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Trasporto pesante, aumenta la percentuale di donne

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Il gender gap nelle professioni logistiche è una questione sempre più discussa: uno dei campi storicamente a vocazione più maschile è indubbiamente il settore dei trasporti pesanti. Al di là di una quota minoritaria – considerata quasi ‘eccezionale’ – sempre esistita, il mondo dei camion è iconicamente legato alla figura maschile.

Si tratta tuttavia di uno stereotipo in crisi, vuoi anche per la drastica diminuzione di giovani disposti a fare questo lavoro, di certi non fra i più comodi e conciliabili con una vita familiare.

Di pari passo con una maggior disinibizione di genere, se così si può dire, stanno però aumentando le percentuali di donne che intraprendono questa carriera o altre legate al panorama dei trasporti.

Una serie di dati a tal proposito arrivano da associazioni come la Women in Trucking (WIT), che monitorano la presenza femminile nel panorama lavorativo di Stati Uniti e Canada, e  che promuovono attivamente l’inclusione delle donne in questo ambito tradizionalmente dominato dagli uomini.

Il WIT Index: che cos’è e che cosa rivela

La WIT non si limita ad osservare i livelli di presenza femminile nel settore, ma, come anticipato, agisce anche come promotore di iniziative volte a migliorare la parità di genere. Attraverso il suo WIT Index, l’associazione offre una panoramica delle donne attualmente impiegate nel settore dei trasporti pesanti: si tratta di un indice che serve come barometro della diversità di genere nei settori del trasporto e della logistica, fornendo dati preziosi per valutare i progressi compiuti.

Il WIT Index rappresenta una risorsa unica nel suo genere per misurare l’inclusione femminile: solo nel sondaggio 2024-25 sulla situazione dei mercati lavorativi del nord America, oltre 350 aziende hanno riportato le loro metriche sulla diversità di genere. 

I dati mostrano progressi significativi nella rappresentanza femminile, con le donne in media al 28% delle posizioni esecutive nei C-suite e al 29,5% delle posizioni nei consigli di amministrazione delle aziende di trasporti e logistica.

Risultano, sempre in USA e Canada, essere donne anche il 38,5% dei dispatcher e il 38% dei professionisti della sicurezza, mentre, vero record considerata la predominanza storica degli uomini in questa professione, il 9,5% dei conducenti di camion con licenza CDL (ossia commerciale) sono donne.

Inclusione femminile, tanti benefici per le aziende

La diversità di genere nel settore dei trasporti pesanti va limitatamente vista come riempitivo dei vuoti di personale lasciati dagli uomini. 

Sul lavoro, come nella vita, allargare la gamma di esperienze e prospettive può migliorare il processo decisionale, accelerare la risoluzione dei problemi e stimolare l’innovazione. 

Inoltre, una forza lavoro diversificata è strettamente legata alla riduzione del turnover, un vantaggio significativo per le aziende in termini di risparmio sui costi. 

Da non sottovalutare anche altri aspetti ‘sociali’: le aziende che danno priorità alla diversità di genere tendono anche ad avere un branding migliore del datore di lavoro, rendendosi più attraenti per i nuovi talenti. 

Tuttavia, il mondo del lavoro opera spesso una fastidiosa distinzione per quanto riguarda i salari, che vede le donne nel settore del trasporto guadagnare meno rispetto ai loro colleghi maschi, annosa questione che non riguarda solamente il mondo dei trasporti.

E in Europa?

In Europa per avere una panoramica della presenza femminile nel mondo dei trasporti pesanti bisogna fare riferimento al Driver Shortage Report 2022 redatto dall’International Road Transportation Union (IRU).

Secondo il rapporto, le donne camioniste in Italia rappresentano il 6,2%, la percentuale più alta in Europa, rispetto alla media europea del 3,2%. La Norvegia segue con il 5,1%, mentre la Germania e la Francia registrano rispettivamente il 4,6% e il 4,5%.

Più in generale, secondo il Gender Statistics Database dell’European Institute for Gender Equality, le donne membri dei board aziendali nei settori aggregati del trasporto, retail, ricettività, magazzino e comunicazioni, erano il 33,5% nel primo bimestre 2024 considerando l’Europa a 28 membri, percentuale che scende al 32,7% nell’attuale assetto a 27 membri post-Brexit.

Nei Paesi extra UE la quota femminile sale al 43,3%, mentre guardando ai singoli membri, l’Italia vanta un 42,9% stabile dal 2023, la Francia un 48,2% in netta crescita rispetto al 2023 (44,7%), la Germania è al 45,3% senza incrementi e la Spagna è al 43,9% in lieve aumento rispetto all’anno precedente.

Nella UE a 27 i presidenti di board donne sono lo 7,3%, sorprendentemente il 33,3% in Italia.

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