Squid Game ed Halloween, la terribile notte delle scorte

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Squid Game - Screenshot via NetFlix Official
La coperta corta delle scorte, i black-out in Cina e le mode del momento evidenziano la situazione critica della catena di approvvigionamento

Halloween, la festa pagana di origine celtica divenuta mondiale, oltre ad esorcizzare le ancestrali paure con le sue macabre celebrazioni, quest’anno si è preannunciata come una ‘terribile falce’ pronta ad abbattersi sulla Supply Chain globale.

Niente peggio di un fenomeno di moda simultaneo in tutto l’Occidente si poteva augurare, infatti, ad una catena di approvvigionamento duramente provata dall’ultimo anno e mezzo di interruzioni.

Halloween, in combinazione, come vedremo, con Squid Game, hanno rappresentato un vero incubo per la distribuzione mondiale, ma rappresentano ancora una volta uno spunto di riflessione sulla struttura stessa di questo sistema, che sembra incapace di uscire dal suo ruolo di gigante dai piedi d’argilla.

Squid Game – Screenshot via NetFlix Official
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Halloween e Squid Game, la combo terribile

La critica più comune rivolta ad Halloween è di aver perso la sua originale caratteristica di festa per esorcizzare la paura della morte – per altro presente sotto diversi nomi un po’ in tutte le culture – divenendo un mero pretesto per fare festa, fagocitato dal marketing.

Detto questo, è indiscutibilmente una celebrazione consumistica e, pertanto, porta con sé un picco di domande in determinati settori: uno su tutti, quello dei costumi e dei travestimenti.

Naturalmente esistono degli evergreen come la maschera del film Scream, ma, ovviamente, ogni anno ha i suoi fenomeni transitori: il 2021, caso vuole, vede sulla cresta dell’onda proprio una serie tv a base di torture psicologiche e truci eliminazioni fisiche come Squid Game, che con Halloween fa perfettamente il paio.

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Tremate, le scorte son finite

Dunque, che in vista delle festività più sentite vengano lanciate delle mode o che il cinema cerchi di cavalcare l’onda per ottenere dei successi d’incasso è storia vecchia; quel che non si era mai verificato è che tutto ciò avvenisse in un momento di eccezionale fragilità di tutto l’ingranaggio che sta alle spalle dello stile di vita Occidentale.

Per supportare una moda, per quanto passeggera sia, occorre rispondere al picco di domanda su quel determinato prodotto in maniera praticamente istantanea: la produzione si orienterà (o si sarà preventivamente preparata) verso la sua produzione e i canali di distribuzione moltiplicheranno gli sforzi per smaltire gli ordini.

Ed ecco dunque il problema: l’anomalo picco di domanda, per Halloween 2021, lo detiene il costume delle guardie che compaiono in Squid Game, seguito da quello dei partecipanti al gioco mortale. Si tratta di prodotti tessili, tute da ginnastica: a questo punto la coperta corta della Supply Chain entra in gioco.

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Un corto circuito tutto asiatico

Con oltre 100 milioni di visualizzazioni su scala mondiale e il primo posto nella classifica delle serie Netflix più viste di sempre in un centinaio di nazioni, che Squid Game, la serie tra lo psicologico, il macabro ed il thriller frutto dell’immaginazione del sudcoreano Hwang Dong-Hyuk, sarebbe divenuta una ‘bomba’ pronta ad esplodere in tempo per Halloween non era certo cosa imprevista. Anche le tempistiche sono state perfette, con il lancio della serie sulla piattaforma video in settembre e l’ultimo episodio giusto entro la fine di ottobre.

Squid Game ha ottenuto un successo fenomenale da subito, già ad inizio ottobre mostrava numeri da record, con ripercussioni proporzionali su tutto ciò che la riguarda: in condizioni normali, Halloween sarebbe stata l’occasione perfetta per ‘spremere il limone’ sino all’ultima goccia.

Peccato che, contemporaneamente, i fornitori della materia prima da sfruttare – ossia il costume dei protagonisti – non se la passassero al meglio e lo stesso valesse anche per lo stato di salute delle scorte nella Supply Chain.

Sia il settore tessile che la catena di subfornitura e distribuzione ad esso legata sono principalmente di marca cinese e, checché se ne dica, dopo la pandemia accusano ancora ritardi e vuoti d’aria.

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Un costume di Halloween può mettere in crisi la Supply Chain?

Purtroppo la risposta è sì. Qualsiasi picco di domanda può mettere in crisi la catena di approvvigionamento, soprattutto fintanto che il suo modello rimane legato, in buona sostanza, allo schema di un grande fornitore accentrato e di una produzione ‘just in time’.

L’assenza di scorte e di canali di distributizione alternativi continua a comportarsi come un domino, provocando colli di bottiglia pronti a strozzare adesso un prodotto, adesso un altro; e, finché si parla di un costume, pazienza, ben diverso è quando si tratta di un bene necessario.

Questa volta, a far sì che divenissero irreperibili le caratteristiche tute di Squid Game, ben prima del 31 ottobre, è stata l’assenza di scorte per le taglie più comuni, cosa cui hanno ovviato solo i giganti dell’eCommerce in virtù del loro appoggiarsi ad una miriade di rivenditori.

Di fatto, però, in situazioni come questa l’eCommerce non fa che cannibalizzare i canali di vendita fisici, dando solo l’illusione di avere sempre una risposta per tutti; lo testimoniano anche i tempi di consegna, superiori ai 10-12 giorni su alcune piattaforme.

A questo giro della ruota, la principale causa del rallentamento della Supply Chain asiatica, dalla quale provengono la maggior parte dei prodotti tessili di largo consumo, è stata la serie di interruzioni di energia elettrica che hanno afflitto la Cina.

Black-out provocati alla contraddittoria politica energetica di Pechino, che ha prima chiesto di tagliare l’utilizzo di carbone per mostrarsi più ‘green’, per poi accorgersi che senza di esso le sue centrali non sono in grado di erogare i gigawatt necessari all’industria.

C’è da chiedersi quanto sia conveniente che l’intera catena di fornitura mondiale dipenda dalle scelte interne di una singola nazione.

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