L’uso di Big Data e IoT per migliorare l’efficienza nella catena di approvvigionamento alimentare

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Gli sprechi nella catena alimentare si possono ridurre al minimo impiegando le nuove tecniche digitali nel controllo delle catene di approvvigionamento alimentare

La riduzione dello spreco alimentare è la massima priorità per l’Unione Europea come testimonia il dato di 88 milioni di tonnellate di alimenti equivalenti a 143 miliardi di euro sprecati ogni anno.

L’impegno della UE è quello di dimezzare tali valori entro il 2030 ponendo attenzione a tutte le fasi della catena di approvvigionamento e di risparmiare, conseguentemente, 5,5 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno.

Uno sforzo notevole che necessita dell’attiva collaborazione dei paesi membri, considerando che esistono tecnologie in grado di ridurre lo spreco alimentare ma che, sino ad oggi, non sono state applicate nella gestione delle supply chain.

A tale scopo è stata data vita a REAMIT, progetto di cooperazione territoriale transnazionale attuato congiuntamente da partner provenienti da Università, Organizzazioni per lo sviluppo delle imprese e da società tecnologiche.

L’obiettivo del progetto, guidato dal professor Ramakrishnan Ramanathan dell’Università dell’Essex, è quello di dimostrare l’impatto positivo che tecnologie intelligenti come Big Data e Internet of Things possono avere nella significativa riduzione degli sprechi nella catena di approvvigionamento alimentare.

L’area di realizzazione del progetto è quella definita da paesi con un alto numero di catene di approvvigionamento interconnesse e dove si sono registrati alti valori di spreco alimentare, ed in particolare in Irlanda, Germania, Francia, Regno Unito e Paesi Bassi.

È previsto il coinvolgimento di 20 aziende e, alla fine del progetto, le tecnologie testate e sperimentate saranno autosufficienti.

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L’impiego delle tecnologie intelligenti

REAMIT ha posto sotto analisi e studio essenzialmente la distribuzione di frutta, verdura, carne e pesce in qualità di alimenti a maggior tasso di spreco.

La filiera interessata comprende aziende agricole, siti di confezionamento e di trasformazione alimentare, strutture di distribuzione e di logistica in generale, magazzini, grossisti e dettaglianti.

L’attenzione alle diverse componenti della supply chain nasce dall’osservazione che la massima parte del deterioramento degli alimenti avviene proprio durante il processo di distribuzione.

E’ quindi essenziale, da una parte, monitorare lo stato dei prodotti lungo tutta la catena e, dall’altra, prevedere precise modalità di allarmi e avvisi in caso di problemi che possono pregiudicarne l’integrità.

A tale scopo il progetto sta sperimentando le possibilità di adattamento e le modalità di utilizzo di tecnologie come l’Internet of Things ed i Big Data potenzialmente idonei a monitorare e registrare attraverso sensori la qualità degli alimenti e l’eventuale stato di degrado.

Attraverso messaggi è poi possibile segnalare i cibi a rischio e contribuire a prendere le opportune decisioni.

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La catena del freddo

Un esempio tipico delle applicazioni oggetto dello studio è quello degli alimenti deperibili come carne, frutta e verdura la cui conservazione è assicurata dal corretto mantenimento della catena del freddo.

In questi casi un sistema di sensori può rilevare eventuali anomalie o guasti imprevedibili nelle unità di refrigerazione dei veicoli di trasporto.

Il lavoro coordinato dal prof Ramanathan ha messo a punto un particolare sistema di rilevamento delle anomalie IoT in tempo reale per individuare eventuali problemi alle apparecchiature.

Tale sistema prevede anche la possibilità di avvisi sul degrado dei prodotti al personale dei magazzini, ai conducenti dei furgoni refrigerati e agli addetti alle consegne. A tutti viene fornito un supporto decisionale con le opzioni per evitare che il cibo a rischio diventi un rifiuto.

In particolare, è stato sviluppato un dashboard visivo per consentire al personale logistico di seguire il monitoraggio e, sulla base dele soglie di temperatura impostate dalle aziende produttrici, realizzare avvisi via SMS o E-Mail per segnalare le anomalie al personale interessato.

Ad esempio, si possono tempestivamente avvisare i conducenti di veicoli refrigerati dell’influenza dell’apertura e chiusura delle porte sulle soglie di temperatura in modo da intraprendere le azioni necessarie a mantenere la freschezza degli alimenti.

Il progetto REAMIT dovrebbe conseguire un risparmio di 1,8 milioni di rifiuti alimentari pari a circa 3 miliardi di euro l’anno e, a lungo termine, avrà l’effetto di ottimizzare l’utilizzo del cibo e delle risorse naturali nelle economie del North West oltre alla prospettiva di poter essere esteso ad altre aree territoriali.

Fonte: reamit.eu

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