RFID nel settore ospedaliero, si allarga l’uso della tecnologia PJM

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Standard nel servizio sanitario australiano, trova applicazione in Italia nella gestione delle protesi ortopediche

La logistica sanitaria è il campo di applicazione ideale per una tecnologia che ben si adatta ai grandi numeri, alle piccole dimensioni ed al valore elevato dei beni da movimentare: si tratta della tecnologia RFID HF, nata proprio per rendere efficienti i processi logistici legati ai piccoli oggetti di grande valore presenti in quantità.

Tra le sue branche, una è denominata PJM, Phase Jitter Modulation, ed è stata sviluppata proprio per l’applicazione all campo appena descritto: impostasi come standard in Australia per il settore sanitario, inizia ora a diffondersi anche in Italia proprio per la gestione dei materiali necessari agli interventi di protesi ortopedica.

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RFID HF e PJM: vantaggi e applicazioni

La tecnologia PJM è una tecnologia RFID HF (High Frequency – elevata frequenza 13,56 Mhz), le cui principali caratteristiche sono la velocità e la precisione di lettura, garantite a prescindere dalla distanza fra un trasponder e l’altro e dall’orientamento degli stessi.

Il primo paese a utilizzarla in modo significativo è stato l’Australia, dove è stata scelta dagli ospedali per gestire i processi di accettazione e di reso dei materiali necessari per gli interventi di protesi ortopedica. Con gli anni si è imposto come “standard de facto” del settore sanitario del paese, e i produttori di protesi hanno potuto apprezzare i vantaggi di questa tecnologia RFID, che migliora l’efficienza di un processo logistico particolarmente complesso ed è in grado di gestire anche il rientro di materiali non utilizzati: non è possibile, infatti, definire in anticipo le caratteristiche di tutti gli elementi che saranno impiantati sul paziente. Solo il 10% dei pezzi forniti, circa un centinaio, è effettivamente utilizzato: i restanti sono restituiti al produttore che deve attivare un processo di “reverse logistics”, logistica di ritorno, particolarmente oneroso in quanto si tratta di centinaia di piccoli pezzi da identificare e far rientrare in magazzino.

E’ un’applicazione nella quale la tecnologia RFID convenzionale ha alcuni limiti che rallentano notevolmente il processo, PJM invece, che permette la lettura massiva di etichette molto vicine posizionate in modo casuale ed è compatibile con   le tecniche di sterilizzazione a raggi X, Gamma o E.beam, ottimizza i tempi in modo significativo.

 

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Il brevetto e le differenze con RFID standard

SATO detiene il brevetto della tecnologia PJM, sviluppata da ricercatori australiani oggi parte del gruppo di Ricerca e Sviluppo dell’azienda, ed è l’unico fornitore che produce tutti i componenti necessari al suo utilizzo: stampanti, lettori ed etichette. PJM è conforme al cento per cento con lo standard ISO 18000 – 3 Mode 2, i tag PJM hanno una velocità di trasferimento dati di 424 kbit al secondo e una velocità massima effettiva di risposta di 848 kbit. Sono inoltre dotati di un sistema anticollisione esclusivo che permette ai lettori di leggere fino a 32.000 cartellini simultaneamente. 

A differenza della tecnologia RFID standard, il campo di lettura PJM è tridimensionale. Grazie a questa particolarità operativa, i tag vengono letti senza errori a prescindere da orientamento e posizione. Ciò significa che non è necessario predisporre accuratamente le merci etichettate prima di posizionarle nel lettore a tunnel. SATO arriva addirittura a garantire una precisione del 100% anche in caso di tag letteralmente sovrapposti l’uno all’altro.

«L’affermarsi della tecnologia PJM in Italia è molto importante perché ci dà modo di confermare il posizionamento di SATO come azienda all’avanguardia nella tracciabilità di merci di qualunque tipo e valore, fra cui quelle ad elevato valore come ad esempio il settore sanitario, nel quale i vantaggi sono significativi oltre che per gli ospedali, per i fornitori. Un’altra applicazione interessante alla quale SATO sta lavorando è la tracciabilità delle sacche di sangue, PJM è infatti compatibile al cento per cento con le linee guida definite dalla Società Internazionale di Trasfusioni di Sangue (ISBT- International Society of Blood Transfusion)», afferma Simone Bizzarri, Project Manager per SATO Italia.

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