Diesel in crisi: come il divieto russo può cambiare il mondo della logistica

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Il recente blocco delle esportazioni russe di diesel accentua il clima di incertezza sui mercati e genera inflazione spingendo verso l’alto i prezzi dei servizi logistici che soffrono la scarsità di carburante

La notizia, affidata ad una nota del Cremlino, che da giovedì 21 settembre 2023 sarebbe stato applicato uno stop alle esportazioni di benzina e diesel dalla Russia verso tutti i paesi con la sola eccezione di Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghizistan, sta scuotendo profondamente il mercato internazionale dei carburanti.

La Russia, infatti, è il principale fornitore marittimo al mondo di diesel, con una quota di mercato del 14% nel 2022, e tale decisione ha innescato una serie di eventi che hanno subito avuto ripercussioni significative nei settori del trasporto delle merci e della logistica a livello globale.

È importante, quindi, approfondire le cause della posizione assunta dalla Russia, le conseguenze su mercati chiave come l’Europa e l’Italia e le risposte che possono adottare le aziende di logistica per affrontare questa nuova realtà.

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Cosa c’è dietro il blocco delle esportazioni di diesel

Anche se ufficialmente il divieto di esportazione di diesel e benzina è stato motivato con la necessità di saturare il mercato interno con l’intento di calmierarne i costi, in realtà esso costituisce una risposta diretta alle sanzioni economiche imposte dai paesi occidentali alla Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina avvenuta nel febbraio 2022.

L’obiettivo principale di queste misure restrittive erano quelle di danneggiare l’economia russa e scoraggiare ulteriori azioni bellicose. Proprie le sanzioni hanno spinto la Russia a rafforzare le forniture di diesel verso Turchia, Brasile, Tunisia e Arabia Saudita per sostituire la domanda europea.

Il blocco ora unilateralmente deciso dal governo russo, anche se definito come “temporaneo” ma senza alcuna data di scadenza, rischia di rimescolare le carte nel mercato globale delle forniture e costringere questi paesi a cercare nuove fonti di approvvigionamento entrando in competizione con l’Europa e gli Stati Uniti.

Secondo stime di Bloomberg, il divieto potrebbe ridurre l’offerta globale di diesel di circa 1,5 milioni di barili al giorno con il risultato di provocare ulteriori tensioni sui prezzi e con ricadute fortemente negative su consumatori ed imprese.

Si tenga anche presente che la Russia ha accompagnato il suo provvedimento con altre misure oltre alla riduzione delle esportazioni, quali un aumento dei prezzi del diesel di circa il 20% ed un aumento della produzione destinata al solo mercato interno.

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Le conseguenze per l’Europa e l’Italia

L’Europa è particolarmente colpita da questo divieto, poiché ha rappresentato il principale mercato di destinazione del diesel russo.

L’annuncio del blocco ha già prodotto un aumento del 5% dei prezzi e, sempre secondo Bloomberg, i prezzi alla pompa, con il perdurare della situazione, potrebbero aumentare di circa 30 centesimi di euro al litro.

L’effetto di questa nuova restrizione si è fatto sentire in modo acuto anche in Italia, la cui dipendenza storica dalla Russia è valutata in circa il 60% del suo fabbisogno di diesel. Secondo una stima di Assoutenti il prezzo medio del diesel in Italia è aumentato del 4,5% dal 20 settembre 2023 raggiungendo il livello più alto dal 2014.

L’aumento dei prezzi del diesel, carburante essenziale non solo per l’autotrasporto ma anche per molti altri settori come l’agricoltura e l’edilizia, ha innescato una serie di reazioni a catena che hanno avuto un impatto diffuso sull’economia.

In particolare, il costo più elevato del gasolio ha contribuito all’aumento dell’inflazione in Europa che nel giugno 2023, è salita al 7,6%, raggiungendo il livello più alto dal 1990.

Eurostat stima che il blocco dell’importazione potrebbe portare ad un ulteriore aumento dell’inflazione in Europa di circa 0,2 punti percentuali.

L’aumento dei prezzi del diesel ha avuto un impatto diretto anche sulla produzione agricola. Il diesel è un combustibile essenziale per l’agricoltura, utilizzato per la produzione di fertilizzanti e il trasporto di prodotti alimentari. L’incremento dei costi di produzione ha influenzato i prezzi dei prodotti alimentari, contribuendo a una crisi alimentare globale.

Il gasolio, come noto, è fondamentale per il settore dei trasporti. L’aumento dei suoi prezzi ha comportato un notevole incremento dei costi di trasporto, con conseguenze dirette sui prezzi dei beni e dei servizi.

Le imprese hanno dovuto confrontarsi con costi operativi più elevati, che sono stati spesso trasferiti ai consumatori.

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Le risposte della logistica

L’industria della logistica sta cercando di adottare misure per far fronte a questa nuova realtà.

Molte aziende di logistica hanno aumentato i prezzi dei loro servizi per compensare l’aumento dei costi del carburante. Questo ha comportato un impatto sul budget delle imprese e, a sua volta, sui prezzi dei prodotti per i consumatori.

Tuttavia, le aziende di logistica stanno attivamente cercando nuove fonti di approvvigionamento. Questo potrebbe includere la negoziazione con paesi produttori alternativi, come quelli del Medio Oriente e degli Stati Uniti.

Alcune aziende stanno investendo in tecnologie alternative, come i veicoli elettrici o a idrogeno. Questi investimenti potrebbero contribuire a ridurre la dipendenza dal diesel e, al tempo stesso, adottare soluzioni più sostenibili.

In alcuni casi si sta però anche assistendo ad una riduzione dell’offerta di servizi o la diminuzione della loro attività in alcune aree per contenere i costi e adattarsi allo scenario attuale.

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