USA, è l’ora dell’idrogeno nei trasporti?

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L’uso di celle a combustibile a idrogeno per alimentare il trasporto pesante è argomento di discussione al Senato degli Stati Uniti ma suscitano perplessità tempi e modalità

Mentre in Europa si allunga il passo per favorire la transizione ecologica verso la completa decarbonizzazione del settore dei trasporti, negli Stati Uniti si amplia lo spettro delle tecnologie emergenti utili a conseguire il medesimo obiettivo.

Proprio in questi giorni, infatti, il Senato degli Stati Uniti ha aperto un’ampia discussione con il contributo dei rappresentati delle diverse categorie coinvolte, dall’American Trucking Association in rappresentanza delle società di trasporto all’American Air Liquid Holding Inc per i produttori di idrogeno, su come formulare uno standard nazionale per i carburanti a basse emissioni di carbonio e quale debba essere la tempistica di introduzione sul mercato.

Proprio su quest’ultimo punto, come era prevedibile, si è consumato lo scontro tra le diverse parti.

Non è un mistero che il governo americano stia guardando con crescente interesse alle celle a combustibile alimentate a idrogeno come soluzione, da affiancare all’elettrico, per i mezzi pesanti adibiti al trasporto merci e cerchi, nel contempo, di uniformare le diverse normative operanti a livello di singolo stato. 

Il Senato è infatti consapevole che sebbene l’elettrificazione dei veicoli sia una tecnologia molto promettente per interpretare una strategia nazionale relativa all’impiego di combustibili puliti, essa da sola non appare in grado di conseguire l’obiettivo di riduzione del 50-52% delle emissioni di gas serra a livello nazionale entro il 2030 e quello, ancor più ambizioso, del 100% entro il 2050.

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Un mix di opzioni

Le celle a combustibile a idrogeno, sotto il profilo del contributo che possono dare alla riduzione delle emissioni inquinanti, presentano una enorme potenzialità nell’impiego per alimentare i camion pesanti per il trasporto merci.

Tra i suoi vantaggi vi è quello dell’ingombro e del peso ridotto in modo da non influire negativamente né sulla guidabilità del mezzo né sulla sua capacità di carico.

Anche i tempi di rifornimento non cambiano e sono indipendenti dalla temperatura esterna.

Da alcune parti, forse interessate, si fa, inoltre, notare che vi sono vantaggi anche rispetto ai veicoli elettrici il cui punto debole starebbe proprio nelle batterie che sono molto pesanti ed hanno bisogno per la loro produzione di materie prime quali litio, cobalto, grafite in grandi quantità.

Senza tener conto che tali materie non sono disponibili sul territorio americano e devono essere acquistate, in buona parte da paesi asiatici come la Cina, creando una nuova e pericolosa dipendenza.

Il vero problema per i veicoli alimentati ad idrogeno è rappresentato dalle infrastrutture che occorre predisporre e per questo è necessario un tempo superiore a quello che oggi viene dato dal piano nazionale. Problema, peraltro, comune con i veicoli elettrici.

Da parte sua, il governo americano ha di recente approvato l’Inflation Reduction Act che prevede investimenti utili a sostenere un aumento della produzione ed una incentivazione all’acquisto dei veicoli a basso impatto ambientale.

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Il nodo dei tempi

Se sulla necessità di operare un cambiamento profondo sulle caratteristiche stesse dei prodotti e, in taluni casi, sulla loro identità fortemente legatasi nel tempo alle motorizzazioni endotermiche, sono tutti d’accordo, i tempi necessari a compiere questo percorso dividono, a tutte le latitudini.

Alcuni operatori hanno infatti definito “folle corsa” quella intrapresa dall’amministrazione americana per azzerare l’utilizzo di carburanti ad alte emissioni di carbonio entro il 2050. Affermazione perfettamente in sintonia con quelle che, in questi stessi giorni, si possono ascoltare in molti paesi europei.

A complicare la situazione su quest’altra sponda dell’oceano è poi la posizione di alcuni stati, quali la California e l’Oregon, da sempre precursori in materia di salvaguardia ambientale, che addirittura hanno già messo in atto quanto a livello nazionale deve essere ancora deciso.

Così in California significative riduzioni di CO2 sono già richieste entro il 2030 e dal 2035 potranno entrare nei suoi porti solo camion a emissioni zero.

Non a torto, da più parti si chiede omogeneità degli standard soprattutto se si opera nella logistica interstatale.

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