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Esplode l’eCommerce di ‘prossimità’: come cambiano retail e logistica, anche dopo il lockdown

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Nei primi 4 mesi dell’anno un’impennata da 1,3 milioni di utenti e, ad emergere, sono piccoli esercenti e ritiro in negozio

Com’era da aspettarsi, due mesi di lockdown hanno cambiato le nostre abitudini. O, meglio, hanno accelerato dei cambiamenti che erano già in atto: se, infatti, il settore dell’eCommerce si aspettava un incremento pari a quello dell’anno precedente (circa 700mila nuovi consumatori online), la permanenza forzata tra le mura domestiche ha fatto compiere ai primi quattro mesi del 2020 un balzo avanti impressionante, di oltre 1,3 milioni di nuovi utenti.

Tutto ‘merito’ – si fa per dire – dell’impossibilità a compiere acquisti fisicamente? È indubbio che l’incremento registrato ne sia una conseguenza diretta, ma se così fosse si tratterebbe di un fenomeno momentaneo. Invece è più che lecito aspettarsi che una volta assaggiata la comodità dell’eCommerce (e la convenienza, a volte) una buona fetta dei nuovi clienti non lo lasci più.

Altrettanto logico è, dunque, prevedere dei cambiamenti di paradigma sia nel retail che nella logistica.

Lockdown ed eCommerce, fattore ‘game changer’

Da adesso in avanti potrebbe cambiare tutto. Non vuole essere una ‘sparata’ a sensazione, bensì il porre l’accento sulla rapidità di un cambiamento che in condizioni normali sarebbe stato auspicabile nel giro di 10 anni.

Stando a casa, con il divieto assoluto di uscire se non per fare acquisti essenziali, gli Italiani hanno scoperto il mondo del commercio online. Non solo da acquirenti, però: è qui che sta l’elemento chiave da notare.

Prima del lockdown (r)esistevano infatti due fondamentali ostacoli al dilagare dell’acquisto online: la diffidenza di una grande parte di consumatori e la resistenza del commercio al dettaglio, affezionato alle sue dinamiche di lavoro classiche. 

I primi hanno avuto lo sprone (ed il tempo) per superare la scarsa dimestichezza con il mezzo e di scoprire quanto possa offrire, specie in assenza di alternative, mentre i secondi ci si sono lanciati nella speranza di mantenere viva una rete di contatti che è la loro principale fonte di guadagni.

Automaticamente questo ha ampliato l’offerta, e, in un momento come questo, farsi portare lo spuntino preferito, dal proprio negoziante di fiducia (e proprio da lui, non da un’altro) è stata una boccata di ossigeno per il bisogno di comunità che anima gli Italiani.

Crollate le colonne d’Ercole dei piccoli centri

Quanto detto è ancor più vero se si considerano i piccoli centri. La maggioranza degli Italiani vive in provincia, spesso in borghi di dimensione medievale. Ebbene, si sa che la digitalizzazione non è uno dei punti di forza del nostro Paese: l’esigenza dettata dal lockdown ha fatto però sì che anche nelle zone meno servite l’eCommerce arrivasse, tutto d’un fiato.

Quando è, poi, il tuo macellaio, quello del paese, a mettersi a vendere via internet, questo sfonda anche le più accanite diffidenze nei confronti dello strumento: sia per chi compra, che per chi vende.

Non dimentichiamo che stavamo già vivendo un periodo florido per il delivery a domicilio del food, e che un corriere in bicicletta può andare bene nel 90% dei contesti, come per qualsiasi piccolo commerciante che voglia recapitare i propri prodotti ai clienti.

Senza contare che il ritiro in negozio è un’arma che per il commercio al dettaglio è efficacissima: si ordina online, si paga digitalmente e si passa a ritirare senza fare code. Minimo sforzo, massima resa.

Nuovi clienti, nuove richieste: due numeri sull’eCommerce italiano

Veniamo ai numeri. Netcomm, osservatorio italiano sul commercio digitale che si avvale della collaborazione del Politecnico di Milano, ha fatto i conti sugli effetti quantitativi del lockdown.

Partiamo dal presupposto che tra Gennaio e Marzo del 2019 l’incremento di clienti per l’eCommerce si era attestato sul ritmo di 700.000 nuovi ingressi.

Tra Gennaio e Marzo 2020 si sono raggiunti i 2 milioni di nuovi clienti: vale a dire, alla crescita organica media di 700mila, se ne sono aggiunti 1 milione e trecentomila.

L’effetto del lockdown è inequivocabile: d’altronde, si stima che a livello mondiale i settori che cresceranno di più saranno proprio l’eCommerce (fino ad un +55%), il modern food retail (fino a +23%) ed il settore farmaceutico (fino a +15%).

Il confino domiciliare si fa sentire soprattutto sulle abitudini d’acquisto di questo popolo di compratori online – 29 milioni totali, in Italia: ad emergere sono infatti i prodotti pet care (+154%), ossia per la cura di animali domestici, i prodotti per la casa (+126%) e per la cura della persona (+93%).

A confermarsi forte è il settore del food a domicilio, che trae vantaggio dalla situazione e sale del 130%, mentre il fashion&lifestyle, sebbene rimarchi anch’esso nuovi clienti online, è uno dei comparti rimasti più indietro.

Click&Collect e proximity commerce: attenti a quei due

Bene, dunque il settore logistico cosa può dedurre dall’osservazione di questa realtà? Mettiamo ancora due pezzi di carne al fuoco e tutto sarà più chiaro.

Secondo i dati rilevati da Netcomm, ci sono state due caratteristiche prevalenti nel boom dell’eCommerce da lockdown: il salto avanti del proximity commerce sulla distribuzione globale (Amazon style, potremmo chiamarla) e la netta preferenza per il Click&Collect che si è fatta largo tra gli Italiani.

In entrambe i casi, sembra vincere la forza invisibile della vicinanza: il Click&Collect è la possibilità di ordinare online e ritirare in negozio, ed è cresciuto del +349% in questo periodo, mentre il proximity commerce altri non è che l’integrazione tra piccolo commerciante di zona e grandi piattaforme di acquisto digitale e di distribuzione a domicilio.

Altro – ed ultimo – dato interessante è che, su un campione di 280 insegne di negozi di settori differenti, 46mila punti vendita, per capirci, il 79% ha un canale eCommerce attivo, ma solo il 37% è attrezzato per ritiro e reso in negozio di merce acquistata online. 

Emerge dunque che la logica omnicanale è ancora poco diffusa, che la maggior parte dei negozi di prossimità non gestisce clienti anche tramite app, non sa farsi localizzare su internet e non ha ancora compreso come offrire promozioni online.

C’è ancora molta strada da percorrere per il retail e la distribuzione e nascono ad un’ibridazione tra la cara, vecchia spesa di quartiere e l’acquisto o prenotazione dei prodotti online, magari con consegna a domicilio terminato l’orario di lavoro o il ritiro saltando la coda.

La prospettiva di crescita è enorme e porterà quasi certamente a cambiare modo e frequenza degli approvvigionamenti degli ordini per i negozi, senza parlare della consegna capillare, domiciliare, degli stessi.

Tutti aspetti che la logistica deve essere pronta a cogliere nei prossimi mesi.

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