Nel 2023, il mercato dell’e-commerce in Europa ha registrato una crescita significativa, con un aumento del fatturato dell’8% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un totale di 975 miliardi di euro contro gli 899 miliardi del 2022, secondo i dati dell’European e-Commerce Report 2023. Questa tendenza positiva si riverbera sulla prima metà del 2024, con un ulteriore incremento previsto, facilmente intuibile dai volumi di merci che muovono la domanda di passaggi in stiva sia per il trasporto marittimo che per quello aereo.
Un aspetto molto interessante riguarda proprio quest’ultimo, che sta vivendo una crescita del tonnellaggio merci tale da innescare una serie di modificazioni in tutta la filiera, ma specialmente per quel che riguarda la ricezione negli scali aeroportuali e lo sdoganamento di quanto viene scaricato dalla pancia dei velivoli.
Secondo una serie di interviste rilasciate alla rivista StatTimes, il 2024 sta invertendo una tendenza storica del trasporto cargo aereo, con i volumi di merci generali che avrebbe superato quella dei prodotti che usufruiscono di canali di carico speciali: il motore di questa inversione sarebbe proprio il traffico dovuto all’e-commerce transfrontaliero.
Pressioni sugli enti doganali nella UE
Questa nuova configurazione del mix di merci trasportate via aereo sta ponendo una serie di questioni sia a chi importa e distribuisce, sia a chi deve effettuare i controlli.
Un primo punto è che, volando al di fuori dei canali ‘speciali’ in quanto non si tratta per la gran parte di merci degne di particolare nota o in qualche modo delicate, i volumi prodotti dall’e-Commerce sfuggirebbero alle maglie doganali che vorrebbero, invece, esercitare un controllo restrittivo sulle importazioni dalla Cina. Per lo meno, questa è la richiesta politica sia in Europa che negli States.
Un secondo punto è legato invece all’esigenza di uniformare e snellire, se possibile, le pratiche di sdoganamento per consentire una competitività decente agli scali aeroportuali, non sempre avvezzi a ricevere volumi di merci così alti. A tal proposito è l’Europa a denotare le maggiori difficoltà, anche per via di una certa difformità nell’interpretazione delle leggi comunitarie da parte degli Stati Membri e la sovrapposizione con le legislazioni nazionali. Sempre a proposito del controllo delle merci in arrivo dalla Cina, vi è poi una sorta di conflitto in termini nel voler attrarre volumi di merci per far crescere l’indotto, ma al contempo eseguire controlli stringenti.
L’aumento dei volumi di e-commerce ha senza dubbio attirato l’attenzione degli enti doganali della UE, come quelli degli Stati Uniti, che, per altro, a fine 2023 hanno visto una curva di crescita delle importazioni aeree di prodotti acquistati elettronicamente notevolissima, sostenuta proprio dalla resilienza che l’economia a stelle e strisce ha dimostrato.
I doganieri hanno dunque intensificato le richieste di dati accurati e digitali per le spedizioni. Dato l’assalto di prodotti in entrata, la US Customs & Border Protection è arrivata a sospendere più broker doganali dalla partecipazione all’Entry Type 86 Test, un programma su basa volontaria che consente alle aziende di importare negli Stati Uniti spedizioni di piccola entità (valutate sino a 800 dollari di valore) senza pagare dazi e tasse.
Il problema degli ordini effettuati dai clienti occidentali sulle piattaforme di e-commerce sta proprio nel valore degli acquisti: si tratta di commercio di ‘piccolo cabotaggio’, facilmente raggruppabile in blocchi di valore esiguo, in grado di passare le dogane usufruendo di agevolazioni. Peccato che il volume complessivo si riveli poi tale da drogare intere fasce di mercato.
Anche in Europa, Ecommerce Europe, l’organizzazione no profit attiva nell’Unione, ha sollecitato un’applicazione più rigorosa delle leggi dell’UE, quando non un vero e proprio rinforzo delle normative dedicate al comparto dell’e-Commerce.
Si tratta, come si legge su StatTimes, di una situazione che, su scala globale, defibrilla l’industria del trasporto aereo, ovviamente interessata ai profitti derivanti dai volumi di traffico garantiti dall’e-commerce, ma allo stesso tempo attanagliata dal timore che le normative in entrata nei Paesi occidentali divengano kafkiane.
Esigenze degli importatori e degli enti doganali
Gli importatori devono indubbiamente fornire dati accurati e precisi a livello di ogni singola spedizione per facilitare le procedure doganali e ridurre i controlli futuri: una richiesta, questa, che è arrivata dalla stessa Lufthansa nei confronti delle aziende cinesi di spedizioni. Una ‘pretesa’ doverosa, se si considera che nell’aeroporto di Francoforte, nel maggio 2023, i pacchi ordinati via e-commerce erano 10mila, un’inezia rispetto ai 2 milioni transitati a maggio 2024.
Le spedizioni di prodotti acquistati tramite e-commerce presentano delle sfide logistiche significative, come la necessità di gestire un numero elevato di articoli per spedizione, che richiede più tempo per il controllo fisico rispetto al carico generale: su un singolo aereo potrebbero infatti viaggiare anche decine di migliaia di pacchi di minuscola entità, per ognuno dei quali è necessario uno sdoganamento.
È un problema che non risparmia nessuno: negli Stati Uniti come in Europa, le autorità doganali richiedono sempre maggiore trasparenza e accuratezza nei dati delle spedizioni provenienti dalla Cina proprio per cercare di snellire le pratiche.
Gli hub aeroportuali italiani ed europei per l’e-Commerce
In Italia, i principali aeroporti che gestiscono il maggior volume di merci in arrivo dalla Cina sono Milano Malpensa, Roma Fiumicino e Bergamo Orio al Serio. Bene o male, tutti questi aeroporti stanno investendo in nuove infrastrutture e tecnologie per migliorare l’efficienza operativa e gestire meglio anche i volumi di e-commerce. Uno degli investimenti più forti annunciati a fine 2023 su alcuni scali italiani, tra cui Milano Malpensa, è stato reso noto da 2i Aeroporti, controllata di F2i (leggi Ardian Infrastructure e Credit Agricole Assurance): 540 milioni di euro che interessano anche gli aeroporti di Milano Linate, Napoli/Salerno, Torino, Trieste e Bologna per ammodernamenti, migliorie ambientali e prestazionali.
A livello europeo, aeroporti come Liegi, Amsterdam e Francoforte sono tra i più interessati dall’arrivo di grandi volumi di merci dovuti all’e-commerce e rappresentano un punto di riferimento da dieci anni a questa parte. Gli scali belgi e olandesi offrono tempi di sdoganamento più rapidi, soprattutto se paragonati a quello tedesco di Francoforte, noto per una certa rigidità nell’interpretazione del diritto comunitario sulle merci in entrata e che sta comunque implementando nuove tecnologie per migliorare la gestione delle spedizioni.
Passando al Regno Unito, Glasgow Prestwick in Scozia è stato selezionato da Royal Mail come hub internazionale per l’e-commerce e sarà oggetto di un investimento da 2,2 milioni di sterline in nuove attrezzature per la gestione dei carichi.