L’industria marittima è in una fase di trasformazione dovuta all’esigenza oggettiva e normativa di contenere il proprio impatto ambientale.
Tra tante strade in esplorazione, quella dell’alimentazione tra nave e terra (il cosiddetto Ship to Shore Power) emerge come una soluzione chiave per ridurre le emissioni delle grandi navi ormeggiate in banchina, tagliando quindi l’impatto atmosferico ed acustico delle operazioni portuali.
Queste ultime sono tra le più inquinanti dei vari processi marittimi, in quanto le navi ricorrono a generatori di riserva tradizionalmente alimentati a diesel, spesso con prestazioni energetiche ed emissive peggiori dei propulsori stessi impiegati durante la navigazione.
Lo Ship to Shore consente invece di spegnere i motori, trasferendo energia elettrica a bordo dalla rete di distribuzione terrestre, un po’ come se la nave venisse messa ‘in ricarica’.
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Decarbonizzazione marittima e Cold Ironing
Lo Ship to Shore Power rappresenta un passo significativo verso la decarbonizzazione del settore marittimo.
Collegando infatti le navi alla rete elettrica locale quando sono ormeggiate in porto, è possibile ridurre notevolmente le emissioni e i consumi di carburante.
Il processo si inquadra nel più noto Cold Ironing, che rappresenta un processo essenziale per tagliare l’inquinamento portuale, ma anche molti costi digestione delle navi.
Con ‘cold ironing’ si intende il processo di utilizzo dell’energia elettrica da terra per il mantenimento dei servizi di bordo di una nave ormeggiata in banchina.
Questo permette di tenere spenti i motori principali e ausiliari, riducendo l’impatto ambientale e i costi operativi.
Richieste energetiche importanti
Tanto per dare un’idea dei consumi, vale la pena farsi un’idea della stima relativa al fabbisogno energetico delle grandi navi: si tratta di quantità di energia da capogiro, che se ricavata da combustibile fossile si traduce in un inquinamento eccezionale.
Prendendo ad esempio una grande nave RoPax o una nave da crociera, una per l’altra, in porto possono consumare grosso modo la stessa elettricità necessaria per alimentare una piccola città.
Una singola portacontainer potrebbe avere una domanda oraria di 4.000 kWh, che, durante un soggiorno portuale di 10 ore, si traduce in abbastanza elettricità per alimentare 10 famiglie medie di quattro persone per un anno.
Non è dunque difficile capire perché traslare queste richieste a carico della rete elettrica terrestre non sia facile, ma probabilmente sia più conveniente che non continuare a produrre la stessa energia tramite motori a combustione.
I benefici dell’alimentazione da terra
Passare all’alimentazione da terra offre numerosi vantaggi, non solo in termini di riduzione delle emissioni, ma anche per l’efficienza operativa e la conformità normativa.
In molti paesi europei fino al 50% dell’elettricità è generata da fonti rinnovabili, rendendo l’alimentazione da terra un’opzione ecologicamente sostenibile.
Inoltre, gli enti regolatori globali e i governi stanno rendendo obbligatoria l’installazione di infrastrutture per l’alimentazione da terra nei porti.
Standardizzazione e ricarica delle batterie
Esistono standard globali come gli IEC 80005-1 e IEC 80005-3 che facilitano l’uso dell’alimentazione da terra.
Inoltre, questo sistema può essere utilizzato per caricare gli accumulatori a bordo delle navi, permettendo anche altre operazioni completamente a zero emissioni di carbonio.
Il futuro dell’alimentazione Ship to Shore
Con l’evoluzione delle normative e l’aumento della disponibilità di infrastrutture, l’alimentazione da terra diventa un elemento essenziale per le navi moderne.
Dal 2030, tutte le navi portacontainer e passeggeri dovranno collegarsi all’alimentazione da terra quando si trovano in un porto della Rete Trans-Europea per un lasso di tempo superiore alle due ore.
L’uso coerente di alimentazione da terra con energia da fonti rinnovabili può ridurre il consumo di carburante e le emissioni anche del 10% a seconda del tipo di nave.