La gestione dell’economia circolare, vantaggio competitivo per le aziende di logistica

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Realizzare un maggior coinvolgimento nella economia circolare, da parte dei responsabili della supply chain, aiuta a creare valore ed a ridurre al minimo gli impatti ambientali negativi

Un recente sondaggio, condotto tra giugno e luglio di quest’anno dalla società Gartner, specializzata in analisi dei processi logistici, ha evidenziato come il 74% dei leader delle catene di approvvigionamento di aziende operanti in Nord America, Europa e Asia /Pacifico, prevede un incremento dei propri profitti da qui sino al 2025 grazie proprio all’applicazione dei principi dell’economia circolare. 

Un risultato senz’altro ottimistico, ove si consideri che le supply chain, negli ultimi tre anni hanno applicato i principi della economia circolare, mediamente, al 16% circa del proprio portafoglio prodotti.

D’altra parte, il dato esprime un segnale importante delle potenzialità ancora non espresse e, conseguentemente, non sfruttate insite in una gestione seria e puntuale di questo settore e delle attività ad esso connesse.

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Economia circolare e reverse logistics

Ma cosa si intende per economia circolare?

Vale la pena di riportare la definizione classica, per cui l’economia circolare «è un sistema che dissocia il consumo di risorse dal valore e dalla crescita del business».

Ciò avviene riducendo gli sprechi sia in termini di materiali non necessari sia di energia, progettando prodotti che siano compatibili con il loro riutilizzo, con la rigenerazione dei loro componenti ed il riciclo dei materiali che, quando giungono alla fine del loro ciclo di vita, devono essere raccolti come rifiuti e smaltiti senza danni per l’ambiente.

Nella pratica questo vuol dire mettere a punto e gestire una serie di strategie per prolungare la vita dei prodotti, rendere efficienti ed operativi i servizi di assistenza, riparazione e manutenzione, prevedere la possibilità di ricondizionamento dei prodotti ed il recupero dei materiali che, disassemblati, possono essere riciclati. 

In termini operativi, realizzare e prevedere applicazioni di economia circolare compatibili con la propria realtà industriale o d’impresa, la mission aziendale sul mercato e le proprie supply chain, comporta, il più delle volte, una sostanziale trasformazione della struttura aziendale.

Sovente è necessario un cambio di paradigma nel modo di progettare e nella scelta dei materiali, nonché una revisione dei processi produttivi con l’introduzione di tecniche di ricerca della qualità, di zero difetti, per ridurre gli scarti e di soluzioni di maggior efficientamento energetico.

Sul piano logistico, con particolare riferimento agli interventi necessari per adeguare la supply chain all’inserimento dei modelli di economia circolare, l’impegno richiesto è quello di attuare adeguati sistemi di reverse logistics per la raccolta e lo smaltimento dei prodotti obsoleti inutilizzabili.

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I vantaggi e i nuovi modelli di business

L’indagine di Gartner indica anche, sulla base delle esperienze aziendali osservate negli ultimi tre anni, i principali vantaggi prodotti dall’applicazione dell’economia circolare, 

In primo luogo, la riduzione degli impatti negativi sull’ambiente attraverso un significativo abbattimento delle emissioni inquinanti.

A tale proposito si può ricordare che esistono settori, come, ad esempio, la moda e l’elettronica di consumo dove i prodotti nel loro ciclo di vita producono l’80% di emissioni, mentre quelli rigenerati riducono gli inquinanti del 60-75% rispetto ai modelli nuovi.

In linea generale si sostiene che l’economia circolare può contribuire a ridurre il gas serra del 50%, limitando le emissioni di carbonio.

Un altro vantaggio è dato dalla possibilità di avere catene di approvvigionamento più corte e compatte dove i criteri di selezione dei fornitori rispondono ai principi dell’economia circolare. Il nuovo approccio, inoltre, consentirebbe maggiori gradi di libertà nella gestione della supply chain, con la possibilità di favorire partnership che possono aiutare a colmare lacune e conoscenze.

Da sottolineare, infine, la possibilità di sviluppare nuovi modelli di business che prendano in considerazione altre modalità di utilizzo e di fornitura dei beni, dallo sharing al pay-per-use, dalla produzione on demand alla creazione di linee di prodotti rigenerati, dalla gestione dei resi sino a quella degli imballaggi riutilizzabili.

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