolio, riducendo così i costi di base; si tratta però di uno scenario ancora lontano.

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