Quale futuro per la blockchain nella logistica?

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Lanciata con grandi promesse di risolvere problemi di trasparenza e tracciabilitĂ  delle transazioni nelle supply chain senza ricorso a terze parti, la tecnologia blockchain sembra essere giunta a un punto morto e suscita riflessioni sul suo futuro

Negli ultimi anni numerose sono state le tecnologie introdotte o sperimentate a supporto del processo di digitalizzazione delle catene di approvvigionamento.

I forti stimoli a modernizzare l’intero processo ed a trovare idonee modalità di gestione per rispondere ad una realtà fortemente in cambiamento e ad una richiesta di maggior agilità e rapidità imposta da nuovi modelli di consumo, ha portato a esplorare l’intera gamma delle opportunità offerte dal mondo digitale.

L’adozione della blockchain, nata nell’ambito delle criptovalute e traslata in quello delle applicazioni industriali, si inserisce in questo particolare momento di fermento e di ricerca di soluzioni alternative a quelle tradizionali.

Oggi, come testimoniano opinionisti e operatori di settore, la tecnologia sta suscitando piĂą di una perplessitĂ  sulla effettiva possibilitĂ  di mantenere le promesse di rivoluzionare le catene di approvvigionamento apportando quel contributo atteso di maggior trasparenza e tracciabilitĂ  delle transazioni senza ricorso a terze parti.

L’osservazione nasce dal fatto che, malgrado i numerosi annunci di sperimentazioni pronte a prendere il via, quasi nessuna è stata implementata su larga scala e le difficoltà, peraltro palesate sin dall’inizio, sembrano permanere o addirittura prendere il sopravvento.

Gli ostacoli maggiori, infatti, erano e restano quelli di dover coinvolgere una molteplicitĂ  di soggetti eterogenei e del continuo flusso di dati documentali in assenza di protocolli collaudati e standard ben definiti.

Per superarli si sono alimentati una grande serie di progetti pilota ma sono state disattese le implementazioni di quelli che potevano, per contenuti e dimensioni delle aziende partecipanti, promuovere il vero salto di qualitĂ .

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Trasparenza e tracciabilitĂ 

La prima attività nell’ambito della logistica richiesta alla blockchain è stata quella di rappresentare una alternativa alle diverse forme di gestione di libri mastri delle transazioni da parte di banche dati ed ai registri gestiti e centralizzati da pubbliche amministrazioni, banche, assicurazioni, istituzioni, intermediari.

Il valore aggiunto era la completa trasparenza, affidabilitĂ  e tracciabilitĂ  delle merci promesso dalla nuova tecnologia unitamente a indubbi vantaggi di sicurezza.

Stando però ai risultati fin qui conseguiti, il maggior progetto di tracciabilità lanciato alcuni anni fa nell’ambito del Food Trust, con il coinvolgimento dei maggior operatori alimentari globali e l’utilizzo di soluzioni blockchain sviluppate da IBM, non ha avuto seguito.

Anche se non ufficialmente, gli sviluppatori sembra abbiano ammesso che le aspettative per la blockchain applicata alle supply chain in questione si erano rivelate troppo alte.

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Contratti intelligenti

La seconda attività posta all’attenzione delle capacità della blockchain è stata una applicazione chiamata “contratti intelligenti”.

Essa si basa sulla possibilitĂ  di attivare, per ogni movimento tracciato nella blockchain, transazioni automatiche senza alcun intervento umano con vantaggi in termini di rapiditĂ  di risposta e possibilitĂ  di snellire la grande mole di documentazione richiesta nelle spedizioni internazionali per soddisfare lettere di credito, dichiarazioni doganali e passaggi di proprietĂ .

Inoltre, non esistendo un’istituzione centrale che sia un interlocutore credibile di tutti gli attori in gioco, la blockchain era l’ideale per automatizzare e fluidificare operazioni altrimenti lunghe e dispersive.

Anche in questo caso, però, l’annunciato lancio del progetto TradeLens, frutto di una joint venture tra Maersk e IBM per l’utilizzo dell’applicazione, dopo l’iniziale coinvolgimento di vettori, autorità portuali e broker si è arenato tra mille ostacoli procedurali sino alla liquidazione della joint venture più di recente.

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Quale futuro?

Uno studio di Capgemini di alcuni anni fa, sanciva che solo il 3% delle iniziative di blockchain applicate alle supply chain potevano effettivamente considerarsi implementate su larga scala.

Sembrerebbe evidente quindi che le prospettive di questa tecnologia siano destinate a ridimensionarsi in attesa, a tempi piĂą lunghi, che essa maturi e, soprattutto, cambi la mentalitĂ  dei tanti soggetti che sono coinvolti in ogni singola applicazione.

Ciò non toglie che essa possa trovare utilizzo in altri settori come quello del factoring commerciale in cui è ben presente la necessità di tracciare i movimenti finanziari con la possibilità di effettuare transazioni senza intermediari bancari ed evitando il rischio che lo stesso movimento sia duplicato.

Per le potenzialità offerte dalla tecnologia blockchain, le sperimentazioni continueranno anche nell’ambito delle catene di approvvigionamento, in particolare dei prodotti digitali, dagli e-book ai prodotti del metaverso che costituiscono una importante finestra sul futuro.

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