USA, associazioni dei camionisti chiedono vaccinazioni nelle piazzole di sosta

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In una lettera aperta al Center for Disease Control and Prevention, diverse associazioni di settore propongono somministrazioni lungo le autostrade

Come intercettare rapidamente e rendere dunque ‘sicuro’ il lavoro di chi, per definizione, non può fermarsi?

Una serie di associazioni dell’autotrasporto a stelle e strisce, dove il problema dei camionisti – ‘eroi’ per via dell’indefesso servizio in tempo di pandemia, ‘untori’ perché potenziali vettori del virus tra uno Stato e l’altro – e della somministrazione del vaccino anti-Covid-19 è uscito allo scoperto, ha chiesto al Center for Disease Control and Prevention di approntare centri di vaccinazione nelle piazzole di sosta.

Una buona o una pessima idea?

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I camionisti ed il vaccino 

Il ragionamento espresso da una nutrita schiera di associazioni di autotrasportatori USA (American Trucking Association, Truckload Carriers Association, National Private Truck Council, National Association of Small Trucking Companies, St. Christopher Truckers Relief Fund, Tank Truck Carriers) è che i camionisti vadano vaccinati al più presto.

Il modo più veloce per intercettare un ‘popolo’ che, per lavoro, trascorre anche settimane lontano da casa, continuando a spostarsi dia una parte all’altra del paese – in Europa non è diverso – sarebbe proprio durante l’esercizio stesso della professione.

Le Interstate americane sono disseminate di ‘truck stops’ che puntualmente vengono visitate dalla massa degli autotrasportatori attivi su quelle tratte. Perché quindi non vaccinarli lì?

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I pro ed i contro di una vaccinazione ‘al volo’

L’idea, forse, non è del tutto da buttare via, anzi: basti pensare alle questioni che si stanno sollevando attorno al confine del Brennero tra Austria, Italia e Germania proprio riguardo, in questo caso, i tamponi agli autotrasportatori.

Si pongono però dei problemi di natura pratica ed organizzativa.

La prima obiezione è di natura locale ed è, probabilmente, la più ovviabile: stiamo parlando dell’igiene. Le truck stop area statunitensi, come molte piazzole di sosta lungo le nostra autostrade, andrebbero dotate di strutture ad hoc, nelle quali garantire condizioni igieniche tali da rendere la somministrazione del vaccino sicura. Nulla di diverso da quanto potrebbe accadere d’altronde in una piazza pubblica.

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La seconda è di natura organizzativa: negli USA la vaccinazione viene fatta e censita sulla base della residenza e dell’iscrizione ad una sorta di anagrafe sanitaria che attesta il diritto – la copertura assicurativa, di fatto – ad accedere ai servizi sanitari.

Dunque, risulterebbe difficile gestire le forniture in quanto associarle ai cittadini (e capire chi ne ha diritto nel proprio Stato di residenza, a prescindere da quello in cui la vaccinazione viene effettuata) sarebbe una complicazione in più.

Si tratta però di un cane che si morde la coda, in quanto, per paradosso, il conducente dello stesso camion che trasporta i vaccini può rimanere settimane in circolazione prima di tornare a casa a ricevere a sua volta il vaccino.

Un qualcosa che le associazioni USA dell’autotrasporto trovano imbarazzante.

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