Sportello Unico doganale, spedizionieri e trasportatori in attesa

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Pronto il Decreto che snellisce i controlli documentali e doganali sulle merci: si chiamerà Sudoco, ma di enigmistico dovrà avere poco

L’assonanza con Sudoku, il celebre gioco logico-matematico è smaccata e potrebbe forse intimorire chi vi si avvicina: il Sudoco, invece, ossia la sigla che identifica lo Sportello Unico doganale, avrà il compito di facilitare la vita al settore logistico e dei trasporti che opera in dogana.

Di enigmistico c’è infatti la sovrapposizione, andata in scena sino ad adesso, di ben 18 diversi enti  controllori, con tutta la ridondante produzione documentale che ne consegue: un classico esempio di burocrazia all’italiana, con una modulistica frammentata e ripetitiva, spesso per dichiarare le stesse informazioni, solo a destinatari diversi.  

Adesso si dovrebbe cambiare passo: è infatti stato varato il Decreto che, dopo anni di attesa, riunifica i controlli doganali nel Sudoco, sotto l’egida unica dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli o ADM.

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Un’attesa lunga 19 anni

Era l’ormai lontano 2003 quando lo ‘sportello unico doganale’ fece la sua comparsa tra le prescrizioni di legge italiche: nel frattempo la catena normativa ha prodotto anche – nel 2016 – un D. Lgs, il 169/2016, che ne regola il coordinamento tra le differenti PA, ma mai l’attuazione.

Varato il Decreto, si attende solo la firma del capo dello Stato, la quale non porrà del tutto fine all’iter: Sudoco, per entrare a regime, impiegherà ancora anni, dato che le pubbliche amministrazioni coinvolte dovranno uniformarsi e che l’ADM dovrà produrre un portale telematico che consenta il dialogo documentale tra tutte le parti in causa.

 

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Una elefantiasi da 30 miliardi l’anno

Già, le parti in causa: Ivano Russo, Direttore Generale di Confetra, in una recente intervista faceva il punto della situazione in quanto a vessazioni imposte a spedizionieri e trasportatori: a livello portuale gli enti controllori sono 17, cui fanno capo 133 procedimenti; ma è sula totalità della catena logistica che l’elefantiasi burocratica da il meglio di sé, coinvolgendo 26 uffici diversi e richiedendo di produrre i documenti necessari a superare la bellezza di 440 controlli.

Tanto per fare i conti, il tutto si traduce in 30 miliardi di mancato guadagno imputabili alle lungaggini burocratiche che si sommano ai deficit infrastrutturali con i porti del Nord Europa.

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Primato europeo

Una così vasta giungla di adempimenti è un primato tutto nostro: l’Europa si è da tempo uniformata a due principi regolatori, il ‘once only’ e il ‘single window.

Il primo dei due esprime il concetto che le informazioni sulle merci vengono trasmesse una volta soltanto, sia in caso di entrata che di uscita, mentre il secondo interviene sul punto di interlocuzione, garantendo che si tratti di un’interfaccia unica.

Molti Paesi della UE utilizzano da anni un sistema che permette controlli simultanei in un solo momento ed in un solo luogo: da un certo punto di vista, è come se l’Italia si fosse mantenuta a parte, segregando la circolazione delle merci in entrata ed uscita in un regime che somiglia al caos burocratico provocato dalla Brexit; salvo che lì, per lo meno, parliamo di una nazione al di fuori dell’Unione.

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