Piano italiano per l’idrogeno da trazione, rischio ridimensionamento

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La coraggiosa scelta italiana di sostenere con i fondi del Pnrr lo sviluppo dell’idrogeno per la trazione del traffico pesante segna il passo tra ritardi e incomprensioni e rischia il ridimensionamento

La scelta di incentivare lo sviluppo dell’idrogeno quale strumento utile per accelerare sulla transizione energetica e limitare la dipendenza dal gas russo, è considerato uno dei punti qualificanti nelle strategie europee di diversificazione e ricerca di fonti di approvvigionamento alternative.

L’Italia vi ha aderito con uno stanziamento di 3,64 miliardi di euro nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), nella convinzione che le tecnologie per applicare l’idrogeno ai cosiddetti settori “hard to abate” e a quello della mobilità esistano ma necessitano di una richiesta importante da parte dell’industria per sollecitare il necessario miglioramento sia nell’efficienza che nei costi.

A questo scopo, l’impegno è quello di sviluppare una filiera dell’idrogeno italiana che ponga le condizioni per creare le indispensabili infrastrutture per produrre e trasportare l’idrogeno, agire sui costi, assicurare lo stoccaggio ed i rifornimenti.

Nell’ambito della generale strategia di decarbonizzazione, il settore dei trasporti, con particolare riferimento al trasporto merci su gomma a lungo raggio, ha un ruolo di rilievo.

Esso, si legge nello stesso Pnrr, è, infatti, uno dei segmenti più inquinanti nel settore dei trasporti, responsabile per circa il 5-10% delle emissioni complessive di CO2

La realizzazione di opportune stazioni di rifornimento da incentivare con uno specifico stanziamento di 230 milioni circa è stato, quindi, posto tra i primi obiettivi da raggiungere nel piano italiano.

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Ritardi e limitato interesse

Malgrado una accoglienza molto incoraggiante alla presentazione del Pnrr, al netto dei ritardi accumulati sul piano delle decisioni governative e su quello più strettamente burocratico legato alle incertezze autorizzative e regolatorie, le manifestazione di interesse, alla prova dei fatti, sono risultate limitate.

A fronte di un obiettivo minimo posto nel piano nazionale di 40 stazioni di rifornimento da realizzare sulle autostrade, nei pressi dei porti e dei terminal logistici, ad uso dei camion a lungo raggio, sono state presentate solo 35 proposte.

Un segnale non positivo di un interesse limitato da parte dei player del settore, probabilmente non ancora del tutto convinti delle possibilità di apertura del nuovo mercato in tempi brevi.

Fatto testimoniato anche dalla non disponibilità dei soggetti coinvolti ad allargare ulteriormente il proprio impegno per coprire il gap necessario per raggiungere l’obiettivo del numero minimo di infrastrutture richiesto.

Emerge poi un ulteriore problema legato all’ubicazione delle stazioni proposte. Esse, infatti, si collocano in maggioranza assoluta nel nord Italia; in particolare delle prime dieci finanziate ben otto sono in Veneto e Lombardia, una soltanto nelle Puglie ed un’altra in Sardegna.

Pur accettando il concetto, certamente corretto, che le aree del nord sono quello di riferimento per le rotte dei camion per il trasporto delle merci a lunga percorrenza, il sud appare fortemente penalizzato e non viene rispettata la proporzionalità degli investimenti stabilita dal piano tra le diverse regioni del paese.

Un insieme di fattori che, secondo diverse fonti, potrebbe portare ad un ridimensionamento anche dello stanziamento finanziario all’Italia previsto per tale voce nel Pnrr.

 

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La situazione negli altri paesi

Molti paesi stanno esplorando le opportunità dell’idrogeno nel settore dei trasporti considerato un vettore energetico molto promettente, potendo essere prodotto da fonti rinnovabili e utilizzato senza emissione di carbonio.

Soprattutto negli Stati Uniti sta guadagnando interesse e supporto, grazie anche all’amministrazione Biden che ha annunciato investimenti significativi per la ricerca e lo sviluppo nonché per l’espansione dell’infrastruttura dell’idrogeno.

La California è uno stato leader negli Stati Uniti per lo sviluppo delle infrastrutture per l’idrogeno. Il programma California Fuel Cell Partnership ha supportato la costruzione di una rete di stazioni di rifornimento di idrogeno nel territorio dello stato per servire veicoli a celle a combustibile.

Altre aree, come il Nord-ovest del Pacifico e il Nord-est degli Stati Uniti, stanno anche sviluppando infrastrutture per l’idrogeno e promuovendo l’adozione di veicoli a celle a combustibile.

Anche in Europa ci sono stati importanti progressi nello sviluppo delle infrastrutture per l’idrogeno. Molti paesi europei hanno elaborato piani nazionali e regionali per creare una rete di stazioni di rifornimento di idrogeno e sviluppare infrastrutture per la produzione e la distribuzione dell’idrogeno verde.

La Germania sta facendo grandi investimenti nell’infrastruttura dell’idrogeno, con l’obiettivo di avere centinaia di stazioni di rifornimento di idrogeno entro il 2023.

L’Olanda sta implementando una rete di stazioni di rifornimento di idrogeno su tutto il territorio nazionale, mentre la Danimarca sta creando una rete di stazioni di rifornimento lungo le principali arterie stradali.

Altri paesi come la Francia, il Regno Unito e la Norvegia stanno anche sviluppando infrastrutture per l’idrogeno, sia per i trasporti su strada che per altre modalità di trasporto come treni e navi.

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