Rincaro dei beni alimentari, le reazioni dell’industria del food

Condividi
I network di distribuzione di ingredienti-base si interrogano sulle reali cause dell’aumento dei prezzi

È già abbastanza eloquente il titolo dello studio che TraceGrains, una piattaforma che opera come network di fornitura di ingredienti alla base della filiera alimentare statunitense, ha pubblicato per fare luce sulla catena di rincari di cui il settore del food è vittima.

«2022 State of Supply Chain Disruption Report», con l’uso di quel termine, ‘disruption’, dice molto di come la catena di approvvigionamento sia considerata ormai inaffidabile e disgregata.

Le 300 aziende intervistate, sebbene appartenenti al continente americano, fotografano una realtà che in un mondo globalizzato è piuttosto generalizzabile, con ricadute sui consumatori per via dei problemi alla base dei rincari e delle relative scelte di gestione da parte dei brand.

Leggi anche:
Distribuzione alimentare, un modello da ripensare

Supply Chain impazzita

Va bene, il primo punto alla base dei rincari è sempre lei, la solita Supply Chain che una volta funzionava a meraviglia e che, tra pandemia, crisi delle materie prime, inflazione e guerra è totalmente andata sbriciolandosi nei suoi assunti di base.

Di fatto, gli ingredienti costano di più e di alcuni le disponibilità sono inferiori che in passato. Da qui partono le conseguenze che sono visibili a tutti: l’aumento dei costi costringe i produttori ad intraprendere due strade possibili: modificare le ricette dei propri prodotti oppure cercare nuove formule e dare vita a nuove proposte commerciali.

 

Leggi anche:
Il delivery food flirta con la grande distribuzione

 

Difendersi o contrattaccare?

Qui lo studio evidenzia un netto spartiacque: ci sono aziende che assumono un atteggiamento difensivo e conservativo, altre che reagiscono in modo intraprendente, andando in contropiede.

Le prime, a fronte dell’aumento dei costi di produzione, tagliano investimenti in Ricerca e Sviluppo, puntando a trovare dei surrogati pur di modificare le ricette al minimo e mantenere un prodotto in linea. Le seconde, invece, puntano proprio su R&D, cambiando strategia e cercando nuove soluzioni.

 

Conseguenze comuni

In pratica, quanto riportato da TraceGrains ha un valore molto generale. Che le aziende abbiano scelto di sviluppare nuovi prodotti per sostituire quelli non più profittevoli o che abbiano solo modificato le proprie ricette, tutte stanno pagando i rincari e le assenze di ingredienti come olio di semi di girasole, stevia e soprattutto grano.

Nel 90% dei casi, l’impatto di queste carenze ha ridisegnato il modo in cui le aziende fanno business, con un 35% di esse che si è vista costretta a modificare oltre 20 prodotti ed un altro 25% dai 6 ai 20.

Il 65% delle aziende si è vista costretta ad alzare i prezzi negli ultimi due anni, entro il 50% ha interrotto determinate produzioni ed il 45% non è riuscito a soddisfare la domanda.

 

Leggi anche:
Caro energia: i grossisti del fresh food fanno i conti

 

Innovazione vs conservazione

Curioso il fatto che il 35% del campione abbia dichiarato di aver tagliato la spesa relativa alla ricerca, contro un 36% che invece si è affidata proprio allo sviluppo di nuove soluzioni.

La crisi degli ultimi due anni e la situazione di incertezza globale che si profila per i prossimi anni fa dire al 69% delle aziende che espanderà il proprio network di fornitori, mentre un quarto di esse riscalerà la base dei propri approvvigionamenti per venire incontro alle esigenze del periodo.

Molte anche le aziende che si dicono intenzionate ad interrompere alcuni tipi di produzioni.

Si tratta di reazioni per lo più conservative, che però non possono bastare per reggere la trasformazione del mercato. Quelle aziende che hanno il coraggio di innovare, malgrado le difficoltà, stanno trasformando un problema in un’opportunità: quella di evolvere i propri modelli di business, di modernizzare i propri processi e di posizionarsi in modo da mitigare l’impatto dei nuovi fenomeni distruttivi.

Un qualcosa che va ben oltre il semplice lavoro sulle ricette e sui singoli prodotti.

Tag:
Fonte: scmr.com

Ti potrebbero interessare