Il mare è in tempesta economica? Il settore dello shipping containerizzato sta navigando in acque turbolente, con un rialzo delle tariffe spot che evoca i giorni della pandemia. Eppure la situazione pareva decisamente migliorata, capovolgimenti geopolitici a parte.
A maggio 2024, l’indice World Container Index (WCI) di Drewry ha però registrato un incremento del 16%, segnando un trend in crescita che ha portato le tariffe a livelli che tornano ad essere paragonabili a quelli raggiunti durante la crisi sanitaria globale.
Questo fenomeno è stato certamente alimentato da una serie di cause, a partire dalla crisi del Mar Rosso e, negli ultimi mesi, ad un rafforzarsi della posizione russa in Ucraina, al sospetto doppiogiochismo cinese (Pechino prepara forse il terreno per riprendersi Taiwan una volta per tutte) e dal conseguente aumento della domanda per nuovi timori di interruzioni degli approvvigionamenti.
Indici e tariffe: l’onda lunga del caro-spedizioni
Gli indici di riferimento per il settore marittimo sono decisamente suscettibili e, difatti, hanno tutti mostrato significativi aumenti.
A metà maggio il WCI ha toccato i $4,072 per feu, mentre l’SCFI ha raggiunto 2,703.43 punti. Ciò significa che le rotte commerciali principali hanno visto aumenti considerevoli: da Shanghai a Rotterdam si è verificato un incremento del 20%, con tariffe che hanno raggiunto i $4,999 per container da 40 piedi; analogamente, le tariffe da Shanghai a Los Angeles sono cresciute del 18%, arrivando a $5,277 per feu.
Anche le rotte italiane non sono state risparmiate, con un aumento del 15% sulla tratta Genova-Shanghai, portando la tariffa a $5,494 per feu.
Alla radice dell’aumento:un puzzle di fattori
Dietro agli aumenti c’è una realtà a dir poco caleidoscopica.
Gli analisti di Maritime Strategies International (MSI) e altri esperti del settore hanno identificato diversi fattori nelle loro analisi pubbliche: le deviazioni del traffico marittimo dovute alla crisi geopolitica, una domanda più forte del previsto, ritardi causati dalle condizioni meteorologiche avverse e una serie di General Rate Increases (GRIs, ossia rialzi delle tariffe spot) applicate dai principali vettori marittimi.
Contro queste ultime si sono concentrate le critiche di una parte degli spedizionieri, che le ritengono strumentali, paragonandole ad alcune pratiche non proprio trasparenti occorse durante la pandemia.
Echi pandemici e prospettive future
Il parallelo con quanto accaduto durante il triennio pandemico è dunque inevitabile.
Non tutte le previsioni sono però negative o, per lo meno, dipende dal punto di vista: gli analisti di Jefferies e Alphaliner prevedono che i profitti dei vettori per il secondo trimestre supereranno le già solide cifre del primo trimestre, suggerendo quindi una fase di ripresa anche piuttosto robusta.
Allo stesso modo, c’è un cauto ottimismo che prevede un possibile rientro delle tariffe nei prossimi mesi, con Drewry che anticipa un allentamento del picco tariffe spot.
Lo scenario attuale dello shipping containerizzato si potrebbe definire un complesso intreccio di fattori economici e geopolitici, con un mercato che mostra al contempo resilienza e volatilità che ricordano i giorni della pandemia.
Gli operatori del settore osservano questi cambiamenti con attenzione, sperando in una stabilizzazione che possa portare a una navigazione più serena nei mesi a venire, ma stando all’erta per adattarsi a tutti i possibili cambiamenti.