La filiera dell’export di grano nel mondo ancora sotto minaccia

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L’impatto delle inondazioni dovute al crollo della diga Kakhovka in Ucraina sulle esportazioni di grano rappresentano una sfida per l’agricoltura e per la geopolitica internazionale

Ancora una volta le scellerate azioni belliche delle quali è teatro l’Ucraina generano un effetto a catena che va a ripercuotersi a decine di migliaia di chilometri di distanza, acuendo i problemi che la crisi climatica, da sola, basterebbe a rendere di scala mondiale.

Il crollo della diga Kakhovskaya e le conseguenti disastrose inondazioni, la cui responsabilità Russi ed Ucraini si rimpallano in una macabra danza fatta di calcoli tattici di ordine puramente bellico, sta avendo un impatto difficile da quantificare sull’agricoltura del paese e sulle sue esportazioni di grano. 

L’accaduto, che protrarrà i propri effetti sui luoghi come sulle persone per settimane, ha rispolverato le preoccupazioni sulla stabilità delle forniture di cereali verso il canale dell’export, con possibili ripercussioni sul mercato globale e implicazioni geopolitiche. Esaminiamo dunque le conseguenze di questo disastro naturale e le sfide che l’Ucraina sta affrontando nel settore agricolo.

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Crollo della diga di Kakhovka: agricoltura ucraina travolta

La diga di Kakhovka, che è stata ormai quasi certamente distrutta da un’azione bellica, giocava un ruolo vitale nell’agricoltura ucraina. Questa infrastruttura era infatti fondamentale per molti territori impiegati nella coltivazione di grano e cereali, il cui export è in gran parte dedicato ai paesi africani, secondo gli accordi siglati a Istanbul nel 2022. 

Inutile ricordare che le esportazioni di grano dell’Ucraina erano cresciute notevolmente negli ultimi anni prima del conflitto, posizionando il Paese all’ottavo posto come produttore mondiale di grano, i particolare per la varietà adatta alla panificazione – la più ‘povera’, ma anche la più richiesta dalle nazioni a sud e a nord del Sahara.

 

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Esportazioni di grano, immediate ripercussioni

A seguito del crollo della diga e delle inondazioni che hanno colpito la regione del Kherson, l’Ucraina si è ritrovata ancora una volta in emergenza nel gestire le esportazioni di grano. Gli importanti scali portuali di Odessa, Chernomorsk e Yuzhny, vicini alle zone agricole colpite dalle inondazioni, hanno subito gravi danni che si sono sommati a quelli inflitti dallo scontro bellico.

Questo ha creato ulteriori ostacoli logistici oltre a quelli dovuti all’inondazione stessa di una vastissima area e ha compromesso la capacità dell’Ucraina di rispettare gli accordi commerciali precedentemente stabiliti.

 

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Le implicazioni geopolitiche

Dal momento stesso dello scoppio della guerra con Mosca, le esportazioni di grano dall’Ucraina sono state oggetto di tensioni geopolitiche. Nelle settimane antecedenti il crollo della diga, la Russia aveva nuovamente minacciato di interrompere gli accordi di esportazione, faticosamente raggiunti con la mediazione turca, perché considerati vantaggiosi per Kiev, mettendo così in pericolo la stabilità delle forniture di grano. 

Il disastro di Kakhovka ha, di fatto, paralizzato le attività agricole, distrutto raccolti e reso, per un tempo ancora da definire, menomata la capacità di esportazione di Kiev.

La situazione attuale ha ulteriormente evidenziato l’interconnessione che esiste tra il conflitto russo-ucraino e il settore agricolo, con conseguenze che si estendono ben oltre i confini ucraini e che incidono sulla stabilità di aree geopolitiche apparentemente slegate.

 

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Le mosse europee e le critiche di Confagricoltura

In tutto ciò, non è mancata la concomitanza con alcune decisioni prese in sede europea sulla gestione dell’import-export di grano, cui Confagricoltura ha reagito non positivamente. 

La ‘questione’ riguarda la decisione della Commissione europea di bloccare temporaneamente le importazioni di grano dall’Ucraina verso i paesi confinanti: l’organizzazione italiana Confagricoltura ha criticato la proroga della misura, sostenendo che essa crei distorsioni sul mercato agricolo europeo e che danneggi gli agricoltori dei paesi limitrofi.

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Il ruolo dell’ONU nelle esportazioni di grano ucraino

Nonostante le difficoltà, l’Ucraina ha continuato a esportare grandi quantità di grano. Secondo dati delle Nazioni Unite, dallo scorso agosto hanno preso il largo dai porti ucraini quasi 30 milioni di tonnellate di grano, contribuendo a sostenere le operazioni umanitarie del World Food Programme in diverse parti del mondo. 

Tuttavia, l’accordo che ha permesso queste esportazioni scadrà a breve, rendendo urgente una discussione tra rappresentanti di Ucraina, Russia, Turchia e l’ONU per affrontare la questione.

Disastri naturali e calcoli bellici permettendo.

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