Lo shipping automotive cerca vie alternative

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Cambiano rotta le spedizioni di veicoli in entrata verso l’Europa, il primo esempio è Mazda per quanto riguarda gli ordini in Regno Unito

Pandemia e guerra in Ucraina hanno definitivamente scardinato gli equilibri nelle rotte commerciali, sommando un ulteriore destabilizzazione in alcuni settori merceologici a quella già portata dalla crisi delle materie prime.

A patire ritardi consistenti nella propria catena di approvvigionamento è il comparto auto, che prova adesso a riorganizzarsi per fluidificare almeno il segmento operativo delle consegne.

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Shipping, cambiano le rotte

Dunque, se cambiare strategia produttiva richiede investimenti che daranno i loro frutti tra anni, sul momento l’azione più rapida da mettere in pratica è una riorganizzazione delle rotte.

Le case automobilistiche asiatiche e statunitensi hanno dei punti di accesso preferenziali per importare le loro vetture nel Vecchio Continente: normalmente, da quei punti si diramano le spedizioni via terra verso i differenti Paesi dell’Unione.

In alcuni casi le rotte subiscono però notevoli ritardi per via della concentrazione di merci in entrata e delle ridotte capacità in stiva di alcuni vettori, motivo per cui lo shipping globale soffre di una congestione generalizzata.

Ecco dunque che alle Case automobilistiche conviene spostare le singole spedizioni in entrata direttamente verso i Paesi destinatari, quando possibile, scegliendo porti più ‘scarichi’.

 

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Mazda, dal Belgio allo UK

Un primo esempio viene dal produttore automobilistico nipponico Mazda, che dai suoi impianti di produzione di Hiroshima, Hofu e Miyoshi invia il grosso degli ordini destinati alla Gran Bretagna, eccetto per un modello che è stato delocalizzato in Francia.

La precedente strategia di ingresso nella UE dei Giapponesi prevedeva di passare attraverso i porti di Anversa e Zeebrugge, in Belgio, e di Barcellona, in Spagna: le auto dirette nello United Kingdom giungevano in blocco nel porto di Zeebrugge, per poi essere smistate, mentre dallo stesso hub erano inviate anche le produzioni francesi in uscita verso il Canale della Manica.

Adesso, per ovviare ai ritardi che vessano la tratta marittima Giappone-EU, Mazda ha deciso di mandare le vetture direttamente nello UK, eleggendo un quarto porto europeo per i suoi sbarchi, quello di Bristol.

 

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Una nuova infrastruttura a Bristol

Quindi il Port of Bristol si prepara a ricevere stabilmente le spedizioni del produttore automobilistico: la prima nave cargo ha sbarcato più di duemila auto, ma il regime normale parla di una consegna ogni 10 giorni da circa 1.200 vetture.

In prossimità delle infrastrutture portuali della città britannica Mazda ha inaugurato una nuova sede per ricevere, stoccare e preparare le vetture alla consegna definitiva, con una capacità di circa 8mila vetture contemporaneamente ospitate.

Di fatto, un’opportunità per lo scalo di Bristol, così come il ridisegnarsi delle rotte porterà nuove prospettive di sviluppo e di impiego ad altri porti europei; Mazda non è infatti l’unica Casa automobilistica a scontare sulla propria pelle le difficoltà legate allo shipping, dunque è lecito aspettarsi un riassetto generale della rete distributiva.

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