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Brexit, dal primo gennaio si fa sul serio: nuovi contraccolpi per la Supply Chain?

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Il 2021 è stato un anno transitorio, è dal 2022 che la frontiera UK-UE entra a pieno regime: ecco cosa cambia per le merci in transito

A qualcuno degli operatori logistici internazionali abituati a lavorare sulla tratta che da Calais, in Francia, conduce all’ingresso dell’Eurotunnel sotto La Manica potrebbero drizzarsi i capelli a sentir dire che la Brexit non ha ancora fatto sul serio.

Lasciata in disparte dalla preponderanza della crisi portata dalla pandemia da Covid-19, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea rappresentava una delle maggiori incognite per il futuro delle transazioni economiche e del transito di merci da e per l’Europa.

Capodanno non sarà però soltanto l’inizio del nuovo anno, ma anche il termine di quello transitorio tra l’uscita formale dello UK dalla UE e la completa entrata in vigore di tutte le regole che governeranno le frontiere britanniche.

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Un anno di disagi 

L’incipit dell’articolo si riferisce al fatto che il 2021, pur essendo stato un periodo di passaggio ‘morbido’ dalla libera circolazione comunitaria alla re-istituzione della frontiera britannica, non è stato un anno gradevole per chi lavora nell’import-export con Londra.

Abbandonando l’Unione Europea, il Regno Unito ha infatti lasciato anche la EU Customs Union, rendendo necessaria l’entrata in vigore di una normativa provvisoria che coprisse il 2021, conducendo lo scambio delle merci verso il definitivo ripristino dei controlli e delle formalità doganali.

Pur essendo una versione ‘light’, i disagi non sono mancati, con un inizio 2021 all’insegna della confusione in merito alle documentazioni da produrre, code e congestioni che hanno avuto ripercussioni sulla distribuzione e la disponibilità di svariate merci nel Regno Unito ed un ricarico compensativo applicato agli stessi beni trasportati.

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Dal 1° Gennaio 2022 si fa sul serio

Il bello deve ancora venire: il primo Gennaio 2022 il periodo transitorio – quello ‘morbido’, per così dire – finisce ed entra in vigore il vero apparato burocratico di frontiera.

Finora gli Staged Customs Controls (o SCCs) avevano tutto sommato permesso una circolazione delle merci simile a quella pre-Brexit, limitando la burocrazia. 

Dal 2022 sarà necessario adeguarsi ad un sistema che prevede una custom declaration, ossia una dichiarazione riguardo le merci da parte dell’importatore-esportatore, ed una custom clearance, ossia un’autorizzazione congruente.

Nel periodo transitorio, custom declaration e custom clearance potevano essere portate a termine anche dopo aver valicato il confine, influenzando quindi minimamente le tempistiche di viaggio. Dal primo Gennaio le due pratiche dovranno sincronizzarsi alla perfezione ed essere pronte all’atto del superamento della barriera doganale, pena il fermo della merce. Dunque la puntualità nel presentare la dichiarazione farà la differenza.

In aggiunta a ciò, Londra introdurrà nell’arco del 2022 una serie di nuovi controlli sanitari e fitosanitari, in particolare sulle importazioni di prodotti di origine animale: anche questi porteranno ad un incremento della burocrazia che le merci dovranno portare con sé.

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Potenziali ripercussioni sulla Supply Chain

Inutile dire che, per quanto sia lecito aspettarsi un anno di assestamento da entrambe le parti, sia per quanto riguarda l’ente doganale, sia per quanto concerne gli operatori logistici, è atteso un periodo iniziale difficile per le aziende che operano a cavallo tra UE e UK.

Ulteriori congestioni dei porti e code di tir in ingresso verso il Regno Unito sono il minimo che ci si possa immaginare, con le conseguenti ricadute sul prezzo delle merci ai consumatori, che assorbirà il margine dovuto ai ritardi nelle consegne.

 

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Prepararsi è vitale

Tuttavia la logistica può fare qualcosa per non farsi cogliere di sorpresa. Certo, esattamente come nel corso del 2021, molte aziende si prepareranno come potranno, in base alle proprie forze, al cambiamento.

Durante il periodo transitorio più voci si sono levate per descrivere una situazione confusa e, sovente, l’impossibilità da parte di molti operatori a dotarsi degli strumenti richiesti: non a caso sono nati servizi di sdoganamento merce appositamente dedicati alla frontiera inglese.

Resta che la prima cosa da fare è informarsi correttamente. A seconda di che cosa si trasporta è fondamentale conoscere esattamente quali documenti devono accompagnare la merce e a quale tipo di controlli essa sarà sottoposta.

Certificati sanitari, licenze per l’import-export, attestazioni sull’origine dei prodotti e, in primis, la corrispondenza dei codici associati al trasporto.

Servirà del tempo perché il sistema entri a regime e necessariamente ci saranno degli aggiustamenti in corsa: il 2022 inizierà in salita per l’export verso lo UK, ma il 2021 potrebbe essere stato un buon allenamento.

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