Con la consueta ricchezza di dati ed analisi, Fedespedi, l’associazione degli spedizionieri italiani, ha pubblicato il suo 20° quadrimestrale di informazione economica “Fedespedi Economic Outlook” che analizza lo stato e le tendenze dello shipping internazionale e del traffico cargo aereo nell’attuale contesto macroeconomico.
Lo studio analizza il quadro congiunturale internazionale su cui incidono negativamente il perdurare del conflitto tra Russia e Ucraina e le ripercussioni delle sanzioni adottate dai paesi occidentali, in particolare appartenenti alla Comunità Europea.
Conflitto che ha agito da amplificatore anche della crisi energetica che crea, per la grande volatilità delle sue conseguenze, un clima di forte incertezza nei consumatori che si trovano a scontare anche gli effetti di una ripresa dell’inflazione come non si vedeva da molti anni, sia in Europa che negli Stati Uniti.
Tutti elementi che appaiono tra loro concatenati e generano timori e paure, più o meno profonde in funzione anche del particolare settore di attività, ma che comunque hanno spinto la Banca Centrale Europea a confermare per il 2022 una crescita in termini reali del 3,1%, grazie al positivo andamento della prima parte dell’anno, salvo prevedere una netta inversione di tendenza l’anno prossimo con un risicato +0,9%.
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Lo scenario italiano
In questo contesto, l’Italia nei primi otto mesi del corrente anno ha visto crescere la produzione industriale complessivamente dell’1,4% rispetto all’analogo periodo del precedente anno, anche se segnali di un rallentamento si erano già evidenziati a metà anno.
Un ruolo determinante lo ha giocato lo straordinario aumento dell’inflazione, particolarmente aggressiva nel nostro paese, che a settembre su base annua ha raggiunto l’8,9%, un livello che riporta agli anni 80 ed a cui non si era più abituati da tempo.
Il dato è ancor più allarmante ove si consideri che l’ultima rilevazione Istat di pochi giorni fa, indica un ulteriore accelerazione dell’indice dei prezzi al consumo che nel mese di ottobre 2022 ha raggiunto l’11,8% su base annua.
Le cause risiedono principalmente nel consistente incremento dei prezzi dei beni energetici passati da +44,6% di settembre a +71,1% di ottobre. Aumento che amplia il differenziale inflazionistico con l’area euro dove, mediamente, i prezzi dei beni energetici stanno incidendo meno.
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La blue economy
Il quadro macroeconomico descritto è in massima parte responsabile della flessione dell’1,6% registrata per il traffico container a livello mondo nei primi otto mesi del 2022, valore che si prevede si discosterà poco dalla chiusura di fine anno.
Un analisi più approfondita della sua composizione, rivela però il netto miglioramento dell’affidabilità dei servizi via mare testimoniato dal ritardo medio sceso da 7,9 a 5,6 giorni con conseguente maggior rispetto dei tempi di arrivo programmati.
Da rilevare positivamente anche la discesa continua da febbraio 2022 dei noli dei container rispetto all’andamento dell’anno precedente.
I porti italiani, con riferimento al primo semestre 2022, hanno però mostrato una maggiore reattività sia nei confronti degli altri porti del Mediterraneo che, soprattutto, del Nord Europa.
Negli scali italiani, infatti, il traffico container ha manifestato una crescita del 7%, con la sola eccezione di Genova (-1,7%), La Spezia (-3,9%) e Salerno (-12,4%).
Per contro i porti del Mediterraneo pur movimentando 15,4 milioni di Teu, hanno segnato una flessione dell’1,2% rispetto al primo semestre 2021, accusando principalmente i risultati negativi di Valencia (-6,2%), Pireo CT (-9,6%) e Mersin (-5,1%).
In forte riduzione anche i traffici marittimi del Nord Europa con una caduta del 3,8% pari a 22,7 milioni di Teu movimentati in meno, la cui causa è da ascrivere proprio ai contraccolpi del conflitto in Ucraina.
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Traffico merci aereo
La complessità del quadro economico risulta determinante anche per il traffico aereo cargo che sconta anche il caro carburante che in un solo anno ha registrato una crescita del 64,7%.
Fattore, quest’ultimo, che ha contribuito a indebolire ulteriormente la domanda di questa tipologia di vettore, attestata dal calo del traffico (espresso in CTK, cargo tonnellate-chilometri) subito ad agosto che ha raggiunto -8,3% su base annua rispetto allo stesso periodo del 2021.
Il dato segue il risultato ugualmente negativo del mese di luglio che aveva registrato una flessione, sempre su base annua, del -9,7%.
In controtendenza l’andamento degli scali nazionali che crescono invece del 4,4% nei primi otto mesi dell’anno e contrappongono ad una sostanziale stabilità di Milano, che rappresenta il 66,5% del traffico nazionale, una forte crescita di Roma FCO che segna nello stesso periodo +34,8%.
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Le sfide di domani
Lo studio di Fedespedi evidenzia, quindi, un quadro dei trasporti internazionali con luci ed ombre, queste ultime rappresentate, in larga misura, dalla forte riduzione dei traffici internazionali per il susseguirsi, negli ultimi due anni, di eventi negativi e fortemente impattanti sul settore dello shipping e del cargo aereo.
Non a caso a soffrirne maggiormente sono stati i grandi porti del Nord Europa dove è più forte la dipendenza dalla rotta asiatica.
In qualche misura, il ragionamento inverso vale per alcuni scali italiani che stanno approfittando di una maggiore regionalizzazione.
E’ indubbio, però, che a fare la differenza, in un domani ormai prossimo e con il perdurare delle tensioni economiche, sarà la capacità di offrire servizi aggiuntivi e più qualificati.
In questo contesto, la logistica e le attività ad essa collegate, reciteranno un ruolo determinante nel proporsi come solutori di problemi di efficienza, nella capacità d’offerta di collegamenti internazionali e di intermodalità con altri vettori quali il trasporto su rotaia o su gomma.
Tutte sfide che gli scali italiani devono cercare di vincere sul piano sia dell’innovazione, che della disponibilità ad investire in adeguate infrastrutture.