Già critico l’obiettivo di decarbonizzazione posto dall’IMO per il trasporto marittimo entro il 2030

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Un rapporto svela le forti criticità incontrate dall’industria navale nella corsa alle emissioni zero e come la politica e l’industria debbano unirsi per superare i numerosi ostacoli

L’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO), l’agenzia della Nazioni Unite che regola la navigazione,ha da luglio fissato obiettivi ambiziosi nella lotta per la decarbonizzazione del settore dei trasporti via mare.

Tra questi il più risonante è quello di ottenere che il 5% del carburante utilizzato sulle navi sia rinnovabile entro il 2030. Un obiettivo che è una risposta chiara e necessaria alla crescente preoccupazione per le emissioni di gas serra nel trasporto marittimo che copre una quota dell’80% del traffico merci mondiale.

Tuttavia, un recente rapporto dell’Umas, una società di consulenza inglese specializzata nel settore del trasporto marittimo, solleva importanti preoccupazioni sulle effettive possibilità di raggiungere tale traguardo entro il 2030.

In particolare, i ricercatori dell’Umas sottolineano come questo obiettivo sia lontano dall’essere garantito. La carenza di offerta e la domanda incerta rappresentano ostacoli sostanziali. 

La produzione di carburanti sostenibili dovrebbe aumentare notevolmente per soddisfare la crescente richiesta.

Lo studio evidenzia anche il ruolo cruciale dei governi e dell’industria nel raggiungimento di questo obiettivo. 

La politica dovrebbe incentivare e sostenere maggiormente gli investimenti pubblici e privati ​​necessari che molti valutano nell’ordine di decine di miliardi di dollari.

Gli armatori dovrebbero fare la loro parte nell’adozione di carburanti puliti, mentre l’industria deve accelerare gli sforzi per sviluppare soluzioni sostenibili.

Sfide nella Corsa alle Emissioni Zero

L’obiettivo fissato del 5% di carburante rinnovabile sulle navi è certamente ambizioso, ma sta incontrando problemi significativi sia sul piano dell’offerta che della domanda. 

I risultati emersi nella ricerca mostrano che la produzione attuale di carburanti a zero emissioni, ancora in fase di sviluppo, potrebbe coprire solo una frazione pari a circa un quarto della quantità necessaria per centrare l’obiettivo desiderato. 

Da notare, però, che altre teorie ritengono che l’attuale produzione possa superare il doppio di quanto effettivamente serva. La differenza tra questi due scenari mette in evidenza l’incertezza che circonda questa iniziativa. 

La strategia proposta dall’IMO richiede che le navi migliorino l’efficienza dei motori e passino da carburanti fossili a carburanti “rinnovabili” o “verdi”, in grado di emettere dal 90 al 100% in meno di gas serra rispetto all’olio combustibile pesante comunemente utilizzato. 

Questi carburanti includono l’ammoniaca, il metanolo prodotto da materie prime sostenibili come la biomassa e l’idrogeno. Quest’ultimo, nonostante le promesse, presenta però difficoltà legate alla produzione energetica. Senza fonti sufficienti di energia rinnovabile, la produzione di idrogeno può risultare infatti inquinante.

Il rapporto riconosce che ci sono stati progressi tecnologici significativi e un aumento dei progetti pilota. Tuttavia, rimane incerta la loro trasformazione in soluzioni su larga scala

Se le condizioni saranno favorevoli, i costi di produzione dell’idrogeno potrebbero scendere sotto i 2 dollari al chilo entro il 2026, ma questo richiederà un impegno politico e finanziario significativo.

Il Ruolo degli Armatori e delle Politiche

Lo studio dell’Umas solleva critiche significative nei confronti degli armatori

Alla fine del 2022, solo 24 navi in ​​tutto il mondo erano in grado di operare con combustibili puliti, principalmente il metanolo. Attualmente, ci sono ordini per altre 144 navi, anch’esse in prevalenza alimentate a metanolo. 

Questi numeri, sebbene in crescita, rimangono però insufficienti rispetto agli obiettivi posti dell’IMO.

L’occasione di realizzare questo obiettivo è storica, e le risorse finanziarie necessarie sono disponibili. 

In Italia il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) potrebbe contribuire a questa causa, e ci sono molti altri meccanismi finanziari a disposizione. 

Tuttavia, il rapporto sottolinea che le autorità pubbliche devono fare di più per garantire che i finanziamenti siano indirizzati correttamente e siano accompagnati da politiche adeguate.

Per raggiungere l’obiettivo del 5% di carburante rinnovabile entro il 2030 serve una scossa decisa da parte della politica e dell’industria, insieme a investimenti sostanziali. Solo attraverso un impegno congiunto è possibile sperare di superare le criticità emerse e garantire un futuro più sostenibile per il trasporto marittimo.

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