Dalla logistica militare una lezione per quella commerciale

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Gestire flussi di merci e uomini porta a colli di bottiglia anche laddove vi è disponibilità dei materiali richiesti

Troppo poco e troppo tardi o troppo, ma troppo tardi: le strozzature della Supply Chain ci hanno abituato a queste due conseguenze-tipo nella catena di trasmissione tra domanda ed offerta.

La logistica non è però alla base solo dei successi commerciali, ma anche di quelli bellici, come l’andamento del conflitto tra Russia ed Ucraina dimostra.

Sia da una parte che dall’altra delle barricate è l’organizzazione di uomini, mezzi e rifornimenti a fare la differenza, nel bene e nel male.

Da tutto ciò si può trarre una lezione anche per la gestione della Supply Chain civile e commerciale.

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La diversa natura della logistica militare

Nella logistica militare il problema delle forniture si materializza più frequentemente con una dinamica opposta rispetto a quella commerciale: gli eserciti tendono ad ammassare grandi quantità di mezzi e uomini subito, per poi scoprirsene a corto in seguito.

Troppo e troppo presto, afferma un colonnello dell’aeronautica statunitense in pensione: le forze armate tendono a sovradimensionate lo sforzo iniziale.

Questo porta ad un problema di gestione delle forze in campo, ma soprattutto dei rifornimenti che, quando scarseggiano, lasciano letteralmente i soldati a mani vuote in prima linea.

 

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La capillarità

Gestire le scorte militari è un problema di capillarità e, in questo, può somigliare ai disallineamenti tra accumulo di forniture e capacità di distribuirle che vive la logistica marittima con i singhiozzi asiatici da lockdown.

Uno Stato, normalmente, dispone di grandi riserve di armamenti e veicoli, stoccati in luoghi strategici. Allo stesso modo, dovrebbe disporre di grandi flotte di veicoli e macchine per la loro movimentazione.

È però possibile che queste concentrazioni di armi e mezzi siano localizzate in poche località, non sempre coincidenti: ciò dipende dalla struttura stessa delle forze armate, dal livello di bellicosità di uno scenario, da tanti fattori.

Per l’Occidente, che vive in pace da decenni, non è più normale pensare che ad ogni angolo di centro abitato debba esserci un distaccamento militare – ed è una fortuna.

Questo può però portare ad un problema: un disallineamento tra la disponibilità di riserve e gli effettivi in grado di movimentarle all’occorrenza, con il risultato che ai depositi non corrisponda la capacità di evasione rapida degli ordini.

Al contempo, troppi mezzi da trasporto congestionati nello stesso sito possono ostacolarsi a vicenda.

 

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Allenarsi alle decisioni in momenti di crisi

Per evitare che la logistica militare si inceppi quando c’è invece bisogno di una risposta rapida, si fanno delle esercitazioni simulando situazioni di crisi.

Stressando il sistema si fa emergere cosa non funziona, senza correre realmente dei rischi e, soprattutto, si rilevano soluzioni ai problemi altrimenti inaspettate.

Allo stesso modo, si capisce quali operazioni non vanno trascurate, come una formazione chiara sulle operazioni di base da compiere a secondo del ruolo che si ricopre.

La logistica commerciale differisce da quella militare, ma da essa può trarre degli spunti per il modus operandi e per la prevenzione degli scenari critici, ma, soprattutto, per la capacità di predisporre correttamente le risorse a disposizione e la capacità di reazione. 

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